Riforma 118, Marchetti: “Non mancano i medici ma i bandi”

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“Non è vero che mancano i dottori: mancano i bandi per assumerli. No alla riduzione dei medici a bordo”. Cosi il capogruppo di Forza Italia Maurizio Marchetti, preoccupato dalla prospettiva di ulteriore riduzione dei medici a bordo dei mezzi di soccorso. E mette le mani avanti, bocciando di fatto la riforma del 118.

Riduzione dei medici a bordo dei mezzi di soccorso che, secondo Marchetti, fa rima con più mezzi inferimierizzati e, soprattutto, con mezzi di base con equipaggi di soli volontari. Sono questi i rumors e le anticipazioni che vengono fatte in queste ore, anche se la delibera sulla riforma del 118 ancora manca. “E’ un impoverimento inaccettabile – tuona Marchetti -. Ci si fa belli sbandierando l’implementazione delle dotazioni di defibrillatori semiautomatici, quando le tipologie di soccorso in emergenza che richiedono tale dispositivo non rappresentano il maggior numero degli interventi. E’ una presa per il naso ai cittadini, uno specchietto per allodole. La verità è che il modello perseguito, quello del 911 statunitense con mezzi di soccorso privi di medico a bordo, in Toscana non può funzionare”.
E spiega. “Il motivo? Semplice – dice Marchetti -. La nostra regione si articola in territori complessi, molti dei quali ricadono ampiamente nella fattispecie che il decreto 70/2015, noto come decreto Balduzzi, definisce come aree disagiate. Si tratta delle nostre montagne e delle nostre isole, dove la continuità territoriale lascia a desiderare a causa di carenze infrastrutturali o condizioni geomorfologiche. Lì le ambulanze non arrivano con uno schiocco di dita, e il dilatarsi dei tempi richiede l’ambulanza con medico. Non se ne esce. Del resto – osserva Marchetti – è lo stesso modello definito dal decreto Balduzzi a stabilire, al paragrafo 9.1.3, che il fabbisogno sia “di un mezzo di soccorso avanzato ogni 60.000 abitanti con la copertura di un territorio non superiore a 350 Kmq., applicando un necessario correttivo specifico per la copertura ottimale nelle zone di particolare difficoltà di accesso”.
Insomma: giù le mani dai medici del 118 e no alla demedicalizzazione massiva del sistema di emergenza urgenza sono dei capisaldi per Marchetti: “A poco vale – incalza – l’affermazione secondo cui il nuovo modello verrebbe adottato per via della carenza di medici di 118. A mancare non sono i medici, ma i bandi per assumerli. Questo è talmente vero che la Asl Toscana Centro, ad esempio, ad espressa richiesta della giunta regionale, con delibera 641 del 3 maggio scorso dà atto della ‘insussistenza […] della necessità di procedere alla pubblicazione di zone carenti per la Emergenza Sanitaria Territoriale’. Proprio come la Asl Sud-Est, che si pronuncia nella stessa data con deliberazione 402 scrivendo che “‘n merito alla riorganizzazione regionale delle postazioni di Emergenza Sanitaria Territoriale, ritiene opportuno non procedere alla pubblicazione delle zone carenti per l’Emergenza Sanitaria Territoriale per il primo semestre 2018’. Intanto il sistema si regge su medici che si sobbarcano turni a ripetizione e carichi di lavoro inusitati per fronteggiare il fabbisogno di soccorso della popolazione. Una riduzione ulteriore di medici è impensabile”.
E Marchetti conclude dicendo: “La nostra preoccupazione iniziale era a non ‘smagliare’ la rete dei Punti di emergenza urgenza soprattutto nelle cosiddette aree disagiate. Beh – osserva Marchetti – per la serie attenzione a ciò per cui pregate, poiché si potrebbe avverare, a quanto apprendiamo su quello forse siamo stati accontentati. Ma se il mantenimento dell’attuale numero di Pet deve implicare il loro significativo depotenziamento allora noi contro questo siamo pronti a dare battaglia”.

 

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