Sequestrati 25mila “falsi” in pelle,13 persone nei guai

Sono tredici le persone che dalle prime ore di questa mattina sono state raggiunte dagli uomini della guardia di Finanza di Firenze per notificare varie misure cautelari, nell’ambito di un’operazione denominata “Volturno” e che punta a smantellare un giro di falsificazione e commercializzazione di accessori d’abbigliamento in pelle contraffatti.

L’organizzazione che aveva varie ramificazioni in italia aveva i lsuo fulcro su Firenze e le misurea disposte dai magistrati hanno riguardato anche una donna residenze nella provincia di Pisa. In totale le fiamme gialle hanno eseguito varie ordinanaze 2 di custodia cautelare in carcere, 7  arresti domiciliari,  4 obbligo della presentazione trisettimanale alla polizia giudiziaria. Nel mirino della giustizia, l’operazione è stata coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Firenze, sono finiti 10 cinesi, 2 senegalesi e un italiano. Nel corso dell’operazione sono stati anche sequestrati beni per oltre mezzo milione di euro. Nel corso delle indagini delle fiamme gialle, sono stati sequestrati complessivamente 26.500 accessori di abbigliamento contraffatti, un immobile adibito a laboratorio di pelletteria, 22 macchinari per la produzione dei manufatti e 7 punzoni di marchi di moda. I reati contestati alle varie persone che si trovano nelle province di Pisa, Firenze, Roma e Teramo sono l’associazione a delinquere finalizzata alla produzione e alla commercializzazione di capi di abbigliamento falsi.
L’organizzazione criminale secondo le indagini delle fiamme gialle era interamente gestita dai componenti di una famiglia di origine cinese. Questa si era specializzata nella produzione di borse, cinture, portafogli contraffatti di ottima qualità delle principali griffe internazionali (Hermes, Prada, Miu Miu, Gucci). Materie prime (pellame e componenti per rifinire le borse), etichette, placchette, cartellini erano importati dalla Cina e poi lavorati ed assemblati presso il capannone in zona Osmannoro. Oltre alle materie prime, la ditta importava anche prodotti finiti. Alcune delle pelli lavorate in Italia sono risultate appartenere a specie protette (in particolare pitone reticolato) ed erano sprovviste di qualsiasi autorizzazione CITES.
Gli articoli erano commercializzati sul territorio nazionale o destinati ad altri paesi dell’Unione europea. Il tutto completamente in nero dal punto di vista tributario. L’emissione dei documenti fiscali avveniva solamente quando vi era il rischio di possibili controlli da parte delle forze di polizia.
Le indagini patrimoniali svolte nei confronti degli indagati hanno consentito di accertare la sproporzione tra il patrimonio a loro riconducibile, anche per interposta persona, e le capacità reddituali dagli stessi dichiarate. Ciò ha portato all’odierno sequestro preventivo di beni immobili e mobili.

 

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