Unione dei Comuni, Ciaponi richiama i sindaci: ‘Serve un organo politico’

“Se c’è stato un ripensamento, allora si dia conto del mutamento nelle sedi istituzioni, modificando o revocando le delibere fin qui assunte”. È l’ex primo cittadino di Santa Croce, Osvaldo Ciaponi, a richiamare i sindaci del Valdarno alle proprie responsabilità, ricordando gli impegni assunti nel precedente mandato per la costituzione dell’Unione dei Comuni del Valdarno inferiore. Un progetto accantonato dalle attuali amministrazioni, anche se la mutata situazione, secondo Ciaponi, non esenta i quattro comuni della necessità di un’aggregazione che sia anche istituzionale. “Perché il semplice coordinamento tra i sindaci non basta”, dice l’ex sindaco santacrocese, convinto la situazione attuale manterrà intatti “particolarismi e sovrapposizioni”, in cui ogni campanile “continuerà a suonare le proprie campane a seconda delle evenienze”.

“Se l’idea è cambiata si agisca di conseguenza”
L’intervento di Ciaponi riparte proprio dagli impegni assunti nel 2014, alla vigilia delle elezioni, nei quattro consigli comunali di Santa Croce, San Miniato, Castelfranco e Montopoli. “I quattro comuni del Valdarno Inferiore – ricorda Ciaponi – hanno assunto atti istituzionalmente impegnativi in vista della costituzione di una Unione dei comuni del Valdarno Inferiore. Da qualche tempo sembra che sia in atto un ripensamento rispetto a questo progetto, pure in un contesto in cui i principali attori istituzionali, a cominciare dai sindaci, riconoscono che restano altrettanto forti le ragioni che avevano spinto in primo luogo il Pd del Valdarno, dopo un percorso di elaborazione al proprio interno e di confronto con le forze politiche e con soggetti economici e sociali, a promuovere con forza il progetto di aggregazione. Ebbene, se così è, dovranno allora esserci sedi istituzionali in cui si dia conto del mutamento di direzione, se ne spieghino le motivazioni, si assumano le conseguenti decisioni di modifica o revoca delle delibere fin qui assunte e si determinino i nuovi indirizzi. Allo stesso modo anche il Partito Democratico, partito di maggioranza che esprime tutti i sindaci di zona, dovrà trovare tempo e sedi per una discussione sulle ragioni di questo mutato orientamento, sul futuro di questo territorio e su come lo si vorrà governare”.

Cosa fare ora
“È sicuramente positivo – prosegue Ciaponi – che si continui sotto altre forme l’esperienza di aggregazione comprensoriale e che si punti a coinvolgere anche i comuni di Santa Maria a Monte e di Fucecchio, limitrofi e da sempre omogenei”. Come è positivo, del resto, e assolutamente imprescindibile che, nel quadro delle modifiche all’Italicum, venga cancellata l’inconcepibile ripartizione che spezza il nostro comprensorio assegnando alcuni comuni al collegio di Pisa e Livorno e altri a quello della Toscana centrale, disgregando senza alcun senso un’appartenenza unitaria più che centenaria”. Tutto questo, però, a detta dell’ex sindaco, non può bastare: “Perché l’aggregazione non potrà passare solo attraverso il coordinamento tra i sindaci. Il radicamento stesso del processo e l’esigenza di un giusto equilibrio tra necessità di governo e necessità di partecipazione, richiedono che l’aggregazione abbia una dimensione istituzionale, tale da coinvolgere anche le rappresentanze consiliari di maggioranza e di minoranza, che faccia leva su organi esistenti (dal Distretto industriale fino all’ambito di applicazione della legge sanitaria regionale) e che abbia la capacità di promuovere discussioni e indirizzi di portata generale sulle politiche del territorio”.

“Cominciamo a parlare di fusione”
“Occorrerà inoltre – aggiunge – che sulla stessa prospettiva di fusione dei comuni si avvii una discussione senza opzioni precostituite, e che ad una dimensione istituzionale di livello comprensoriale corrisponda anche un analogo livello di direzione politica”.

Una programmazione di zona
Sono tanti, del resto, i temi sui quali il comprensorio avrebbe bisogno di una programmazione sovracomunale: “Il sostegno alla qualificazione delle attività produttive del distretto – spiega Ciaponi -, così come il completamento dei programmi di depurazione e le attività di promozione, di ricerca e formazione, insieme ad una politica di diversificazione del nostro apparato produttivo, alla tutela dell’ambiente e ad adeguate scelte di programmazione urbanistica e delle infrastrutture, senza dimenticare la necessità di potenziare le strutture e i servizi di prevenzione e socio-sanitari territoriali (in un ambito che ha visto la quasi completa sparizione delle strutture ospedaliere) nonché la costruzione di un vero polo di scuola media superiore. Questi sono tutti temi che non possono essere affrontati dai comuni singoli, ma solo in un’ottica comprensoriale”.
“Sono tutte esigenze che giustificano ampiamente una dimensione istituzionale di livello sovracomunale”, sostiene Ciaponi: temi che non possono ridursi alla concertazione fra i sindaci, alle gestioni associate o in progetti comuni come è avvenuto per il bando dei cosiddetti Piu. “Elementi di certo importanti e positivi – li definisce l’ex sindaco – ma pur sempre parziali. E su questo obiettivo occorrerà anche una ricerca di forme associative nuove, più semplici e meno formalizzate”.

Il ruolo del Partito Democratico
L’appello di Ciaponi investe ovviamente il ruolo che il Pd, in quanto forza di governo in tutti i comuni, sarebbe chiamato a svolgere. “Perché alla costruzione di una dimensione istituzionale di livello comprensoriale – prosegue – dovrà corrispondere anche un pari livello di partecipazione, discussione e direzione politica. Il Pd, partito ovunque al governo nella zona, dovrà quindi arrivare ad un coordinamento del Valdarno Inferiore che superi la dimensione, fin qui prevalente, del raccordo tra i segretari delle unioni comunali, i sindaci e i rappresentanti istituzionali di diverso livello (quelli provinciali non esistono più) ma che sia espressione politica piena delle Unioni comunali e che abbia la legittimità e l’autorità politica di svolgere funzioni di discussione, di elaborazione progettuale e di indirizzo. Per arrivare al raggiungimento di questo obbiettivo ritengo che ci sia solo un percorso: prevedere che i segretari delle Unioni comunali e la dirigenza provinciale convochino un’assemblea congiunta delle quattro unioni comunali per una discussione sulla materia e per l’elezione del Comitato e del Coordinatore del Pd del Valdarno Inferiore. Mi sembrerebbe questa, tra l’altro, anche una buona occasione di riattivazione di una forma di partecipazione politica”.

Un “coro” unico al posto di tante “campane”
“Questo territorio – conclude Ciaponi – per il suo peso economico, per la sua rilevanza sociale, per la sua storia, che ha guardato sempre al futuro, per i suoi fondamentali e le sue potenzialità non può essere considerato “una periferia o una terra di mezzo”, ma deve legittimamente rivendicare e farsi riconoscere in ogni sede attenzione e ruoli appropriati. Per farlo con autorevolezza e successo deve però avere livelli adeguati ed efficaci di rappresentanza in ogni settore (istituzionale, politico, economico, sociale) e darsi strumenti e progetti che producano e organizzino efficacemente aggregazione progressiva e diffusa sul territorio. Altrimenti rimarranno ancora particolarità, sovrapposizioni, competizione e ogni campanile continuerà a suonare le proprie campane, in modo più o meno forte e quando gli tornerà il conto, e non si sentirà mai un bel coro”.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Cuoio in diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.