Caso Ceccardi, Cascina lascia il segno anche nel Comprensorio

“Adesso non ci sono più scuse: il Pd non può più ignorare la voglia di cambiamento che c’è tra i cittadini”. Ilaria Parrella commenta così l’incredibile risultato elettorale di Cascina, con la leghista Ceccardi che conquista il secondo comune della provincia, a pochi passi dalla rossa Pisa nel cuore rosso della Toscana. “Adesso Santa Maria a Monte non è più la mosca bianca della provincia”, commenta Parrella con un tono di evidente soddisfazione.

“Santa Maria a Monte ha precorso i tempi”
La soddisfazione di chi sente di aver precorso i tempi e interpretato con anticipo le avvisaglie di un cambiamento in atto. “Il caso di Cascina – dice il primo cittadino di Santa Maria a Monte – ricorda un po’ quello che successe da noi. All’epoca il nostro fu considerato un caso unico e clamoroso da non ripetere. Invece era un avvisaglia: il Pd ormai non ha più la sicurezza di vincere. Senza il doppio turno non ci sarebbe stata storia, ma quando si dà al cittadino la possibilità di ripensare si sceglie sempre il cambiamento. Credo che adesso il Pd dovrebbe riflettere un po’ sul proprio modo di rapportarsi ai cittadini e agli alleati”. Secondo Parrella, però, non è da sottovalutare neppure il successo di tanti candidati al femminile: “Questi ballottaggi sono stati anche una vittoria delle donne – dice -. Un dato che io interpreto come un ulteriore segno di cambiamento che deve far riflettere non solo il Pd ma tutti i partiti”.

 Gli errori commessi
Parla di una “tragedia”, invece, il sindaco di Castelfranco Gabriele Toti, puntando il dito senza mezzi termini sui “tanti errori” che sono stati commessi. “Il segretario regionale e quello nazionale – afferma Toti – devono prendere atto di questo risultato e trarne le conseguenze. Ovunque hanno vinto le opposizioni, compresa Altopascio, a dimostrazione della volontà di dare un segnale di cambiamento. Noi, però, abbiamo commesso tanti errori”. Sotto accusa, secondo Toti, anche lo strumento delle primarie, che a Cascina avrebbe finito per indebolire Alessio Antonelli: “Scontiamo il fatto di non avere un partito forte – attacca il primo cittadino di Castelfranco -. Fare le primarie è stato sbagliato: se non si crede in un sindaco si candida qualcun altro, altrimenti lo si riconferma”. Da qui l’attacco alla segreteria, compresa quella nazionale: “Quando si perdono pezzi importanti di partito senza interrogarsi i risultati poi sono questi. A questo va aggiunta poi una crisi generale, con una situazione economica pesante sulla quale non riusciamo a dare delle risposte”.

I “panni sporchi” del Pd
“Servirà una riflessione e una discussione serena a tutti i livelli”, si limita a dire Giulia Deidda, presente ieri sera a Cascina per sostenere Antonelli. “Sicuramente qualche errore è stato fatto – aggiunge – anche se io i panni sporchi sono abituata a lavarli in casa. Auspico quindi una discussione a livello provinciale, anche perché Cascina è un comune importantissimo. Non possiamo sottovalutare questo risultato: è un elemento da registrare e da tenere in considerazione”.

“Troppe divisioni interne”
“Siamo tutti sorpresi e sconcertati”, risponde il sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini, per il quale il risultato di Cascina risente soprattutto di certe logiche a livello nazionale: “È chiaro che quando nel partito ci si divide mentre gli altri si coalizzano tutti contro il Pd – afferma – i risultati si ripercuotono anche nelle elezioni comunali. C’è stato sicuramente un voto di protesta: e questo mi dispiace, perché se il Paese sta ripartendo dopo anni di immobilismo è proprio grazie a Renzi. A Cascina, se è vero che c’erano delle avvisaglie, nessuno però si sarebbe aspettato un esito del genere. Adesso dobbiamo metterci tuti a un tavolo per capire bene cosa è successo”.
Sulla stessa linea la posizione del sindaco di Montopoli Giovanni Capecchi: “Quello che succede a livello nazionale si ripercuote a livello locale – dice -: se fra di noi ci dividiamo mentre dall’altra parte si coalizzano tutti contro il Pd, ai ballottaggi diventa facile perdere. Il risultato non rappresenta una bocciatura del modo di amministrare, ma risente purtroppo di queste logiche. Anche a Cascina la Lega Nord è riuscita a sfondare facendo leva proprio sulle nostre divisioni”.

