“La scuola pubblica statale al centro delle politiche del governo”, appoggio 5 stelle alle insegnanti in sciopero

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“Se posso fare la supplente, allora posso anche essere di ruolo”. E’ stata questa frase usata come attacco nell’articolo pubblicato da IlCuoioindiretta.it sull’adesione allo sciopero della Scuola di alcune insegnanti di Castelfranco di Sotto (“Pari trattamento fra insegnanti”, Scuola in sciopero), a scatenare una riflessione del locale Movimento 5 stelle.

“Abilitati quando serve, licenziati quando conviene?” è la domanda che si fanno. “Se pensiamo che questo è il trattamento riservato a molti insegnanti – spiegano -, a quelle stesse persone a cui è richiesto ogni giorno di occuparsi della educazione dei bambini e dei ragazzi, dobbiamo anche porci delle domande sulle prospettive per il nostro futuro. Questa è una riflessione su quanto sta accadendo a Scuola, in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato, che non riconosce ai diplomati magistrali entro il 2002 la possibilità di essere inseriti in Gae, nelle graduatorie a esaurimento. In base alla sentenza quindi di fatto i diplomati magistrali potranno fare i supplenti, ma non entrare di ruolo. In questi giorni, c’è stata una protesta di alcune insegnanti di Castelfranco di Sotto collegata a questa situazione. La sentenza riguarda infatti da vicino insegnanti precarie da anni e che in questi anni hanno insegnato. In più, insieme a loro, si sono trovate a scioperare anche colleghe di ruolo. Il loro intento è quello di esprimere solidarietà e di rivendicare un pari trattamento per tutte, ricordando come si stia parlando di persone attualmente impiegate nella scuola, il cui lavoro contribuisce al funzionamento del sistema scolastico comunale. Perché in fondo la storia del precariato è la stessa per i vari settori: il tuo lavoro contribuisce al sistema e svolgi lo stesso compito di altri ma al contempo non sei considerato fra gli occupati del sistema stesso. La comunicazione degli insegnanti, termina con l’auspicio di una soluzione politica del problema nei tempi più brevi possibile. Vogliamo che il prossimo Governo tenga in considerazione la scuola e sosteniamo la centralità del ruolo dell’insegnante e del processo educativo. Per affermare questo principio siamo disposti a scioperare ancora. Concordiamo nel ritenere che la soluzione, non semplice, del problema, apertosi con la sentenza del Consiglio di Stato, può essere trovata solo attraverso una considerazione politica puntuale e non con semplici #hashtag. Dopo due anni di applicazione è chiaro più che mai come dare alla legge il nome di Buonascuola non sia bastato a renderla magicamente capace di risolvere tutti i problemi dell’Universo Scuola. Le molteplici e delicate situazioni lavorative del comparto non risultano risolte ma forse adesso sono più complicate che in precedenza. Nella convinzione che risolvere certi problemi sia importante non è solo per il futuro degli insegnanti ma anche per il destino del sistema educativo italiano, non abbiamo intenzione di fare promesse da venditori di speranze. Riteniamo che la situazione deve valere più di una facile promessa elettorale e che già capire di dover affrontare il problema sia già un primo passo. Il nostro programma sulla scuola è stato scritto da tempo ed è disponibile a tutti e al contempo per nostra stessa volontà, resta ampliabile nel tempo proprio perché frutto di consultazioni con i problemi e le persone. Noi rispondiamo direttamente ai cittadini e ai loro problemi, indipendentemente da sigle o vincoli di portatori di interessi. In conclusione, riportiamo quanto riportato in incipit nel programma del Movimento 5 Stelle per la scuola: la scuola pubblica statale deve tornare al centro delle politiche del governo, affinché sia davvero gratuita, democratica, aperta, inclusiva e innovativa, una scuola che offra le stesse opportunità a tutti gli alunni e che sappia valorizzare le capacità dei singoli. Il punto di partenza è alzare la spesa pubblica per l’istruzione passando dal 7,9% di oggi al 10,2% della media europea. Con queste risorse vogliamo arrivare ad avere edifici più sicuri e spazi adeguati, insegnanti motivati e valorizzati, un’offerta formativa più ampia per gli studenti, più ricerca e più innovazione didattica. In questo modo combattiamo la dispersione scolastica e realizziamo una vera inclusione”.

 

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