Aria di ballottaggio a San Miniato. I democratici aprono ad alleanze

“Superiamo il Pd in 9 sezioni fra Ponte a Egola, San Donato e Centro Storico – commenta le elezioni il forzista Corsi. – Sono numeri da ballottaggio”. Si fanno i conti nelle sedi dei partiti l’indomani della grande batosta del centrosinistra, e nella destra sanminiatese (come anche alla sinistra del Pd) l’analisi è chiara.

Nella prospettiva dei democratici San Miniato può essere il “grande malato” del comprensorio. Il partito, in realtà, tiene meglio che altrove. Più che a Santa Croce e Castelfranco, ad esempio. Ma con una differenza che è chiara tutti: anche la situazione politicamente più disperata può essere lenita nei comuni sotto i 15mila abitanti, dove la destra può dividersi, fare degli errori, presentare una squadra poco credibile o pagare il prezzo di una differenza che si è sempre vista fra i risultati locali e nazionali. Nei comuni come San Miniato invece “tenere botta” non basta, si deve esser primi per non arrivare ultimi. Con lo spettro che, se un ipotetico candidato a sindaco l’anno prossimo non raggiungesse lo scranno al primo turno, al secondo perderebbe di sicuro, complice la fusione di tutti i voti di protesta. Un “combinato disposto” già noto ai democratici toscani, che proprio in questo modo hanno perso molte delle loro prime battaglie elettorali nella regione.

Adesso c’è chi ci spera, a destra come a sinistra, come in casa cinque stelle. Come il consigliere di Forza Italia Carlo Corsi, che forte dell’essere, come centrodestra, “in linea con i risultati regionali” e “seconda formazione del comune”. “Numeri da ballottaggio – dice – che fanno ben sperare nel futuro della coalizione”. “Una forza – conclude – non necessariamente a guida legista”, dato che la Lega anche a San Miniato ha più voti che militanti. Ipotesi ballottaggio che viene scartatata invece dal Partito Democratico. “Noi ci candiamo alla guida del comune e puntiamo a riconfermare la nostra amministrazione al primo turno – dice il segretario Simone Giglioli. – Vedo i voti alla Lega come anche quelli ai grillini, che prendono appena cento voti in più del 2013. Santuari e fortini non esistono più e questo lo sapevamo già, ma sia nel 2009 che nel 2013 si veniva da tornate politiche fallimentari. Adesso dobbiamo continuare un lavoro di riconnessione con il nostro popolo e con i voti persi, circa 1500. Si paga una responsabilitù di governo, come avviene in tutta Europa”. L’appello, poi, è alla sinistra, con l’immancabile stoccata a Manola Guazzini. “Si candiderà e vorra essere alternativa al nostro partito: a proposito, cosa ha votato? – chiede. – Se guardo i numeri della nostra sinistra Liberi e Uguali è al di sotto dei risultati di Sel del 2013, per non parlare di Potere al Popolo e Partito Comunista. Con Leu un ragionamento credo ci si possa fare, siamo insieme in Regione ed in tanti comuni”.

Sinistra si, Guazzini no, insomma. Ma lei, l’interessata, ancora non ha sciolto il riserbo su quale forma vorrà dare al suo tentativo di tornare fra i protagonisti. Qualcosa che quasi sicuramente non sarà legato ad un solo partito ma ad una lista civica, ma potrebbe godere dell’appoggio di parte della sinistra. Tutto questo in un panorama nel quale la sinistra e la sinistra radicale sono ben al di sotto delle aspettative. Ad ammetterlo, per Liberi e Uguali, è Osvaldo Ciaponi. Che però avverte: “è solo l’inizio di un percorso, ricostruire sarà un processo lungo, nel quale non andremo certo a fare da stampella al Pd”. Un partito, quello Democratico, al quale Ciaponi attesta buona parte delle responsabilità della disfatta. “Serve un partito della sinistra che sia alternativo a questo Pd, anche a livello locale” dice. – Rilevo con grande amarezza che a Pisa, dove alle scorse elezioni erano stati eletti vari parlamentari, fra cui Fontanelli, Gelli, Carrozza, questa volta nessuno è entrato in parlamento. Il renzismo, che qualche anno fa ha portato il Partito Democratico al suo massimo storico, non solo adesso ha disfatto un partito mettendolo in condizioni di criticità estreme, ma ha disgregato anche un’area intera, quella della sinistra. Da lì dobbiamo ripartire”.

Nilo Di Modica

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