Molti i punti su cui riflettere dopo i lcso cascina e le altre sconfitte toscane per tutti, dai cattolici fino agli ex comunisti
Per il parlamentare Paolo Fontanelli per comprendere le disfatte toscane come quella di Cascina bisogna fare un’analisi specifica: “C’è stata una tipologia di casi diversi ma che evidenziano limiti e errori di impostazione e di conduzione. Dalla vicenda di Grosseto a quella di Sesto Fiorentino, fino a quelle di Montevarchi e Sansepolcro e di Cascina. Tuttavia qualche domanda dobbiamo farcela anche sul piano dell’efficacia e della credibilità del nostro ruolo di governo in Toscana. Cominciano ad essere troppi i comuni di un certo peso che abbiamo perso: dopo Livorno, Arezzo, Viareggio, Grosseto, tanto da far dire al centrodestra che la musica è cambiata, soprattutto nella Toscana del Sud. E pure la portata della sconfitta di Sesto, avvenuta su forzature e scelte programmatiche ben definite, porta con se molti motivi di riflessione. Vi è indubbiamente, nel complesso, un problema di visione e di proposta che non può essere eluso”.
“Da noi, – continua Fontanelli – a Cascina e in Toscana, abbiamo messo insieme una serie di brucianti sconfitte. Tranne la sorpresa di Altopascio. Penso che il gruppo dirigente del PD debba aprire una seria discussione, a partire da una analisi puntuale del voto, quello del 5 e quello del 19 giugno. Una parte rilevante degli elettori della sinistra tradizionale non ci vota più, o meglio ha deciso di astenersi. Ciò significa semplicemente che non si riconoscono nella politica e nel modo di essere del PD e che vivono il tempo presente, segnato da una profonda crisi sociale, con grande disagio. Mentre, al contrario di quello che qualcuno pensava, non sono arrivati consensi nuovi dall’area moderata o comunque ipersensibile alle parole d’ordine sulla modernizzazione. Là modernità dell’immagine, della velocità, del decisionismo. Contestualmente sembra fortemente attenuata anche la capacità di indicare le differenze fra le diverse amministrazioni locali in termini di linee programmatiche, di progetti e di rappresentanza delle istanze sociali. Cosa che ha permesso a lungo al centrosinistra di presentare una credibilità più marcata nelle esperienze di governo locale”.
Per il consigliere regionale Andrea Pieroni invece bisogna rifelttere:”Non mi convince – dice – l’analisi per cui la sconfitta a Cascina sia stata causata dalle divisioni delle primarie. Le primarie non sono mai neutre e non lasciano il tempo che trovano, ma sono ancora uno strumento valido e prezioso. Serve responsabilità ed intelligenza nel loro uso, prima durante e dopo. Possono fare bene ( vedi Milano) possono fare male (vedi Grosseto) possono incidere ma molto, molto, molto relativamente vedi Cascina. Nel 2011 si tennero primarie ben più accese e combattute tra Antonelli (44 per cento), Cipolli (38 per cento) e (Catelani 18 per cento). Eppure Antonelli vinse al primo turno senza problemi con il 67%. Semmai fu a quel punto che qualche errore e’ stato fatto, non coinvolgendo e responsabilizzando un movimento di opinione e di persone che, intorno all’esperienza del “Cantiere Cascina” ed alla figura di Paolo Cipolli, aveva aggregato persone distanti dalla politica, raccolto idee e proposte utili al territorio ed alla comunità cascinese. Dobbiamo lavorare insieme per unire e coinvolgere, non per allontanare e dividere. Questa è una delle lezioni che questo ballottaggio ci consegna”.

Giacomo Pelfer

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