A Montopoli Salvini e Squarcini a testa in giù ’come a piazzale Loreto’, a Staffoli torna ’W il Duce’

Il momento del voto si avvicina e qua e là si cominciano a registrare i primi episodi che vanno oltre il limite della dialettica politica, come i piccoli segnali poco piacevoli a Montopoli Valdarno e Santa Croce sull’Arno. Il primo caso si è verificato a Montopoli dove qualcuno, notte tempo tra il 25 aprile e il primo maggio, si è accanito contro i manifesti che ritraggono Silvia Squarcini, la candidata sindaco di Fratelli d’Italia e della Lega insieme a Matteo Salvini.

Chi ha agito ha voluto dare un messaggio ben preciso con un chiaro riferimento storico, ovvero i manifesti sono stati girati, messi a testa in giù, quasi, visto che eravamo nei giorni del 25 aprile, più precisamente tra il 28 e il 29, a voler ricordare cosa accadde a piazzale Loreto la mattina del 29 aprile 1945, quando i corpi di Benito Mussolini e Claretta Petacci e quelli di altri gerarchi fascisti, a oltre 24 ore dalla loro fucilazione, vennero esposti a testa in giù. Un riferimento storico abbastanza inquietante e truce, visto che siamo nel 2019 e per fortuna non siamo alla fine di una dittatura, ma evidentemente il sangue per l’interesse politico ribolle e qualche testa calda ha ben pensato di mandare un inequivocabile messaggio a Squarcini, nel tentativo forse di avvelenare quello che dovrebbe essere il sereno se pur acceso clima di una campagna elettorale, anche perché francamente fino a prova contraria non è risorto il disciolto partito fascista e in giro di partigiani armati non se ne vedono e per altro quasi tutti i partiti del Cln ormai non esistono più se non per qualche rimasuglio agli estremi dell’arco costituzionale. Insomma, un messaggio fuori tempo e assai inquietante, visto che si spera che nessuno finisca fucilato e a testa in giù. Comunque sia, questo di Montopoli sembrerebbe non essere il primo messaggio intimidatorio che gli schieramenti politici si mandano: alcune settimane fa erano comparse anche altre scritte contro altri esponenti politici.
Anche a Santa Croce, più precisanente a Staffoli, ci sono stati episodi che rimandano al ventennio e alla contrapposizione tra le brigate del Cln e i fascisti. Ad accendere le polveri è stato il cartello recante la scritta W il Duce che qualcuno ha apposto sopra quello all’ingresso della frazione di Staffoli. Così poco è bastato per innescare uno scambio di accuse tra la sindaco Giulia Deidda, candidata del centrosinistra e il candidato del centrodestra Alessandro Lambertucci.
“Ferma condanna c’è stata e ci sarà sempre da parte mia e di questa amministrazione contro cose del genere. Sono gesti che offendono la comunità. Continueremo a denunciare questi atti ignobili e a portare avanti quei valori di libertà che ci contraddistinguono. Questa è semplicemente la condanna di un Sindaco verso un gesto provocatorio, probabilmente fatto con leggerezza, compiuto il 25 aprile e il 1 maggio, due giorni simbolo di democrazia, libertà e diritti per l’Europa e per il mondo intero. Ora, caro Avvocato Lambertucci – spiega Deidda – io mi sono limitata a condannare un gesto inaccettabile, che offende la memoria di tutta la comunità santacrocese. L’ho fatto da cittadina e da Sindaco. Chiunque aspiri a questa carica lo dovrebbe fare. Invece stavolta ha perso tempo a scrivere bugie. Spero che vorrà scusarsi per le accuse che mi rivolge e che sono completamente campate in aria. Capisco che in questi giorni sono davvero la sua ossessione, ma si concentri a parlare delle sue proposte evitando di aspettare ogni mia dichiarazione per strumentalizzarla come in questo caso”.
Parole che replicano a Lambertucci: “Il sindaco uscente Deidda e la sinistra santacrocese non perdono tempo per fare campagna elettorale contro un cartello apparso nella frazione di Staffoli cercando di ricondurre tale gesto alla nostra lista. Abbiamo altro a cui pensare, i fantasmi del passato non ci interessano, i cittadini di Santa Croce compresi quelli di Staffoli sono la nostra priorità. Il passato lo lasciamo a chi lo cerca per fini elettorali”.
Insomma è bastato un cartello con una scritta che sarebbe per altro anche un reato, ad accendere il dibattito.
Sulla questione è intervenuta anche l’Anpi Santa Croce ponendosi in modo equidistante dai due candidati dicendo: “Si stanno verificando nella frazione di Staffoli gravi episodi di esaltazione del fascismo attraverso l’apposizione ripetuta di cartelli che inneggiano al Duce e questi fatti si ripropongono con metodi e tempi che dimostrano chiaramente che si tratta non di una episodica bravata ma di un vero e proprio disegno che cade tra l’altro, in un periodo particolare e delicato per la nostra democrazia come è una campagna elettorale come quella in corso. L’Anpi condanna con forza questi atti denunciandone la gravità e l’offesa che recano alla nostra Repubblica e alla sua Costituzione che sono nate dalla Resistenza e si fondano sull’antifascismo.
Per questo l’Anpi chiede che questi comportamenti, che si configurano come reati, siano perseguiti come previsto dalla Costituzione e dalle leggi della Repubblica Italiana. Abbiamo festeggiato e ricordato da poco il 25 aprile e rinsaldato con grandi manifestazioni di popolo in tutta Italia, i valori fondativi della nostra Repubblica ed anche di fronte a questi episodi, che non devono essere considerati goliardici né essere minimizzati o sottovalutati, né tanto meno tollerati, e proprio per preservarli e tutelarli, la fermezza e la denuncia contro ogni offesa e oltraggio a loro arrecati non devono mai affievolirsi o mancare.
L’Anpi sollecita tutti coloro che si riconoscono nei valori costituzionali ad assumere piena coscienza della gravità di questi fatti ed a prenderne la distanza più netta nella memoria di una gloriosa storia antifascista della comunità santacrocese”.
Alla fine di tutte queste professioni di fede repubblicana e democratica però una domanda rimane senza risposta. Perché nessuno, visto che l’apologia di fascismo – e questo cartello ne è pur chiara prova – è un reato in Italia, in forza della legge 645 del 1952 più nota come legge Scelba – che nell’articolo 4 e seguenti dà precise disposizioni di perseguire l’apologia di fascismo nelle varie forme -, perché nessuno si è preoccupato di fare una formale denuncia verso ignoti all’autorità giudiziaria? A Staffoli ci sarà probabilmente una telecamera che ha ripreso la mano che appendeva quel cartello. Forse la testimonianza di fede repubblicana e democratica si potrebbe manifestare, oltre che nelle parole, anche nei fatti e chi, se non il primo cittadino, è la persona più indicata a far rispettare anche con l’esempio i diritti e i valori fondamentali della Costituzione, tra cui merita ricordarlo c’è anche la libertà di stampa. (g.m)

 

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