Le analisi confermano: è botulismo. I consigli

Gli ispettori della Ausl sono stati lì ieri 27 marzo e ci sono tornati anche nella mattina di oggi. Dal magazzino e dell’abitazione del produttore di verdure fresche hanno prelevato tre barattoli: due dello stesso prodotto – il pesto di fiori di zucca – sospettato di essere la causa dell’intossicazione da botulino che ha portato due persone all’ospedale (Sospetto botulino nel pesto, due ricoveri a Santa Maria a Monte) e uno di un altro prodotto conservato.

In attesa di trovare il cibo in cui si è sviluppato il batterio anaerobico, la coppia resta in ospedale, è in costante miglioramento e per loro è stata confermata la diagnosi di botulismo alimentare: il dottor Luca Masotti, direttore della medicina interna 2, ha riferito che la situazione clinica dei due pazienti è in evoluzione positiva e che al momento non sono emerse complicanze. Mentre le indagini proseguono, in ogni direzione. Impossibile al momento, infatti, attribuire il botulismo a un prodotto o un barattolo, così come a un’azienda, anche se i sospetti del dipartimento di prevenzione, aree di Sicurezza Alimentare e di Igiene e Sanità Pubblica, basati sul racconto dei due ricoverati, si sono da subito diretti su un pesto di fiori di zucca prodotto e commercializzato in zona.
Nel primo pomeriggio di oggi, i campioni sono stati aperti e i risultati delle analisi richiederanno qualche giorno. Nel frattempo, le indagini della Asl proseguono in più direzioni, anche considerato che l’azienda alla quale sono stati attribuiti i barattoli produce frutta e verdura fresca e si avvale di un laboratorio per le conserve. “Che sono naturali e senza conservanti” precisa il produttore, per questo in teoria capaci di sviluppare il batterio. Questo, però, non basta certo ad attribuire responsabilità. “E’ chiaro – dice – che se le indagini saranno positive, mi assumerò le mie responsabilità. Mi dispiace molto per le due persone che sono in ospedale, io lavoro sempre al meglio e non escludo a priori che ci possa essere stato un errore, perché quando uno lavora, le cose succedono. Però, prima di qualsiasi cosa, vorrei vedere i risultati delle analisi”. Una ventina in tutto i barattoli di quella partita di pesto di fiori zucca venduti a dicembre scorso. “Finora non mi è mai capitata una cosa del genere. Tra l’altro, stavo pensando di mettere su un laboratorio in azienda: quando la notizia mi ha raggiunto, stavo tornando dopo essere andato a vedere un macchinario”. E non è per niente detto che gli sia capitata, proprio per questo IlCuoioindiretta.it continua a non nominare l’azienda in questione. Il botulino, infatti, è un batterio subdolo, in genere inodore e insapore, quindi non sempre facile da individuare. Che non per forza è presente nel prodotto conservato, ma anzi spesso si sviluppa in seguito, proprio a causa del cattivo stato di conservazione del prodotto lasciato aperto. Gli effetti di questo batterio non sono per niente da sottovalutare, per questo è bene fare attenzione ad alcune cose ed è meglio buttare un cibo dubbio piuttosto che rischiare. Gli alimenti più a rischio sono quelli fatti in casa, come confetture o sott’olio per confezionare i quali è necessario avere adeguate accortezze. In generale, però, è più facile che il batterio si sviluppi laddove non ci sono conservanti o processi industriali: a dare certezza dell’intergrità al prodotto non basta neppure la bollitura. A rischio botulino ci sono diversi alimenti, in particolare carne e pesce in scatola, ma anche salumi, conserve e verdure sott’olio. Se un barattolo ha il coperchio rigonfiato, allora è bene buttare subito tutto: aprendo il barattolo si sentirebbe uscire gas, in quel caso anche con odore di rancido. Ma non è sempre così facile e chiaro individuare il botulino: una marmellata fatta in casa o un barattolo di verdure sott’olio, una volta aperte, devono restare in frigo non più di qualche giorno e poi, se non sono state consumate, vanno buttate anche se non sviluppano odori particolari. La produzione di conserve e marmellate in casa non è più tanto comune come un tempo e la buona abitudine di cercare il bio, il naturale, il “fatto in casa” deve essere accompagnata a molta consapevolezza dei rischi e delle precauzioni. 

Elisa Venturi

 

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