Unione addio: pericolo scampato. I dubbi di Cambiamenti

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Alla fine – almeno per il momento – non se ne farà nulla. San Miniato, il comune che aveva proposto la delibera che avrebbe tirato un colpo di spugna sul progetto dell’Unione dei Comuni del Valdarno pisano (leggi qui), è stato il primo a fermare il documento che dopo essere arrivato fino alla commissione capigruppo, è stato ritirato e non figura nell’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale calendarizzato per il 26 giugno. Un dietrofornt che sarebbe nato, secono indiscrezioni politiche, dal fatto che gli altri sindaci in primo luogo, una volta ricevuta la bozza di delibera, non erano d’accordo a portarla nei consigli in quei termini e in quei modi.

Inoltre, a Santa Croce sull’Arno nel dibattito interno alla maggioranza sarebbero emerse delle perplessità sui contenuti del documento accolte dalla sindaco Giulia Deidda. La manovra nata a San Miniato, però, ha lasciato strascichi, anche perché la questione per il momento è solo rinviata di fatto, in attesa di un documento che sia in grado di avere un maggior peso politico e una prospettiva. Un passaggio, quello del documento ora finito nel cestino, che ha aperto un confronto politico su cui probabilmente nelle stanze dei partiti e della maggioranze comunali ci sarà da parlare per i prossimi mesi. I primi a intervenire sono gli attivisti del movimento Cambiamenti del comune di San Miniato che si pongono come soggetto propositivo in questo dibattito non senza esprimere perpelssità su un eventuale aborto del progetto di unione comunale del Valdarno o comunque di forma associativa nella vita politica amministrativa ed economica dei quattro municipi.
“I Comuni pisani del Valdarno Inferiore – spiegano da Cambiamenti – avevano assunto, immediatamente prima della scadenza dei precedenti mandati amministrativi, atti istituzionalmente impegnativi in vista della costituzione di una Unione dei Comuni del Valdarno Inferiore. A questa decisione non è stato mai dato alcun seguito, senza che di ciò sia stata data alcuna spiegazione nelle sedi istituzionali. Nel frattempo, con l’accorpamento della Società della salute del Valdarno alla società della salute dell’Empolese-Valdelsa, è scomparso anche l’ultimo riferimento istituzionale alla dimensione della nostra zona”.
“E’ davvero significativo che in questa situazione sia partita dal Comune di San Miniato l’iniziativa di proporre una delibera di revoca dell’istituzione dell’Unione dei Comuni senza alcuna riflessione sui motivi della sua mancata attuazione e senza alcuna proposta su come riavviare, in forme eventualmente anche diverse, l’aggregazione comprensoriale. La presa di posizione pubblica del sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini, che sostenne alcuni mesi fa di non essere interessato alla collocazione unitaria dei quattro comuni nei collegi elettorali allora in via di definizione per la Camera dei Deputati e per il Senato, la dice lunga sulle responsabilità dell’interruzione del processo di aggregazione sovracomunale. Anche se per il momento la delibera è stata ritirata per mancanza di unità di intenti con altri comuni, l’articolo di stampa on line, uscito in questi giorni (“Quest’Unione non s’ha da fare”, il documento che dà l’addio al progetto) , il documento che dà l’addio al progetto) spiega come dietro questa scelta ci sia l’idea che San Miniato possa avere qualche carta da giocare in solitudine e in contrapposizione agli altri. Un’idea fallimentare, di cui si sono visti gli effetti nelle questioni del polo scolastico come in quelle dei servizi sociosanitari”.
“Riteniamo – spiegano al comitato Cittadino Elettorale CambiaMenti – al contrario che una politica di sostegno alla qualificazione delle attività produttive del distretto conciario-calzaturiero (dal completamento dei sistemi di depurazione alle attività di promozione e di formazione), una di diversificazione del nostro apparato produttivo, adeguate scelte infrastrutturali, il potenziamento delle strutture di distretto sociosanitario e dei servizi di prevenzione in un territorio che ha visto la quasi completa sparizione delle strutture di tipo ospedaliero, la costruzione di un vero polo di scuola media superiore, siano tutti temi che non possono essere affrontati dai comuni singoli, ma solo in un’ottica comprensoriale.
Non ci impicchiamo alla soluzione istituzionale dell’Unione dei Comuni, che ha dato risultati non sempre brillanti nelle zone in cui è stata effettivamente sperimentata. Pensiamo che, più ancora della gestione comune di alcuni servizi, sia urgente la definizione comune delle linee di sviluppo urbanistico, delle politiche di indirizzo dello sviluppo economico, delle grandi scelte sulla definizione delle infrastrutture e dei servizi di dimensione sovracomunale, a cominciare dalla scuola e dalla sanità.
“Pensiamo però – specificano gl ieponenti di Cambimenti – che queste scelte richiedano la costruzione, anche a prescindere dalla legislazione regionale e guardando piuttosto a esperienze del nostro territorio, come l’Associazione Intercomunale degli anni ’70, di una dimensione istituzionale di livello comprensoriale, a cui corrisponda anche un livello di partecipazione, discussione e direzione politica. Questa dimensione non potrà in nessun modo essere sostituita da una semplice concertazione tra i sindaci, e non potrà nemmeno identificarsi con organi esistenti, come per esempio il Distretto industriale, perché dovrà avere la capacità di promuovere discussioni e indirizzi di portata generale sulle politiche del territorio e dovrà essere tale da coinvolgere anche le rappresentanze consiliari di maggioranza e di minoranza.
Riteniamo indispensabile procedere alla costituzione di tale organismo senza appesantimenti di tipo burocratico e istituzionale. Pensiamo poi – concludono – anche che sulla stessa prospettiva di fusione dei comuni sia necessario avviare una discussione senza opzioni precostituite. Ma intanto siamo dell’opinione che, se si sono aspettati quattro anni per prendere una decisione sull’Unione dei Comuni, affrettare la decisione della revoca della sua istituzione senza aver prima definito una prospettiva alternativa adeguata di aggregazione sovracomunale non abbia alcun senso”. (g.m.)

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