Turbativa d’asta, arrestati il giudice Bufo e Luvisotti

Sette persone, tra cui anche un giudice del tribunale di Pisa, sono state raggiunte da una misura di custodia cautelare nell’ambito di un’inchiesta per presunta turbativa d’asta, associazione a delinquere e falso. Fra le persone raggiunte dalla misura anche Virgilio Luvisotti, direttore dell’Istituto Vendite Giudiziarie di Lucca ed ex consigliere regionale.

L’inchiesta è stata condotta dai carabinieri di Massa ed è coordinata dalla procura di Genova assieme alla procura di Massa. Tra gli arresti, quattro sono stati eseguiti a Pisa, uno in provincia di Roma e due a Massa. In corso anche una serie di perquisizioni domiciliari. Tra gli arrestati, oltre a Luvisotti, c’è anche un giudice del tribunale di Pisa. Si tratta di Roberto Bufo, 56 anni, residente a Carrara con un passato in politica. Nel 2010, infatti, era stato per un periodo assessore nel piccolo comune di Vergemoli, in Valle del Serchio. Bufo, a differenza di Luvisotti, si trova in carcere. Tra i reati ipotizzati e contestati a vario titolo agli indagati,  anche l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti  giudiziari, peculato e falso in atto pubblico e falso.
In carcere anche un commercialista carrarese Roberto Ferrandi, 65 anni, incaricato delle vendite giudiziarie al tribunale di Massa nell’ambito delle esecuzioni civili, sua figlia Francesca, avvocato trentenne, curatore delle eredità giacenti e tutore per le amministrazioni di sostegno con nomina specifica del tribunale di Pisa, e Oberto Cecchetti, 72 anni, romano, giudice di pace in quiescenza e avvocato del foro di Pisa e curatore per le eredità giacenti con nomina del tribunale pisano.
Ai domiciliari, oltre a Luvisotti, sono finiti il suo braccio destro all’Ivg Giovanni Avino, anche lui di Pisa, 36 anni, Luca Paglianti, 53 anni di Pontedera, architetto e dipendente della Provincia di Pisa oltre che Ctu del tribunale pisano.
Secondo gli inquirenti Bufo, Roberto e Francesca Ferrandi, Paglianti e Cecchetti si sarebbero accordati tra loro per commettere un numero indeterminato di delitti sia di corruzione in atti giudiziari sia di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, turbata libertà degli incanti, peculato e falsi ideologici in atti pubblici. In ambienti investigativi si spiega che il magistrato e il commercialista si sarebbero appropriati “di somme di denaro destinate allo Stato giacenti all’interno di assi ereditari e amministrazioni di sostegno non riscosse da eredi o enti pubblici, inserendo la figlia di Ferrandi nel sodalizio” e affidandole “sistematicamente in violazione delle regole procedurali incarichi di amministrazioni di sostegno e curatele” per ottenere una gestione delle pratiche compiacente.
Paglianti invece secondo l’accusa effettuava “compiacenti valutazioni degli immobili” delle eredità mentre Cecchetti si è finto un “creditore fittizio dei compendi ereditari”.
Luvisotti e Avino sono invece accusati di avere ceduto fittiziamente a Bufo una Mercedes Glk usata del valore di circa 12 mila euro affinché assegnasse loro incarichi di custodia e di vendita di un maxi yacht la cui base d’asta sfiorava i 4 milioni di euro e circa 300 mila euro di provvigioni all’istituto di vendite giudiziarie per indennità di sosta del bene custodito e in seguito per avere “ritardato un atto del proprio ufficio e avere favorito la parte acquirente”.

 

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