“Chiedono il salario, lavoratori aggrediti”: denuncia Cgil

Ci sono l’intervento di un’ambulanza e la denuncia ai carabinieri. Poi il racconto della comunità senegalese alla Cgil Pisa, che si è resa disponibile a seguire la questione. “Un terribile atto di violenza fisica di tipo intimidatorio” quella denunciata dalla Cgil Pisa, ai danni di due lavoratori di un’azienda di Castelfranco di Sotto. I due, secondo il racconto della Cgil, rivendicavano il loro salario ma hanno ricevuto “un vero e proprio agguato, con catene e spranghe, da almeno 6 persone”. (foto di repertorio)

“Come organizzazione sindacale – spiega la Cgil – condanniamo con forza tale atto ed invitiamo le istituzioni e gli organi preposti a vigilare su quanto accaduto. Vogliamo ringraziare la Comunità Senegalese che, per tramite dei lavoratori, ci ha segnalato questo grave episodio e ci rendiamo disponibili, come Cgil, ad assisterli per ulteriori denunce inerenti gli illeciti subiti. Come organizzazione sindacale, inoltre, chiediamo alle associazioni datoriali di attivarsi affinché siano isolati tali soggetti che minano alla credibilità di tutto il Distretto”.
Sull’episodio, questa mattina 5 dicembre, è intervenuta anche la comunità senegalese di Santa Croce sull’Arno. “La comunità senegalese condanna fermamente l’aggressione condotta da un imprenditore, suo figlio ed altre quattro persone non ancora identificate su due giovani senegalesi il cui unico errore è stato quello di richiedere il pagamento dei loro 5 giorni di lavoro” scrive Cossan. “Questo atto atroce è un attacco ai valori fondamentali di un Paese civile come l’Italia, dove i diritti dei cittadini sono garantiti dalla Costituzione. La comunità senegalese, in collaborazione con tutti coloro che lottano per il trionfo della libertà, della giustizia e del rispetto dei diritti umani, intende combattere contro questi fenomeni che non onorano l’immagine dell’Italia. Riaffermiamo la nostra fiducia nelle forze dell’ordine e nella giustizia e siamo convinti che faranno tutto il possibile per infliggere punizioni esemplari agli autori di questo reato”. Parole alle quali fanno eco anche quelle dei sindaci di Santa Croce e Castelfranco Giulia Deidda e Gabriele Toti, che in un comunicato congiunto (leggi) condannano quanto avvenuto e chiedono altrettanto alle rappresentanze del mondo imprenditoriale, lese anch’esse dalla vicenda.
Appello in giornata raccolto dall’associazione dei conciatori di Santa Croce (qui).
Sullo sfondo una storica comunità senegalese che in questi giorni ha manifestato prevalentemente sui social la propria rabbia, tramite l’associazione Cossan che parla di “atto atroce e attacco ai valori fondamentali di un Paese civile come l’Italia”, fino all’emersione di un evento che certo non fa una buona pubblicità al distretto, protagonista l’anno scorso anche di una polemica mai sopita con il fondatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo Fancesco Gesualdi, che proprio sull’indotto santacrocese e non solo aveva dedicato un dossier dal titolo Una dura storia di cuoio. Quadro a tinte fosche di un pezzo di Made in Italy in cui permangono lavoro sommerso e caporalato, specie ai danni di lavoratori stranieri. “Sappiamo di una violazione della legge strisciante, ma tocchiamo con mano anche un contesto politico e sociale dove anche i dati ufficiali, come quelli di cui davamo conto nel nostro dossier, non riescono ad emergere. Nel presentare il nostro lavoro ci è stata fatta una resistenza impressionante – commenta Gesualdi –. Piccoli e grandi abusi che avvengono in un contesto in cui i lavoratori non sono organizzati, sono sempre più deboli e sono ‘strizzati’ letteralmente dal patronato. Nessuno vuole far fuori l’indotto, ma porsi il problema di bonificarlo andrebbe a vantaggio dei più deboli e dei datori di lavoro”. Intanto la questione, come avvenuto anche in passato, sarà portata in parlamento dalla senatrice di Sinistra Italiana elette in Toscana Alessia Petraglia, con un’interrogazione atta a chiarire tutti i risvolti della vicenda. “Auspichiamo che gli inquirenti possano chiarire i fatti e che le forze sociali ed economiche del comprensorio del Cuoio possano isolare la squallida condotta di tali personaggi – scrivono dal partito di Fratoianni –. Si tratta dell’ennesimo caso di una condotta illecita ed antisindacale. Dopo le vicende della Ponticelli, nel vicino comune di Santa Maria a Monte, dove dodici lavoratori di un calzaturificio sono stati licenziati dopo aver effettuato una sacrosanta mobilitazione, ecco un nuovo atto di putrida sfida”.

Nilo Di Modica

 

 

 

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