Boss degli spacciatori a S.Maria a Monte, arresti nel Cuoio foto

Notte movimentata nel comprensorio del Cuoio, a seguito di un’intensa attività dei carabinieri che ha portato all’arresto di 22 individui, ricercati da tempo e braccati in un’operazione che ha coinvolto varie regioni d’Italia.

I carabinieri hanno eseguito gli arresti anche con l’aiuto di un elicottero che intorno alle 4,30 della notte tra 2 e 3 luglio ha sorvolato a bassa quota tutto il comprensorio. Qualche decina di minuti in cui la gente ha perso il sonno, svegliata dalla luce bianca entrata d’improvviso dalle finestre aperte per il caldo.
Si tratta di un ramo della vasta operazione antidroga chiamata ‘Sottobosco’, nata per contrastare un traffico di stupefacenti che conta tra gli altri come soggetti attivi, persone di origine araba e albanese.
L’operazione scattata nella nottata appena trascorsa tra Emilia, Toscana e Lombardia è stata coordinata dai carabinieri di Ferrara. Un’operazione antidroga, che in Toscana ha toccato le province di Firenze, Pisa e Pistoia, nel nord Italia Ferrara, Bologna, Modena, Parma, Brescia, Mantova portando in manette complessivamente 22 persone tutte appartenenti a un sodalizio criminale estremamente violento e pericoloso che in più di un’occasione non ha esitato per incassare i debiti che i tossicomani avevano contratto con gli spaccaitori, al nord erano quasi tutti braccianti agricoli di origine marocchina, a minacciare, picchiare e terrorizzare i debitori e i loro familiari, arrivando perfino a pianificare il rapimento di un bambino, perché il padre era insolevente.
L’indagine era partita nel 2016 dalla denuncia di una coppia del ferrarese il cui figlio era finito nello strozzinaggio degli spacciatori per il debitto che aveva accumulato e arrivata al termine con gli arresti della notte appena trascorsa. L’indagine era nata dalla sensibilità di un carabiniere donna che durante una denuncia intuì la sofferenza della madre del tossicodipendente e riuscì a farsi raccontare la situazione.
I fatti toscani.
L’organizzazione aveva a capo una famiglia albanese di Santa Maria a Monte. A Fucecchio braccianti agricoli utilizzati per spacciare nelle Cerbaie.
Per i carabinieri della compagnia di San Miniato, di Empoli e di Pontedera è stata una nottata impegnativa quella appena conclusa. Alla fine, in Toscana sono state arrestate 12 persone, quasi tutte nei comuni del comprensiori del Cuoio tra Fucecchio, Santa Maria a Monte, San Miniato, Montopoli, Santa Croce sull’Arno per arrivare fino a Montelupo fiorentino e Ponsacco. Le persone arrestate in Toscana tra la provincia di Pisa e quella di Firenze sono per lo più persone di origine albanese che nella vita di tutti giorni erano impiegate nel settore edile come muratori e manovali, con l’eccezione di Fucecchio dove a operare nell’organizzazione erano due stranieri di origine marocchina ufficialmente in Italia come braccianti agricoli, ma nella pratica spacciatori di alto profilo del bosco delle Cerbaie. Un’operazione brillante dove i carabinieri toscani, della compagnie e della stazioni impegnate nell’esecuzione degli arresti come ad esempio Fucecchio, sono riusciti a mettere a segno tutte le misure restrittive previste dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice per le indagini preliminari di Bologna, per tutti i reati contestati che sono l’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti caratterizzata dalle metodologie mafiose, per i metodi e per l’articolazione della struttura. In Toscana a capo della piramide criminale c’erano gli albanesi di Santa Maria a Monte, mentre in Emilia e in Lombardia i marocchini. Tra i toscani, i veri capi che gestivano e inquadravano gli spacciatori, c’era la famiglia albanese dei Dervischi, tutti residenti nel comune di Santa Maria a Monte. Da loro arrivavano i carichi che poi venivano indirizzati verso le varie basi di spaccio nella province di Pisa e di Firenze, ma soprattutto Lucca, in particolare verso la Versilia. I guadagni per il sistema malavitoso erano altissimi, praticamente oltre il 1000 per cento rispetto al capitale investito: con un carico che da 35mila euro di cocaina proveniente dall’Olanda, l’organizzazione riusciva a ricavare dopo il taglio della droga anche 360mila euro.
Una banda ben articolata, dove c’era chi si occupava del recupero crediti, che spesso per i tossicodipendenti indebitati diventavano vere e proprie estorsioni. I malavitosi non esitavano, come è emerso in varie occasioni anche dalle intercettazioni ambientali, a picchiare, minacciare e addirittura sequestrare le persone accanendosi anche verso i parenti dei tossicodipendenti debitori. Gente, come è stata definita dagli investigatori, spietata. Durante l’operazione in Emilia e in Lombardia è stata sequestrata anche della cocaina e denaro proveniente dell’attività di spaccio. Una realtà criminale che praticamente funzionava come un import per la droga in entrata dall’Olanda che poi diventava però capillare sui territori toscani per riuscire a rifornire gli spacciatori sulle varie piazze.
Nel comune di Santa Maria a Monte, in particolare a Montecalvoli, i carabinieri, sempre nello stesso filone di indagine mesi fa avevano già eseguito dei sequestri di stupefacente e arresti, ma non erano mai riusciti ad arrivate a colpire la famiglia egemone, i Dervishi appunto. Nel corso della notte a Santa Maria a Monte sono stati arrestati: Defrim Dervishi, Haxi Dervishi, Enver Dervishi, Besnik Dervishi. A San Miniato invece è stato tratto in arresto Klodian Alushku e Fili Shpetim, a Montopoli in Val d’Arno Festim Hoxah, a Santa Croce Sull’Arno Cani Shkelzen, a Fucecchio due stranieri di origine marocchina da poco arrivati in città da Santa Maria a Monte Said Jarmonui e AdbelKrim Jarmonui. A Ponsacco è finito in manette invece Adil Mhiai e a Montelupo Fiorentino Hamis El Baroudi.


Gabriele Mori

 

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