Ambiente, CambiaMenti chiede: “No ad ampliamento Tecnoambiente, M3 sia ricollocata”

Preoccupa il comitato cittadino elettorale di CambiaMenti la situazione ambientale di Ponte a Egola. E le richieste sono quelle della dislocazione in altra zona della M3 e il blocco degli ampliamenti di altre aziende come Tecnoambiente.
Il movimento civico dell’ex assessore Manola Guazzini è categorico sil tema: “Ad un mese dalla scadenza indicata per la dislocazione di M3 – commenta il comitato preoccupato – non è stato fatto nessun passo per il trasferimento e nessun provvedimento serio di prevenzione del rischio”. Il comitato afferma inoltre che “l’amministrazione non ha esitato ad assumere scelte di ulteriore aggravamento della situazione di rischio ambientale a Ponte a Egola”.

 

“Il 7 agosto 2015 il consiglio comunale ha approvato la dislocazione dell’azienda in un luogo idoneo entro tre anni, periodo di tempo che scadrà il 30 settembre. Questo dichiarava Vittorio Gabbanini – esordisce il comitato -, sindaco di San Miniato, in un intervento pubblico del 4 maggio 2016. A fine ottobre 2018 (un mese dopo la scadenza da lui stesso indicata) non solo M3 è ancora lì e non è stato fatto nessun passo concreto per trasferirla, non solo dunque rappresenta ancora un fattore di rischio per le funzioni residenziali della zona in cui è insediata e per lo sviluppo possibile di attività, ad esempio da parte dell’associazionismo ponteaegolese, in quell’area; ma non è stato preso nessun provvedimento serio di prevenzione del rischio. Sabato (20 ottobre, ndr), ad esempio, si è svolta a Santa Croce sull’Arno una grande esercitazione per simulare l’efficienza della protezione civile e dei mezzi di soccorso nel caso di una grave emergenza ambientale allo stabilimento del gruppo Biokimica: non ci risulta non solo che sia mai stato effettuato, ma neanche che sia in programma un evento del genere intorno alla M3 di Ponte a Egola. Mentre sul versante del trasferimento della M3 c’è stata da parte dell’amministrazione comunale una completa latitanza, non si è esitato ad assumere scelte di ulteriore aggravamento della situazione di rischio ambientale a Ponte a Egola. Tale è, senza ombra di dubbio la sconsiderata decisione di dare il via libera della Regione all’ampliamento, nella zona industriale di Ponte a Egola, di Tecnoambiente, che porterà la quantità dei rifiuti trattati e stoccati dalle attuali 3100 tonnellate (500 delle quali di rifiuti considerati come pericolosi), a circa 5500 complessive, contraddicendo gli obiettivi di valorizzazione della qualità etica e ambientale delle produzioni conciarie della nostra area impliciti nel riconoscimento della zona industriale di Ponte a Egola come area produttiva ecologicamente attrezzata”.
“Tutto questo – prosegue il comitato – in una situazione in cui dovrebbe destare maggiore allarme la presenza di vere e proprie attività imprenditoriali private di trattamento dei rifiuti, che importano rifiuti dall’esterno per ricavare un profitto dal loro trattamento, e in cui pesano sulla situazione ambientale di Ponte a Egola anche situazioni di rischio dislocate in altri comuni. Ad esempio, nella notte tra mercoledì 26 e giovedì 27 settembre, tra le 23 e le 2, c’è stato un incendio di natura probabilmente accidentale all’impianto di trattamento dei rifiuti della Waste Recycling, situato nella zona industriale tra Castelfranco di Sotto e Santa Croce. L’incendio è avvenuto quando nessuno si trovava nelle vicinanze ed è stato prontamente domato: possibili conseguenze più gravi sono state quindi evitate, ma comunque, da un impianto che, così era stato a suo tempo assicurato, ‘non avrebbe avuto un impatto ambientale superiore a quello del forno di una pizzeria’, sono stati diffusi in tutto il comprensorio, sulla sponda destra come su quella sinistra dell’Arno, fumi e maleodoranze”.
“Non c’è dubbio che puntare su una separazione molto più netta tra queste attività e le aree di residenza – conclude il comitato – richiederà scelte urbanistiche di medio-lungo periodo. Ma fin da ora è indispensabile seguire criteri ben più rigorosi di quelli che hanno prevalso nel recente passato: il calcolo degli impatti ambientali dovrà tenere conto della situazione comprensoriale e non di quella di ogni singolo comune; si dovranno bloccare scelte di ulteriore appesantimento della situazione come l’ampliamento di Tecnoambiente; in questa situazione infine non è concepibile nessuna ulteriore proroga, neanche solo tacita, per allontanare M3 dall’abitato di Ponte a Egola”.

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