Fertility day, un giorno infelice secondo La Domenica

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In principio è stato l’infelice manifesto, sostituito poi da un fiocco rosso. Ma le polemiche hanno riguardato un po’ tutto del Fertility day, toccando questioni di forma come anche di sostanza. Passando dai temi puramente medici della fertilità a quelli sociali ed etici di famiglia, lavoro, emancipazione, aborto e obiezione di coscienza. Anche Michael Cantarella e don Francesco Ricciarelli ne hanno scritto, sulle pagine del settimanale diocesano La Domenica: vi riproponiamo qui di seguito la riflessione.

La campagna del Fertility Day (giorno della fertilità), voluta dal Ministero della Salute, non ha incontrato il gradimento sperato, anzi è riuscito paradossalmente a scontentare un po’ tutti. Le polemiche si sono concentrate soprattutto sulla campagna fotografica di promozione della giornata, che avrebbe dovuto riportare al centro dell’attenzione il tema della procreazione come bene comune per la società. Almeno per una società che guardi al proprio futuro. Le critiche che si sono scatenate sono invece la spia di un Paese che, se da un lato si rende conto della profonda crisi sociale e demografica, complice l’assenza, da troppi anni, della politica nell’accompagnamento alla vita, dall’altra quasi rifiuta l’idea stessa di futuro.
Al di là delle scelte infelici degli “esperti” di comunicazione del ministro, probabilmente questa tematica è lo snodo fondamentale da cui passano tutte le altre politiche per il rilancio del nostro Paese. Un punto che è stato frainteso, in alcuni casi volutamente, per banale vis polemica.
In Toscana dobbiamo purtroppo annotare un brutto scivolone dei Giovani Democratici Pd, che hanno diffuso un manifesto alternativo a quelli della campagna del Ministero, all’insegna di una critica, neanche troppo velata, all’idea stessa dell’importanza sociale della famiglia, considerata come un retaggio del passato.
Tra gli spunti, c’è un inciso particolarmente fuori luogo: quello sull’applicazione della legge 194 sull’aborto volontario, con la denuncia della sgradita pratica dell’obiezione di coscienza, considerata eccessiva e antidemocratica. Non possiamo non rimarcare che la tutela della vita, dal concepimento alla fine naturale, è l’unica scelta etica in grado di garantire realmente i diritti di tutte le persone lungo l’intero arco della loro esistenza. Un richiamo forte che la Chiesa sta facendo da tempo che, per essere accolto, non richiederebbe di per sé l’adesione a un credo religioso. In realtà si tratta di riconoscere il fondamento stesso dell’essere umano.
Madre Teresa di Calcutta, santa della Chiesa e Nobel per la Pace, ha più volte denunciato l’aborto come la principale minaccia per la pace, definendolo “una guerra diretta, un’uccisione diretta, un omicidio commesso dalla madre stessa. Questo è il grande distruttore della pace oggi. Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me?”.
Le durissime parole della Santa ci fanno riflettere sulla portata di un tema che non è possibile affrontare con slogan o foto più o meno satiriche.

 

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