Manifattura industriale, pelli e cuoio in difficoltà. Piccolo è peggio

Era cresciuta la scorsa estate. Ma poi la produzione manifatturiera pisana ha chiuso l’anno in negativo. A livello settoriale, tengono la chimica-farmaceutica-gomma-plastica (+6,7%) e la metalmeccanica (+3,6%). Molto negativi, invece, i principali comparti di specializzazione: elettronica-mezzi di trasporto (-14,6%) minerali non metalliferi (-8,0%, prevalentemente vetro), pelli-cuoio (-6,4%) e calzature (-1,1%). Arretra anche il legno-mobili (-0,9%).

Un problema, questo, anche per l’occupazione, visto che il permanere dello stato recessivo ha fatto calare l’occupazione industriale nel quarto trimestre 2014, secondo i dati forniti dalla Camera di Commercio. E che il lavoro continui a essere un problema, lo dicono anche i dati della Cassa Integrazione Guadagni: nel periodo tra ottobre e dicembre 2014, secondo Inps, le ore complessivamente autorizzate superano il milione, il 40% in più rispetto all’ultimo quarto del 2013 e il quinto più elevato degli ultimi dieci anni. Particolarmente grave il fatto che oltre il 90% delle ore afferiscano alla componente in deroga e straordinaria: quelle che intervengono in casi di riorganizzazioni, crisi aziendali o procedure concorsuali.
La produzione manifatturiera pisana a carattere industriale era tornata a crescere nel terzo trimestre (+2,3%), ma in quello successivo è tornata sotto la linea di galleggiamento perdendo, nel periodo ottobre-dicembre 2014, un 5,3% rispetto al medesimo periodo del 2013: il 2014 è il terzo anno consecutivo di flessione per l’attività produttiva (-1,1% nella media del 2014), confermando le difficoltà incontrate dalle imprese pisane. A causa della forte contrazione dei prezzi delle materie prime (quelle energetiche sono tornate ai livelli del 2010) e nonostante la picchiata dell’euro, i prezzi alla produzione chiudono l’anno con il segno meno (-0,3%). Gli unici indicatori con segno più sono quelli che coinvolgono i mercati esteri: a fronte di un fatturato che, nell’ultimo quarto del 2014, arretra complessivamente del 2,5%, quello realizzato fuori dai confini nazionali cresce dell’1,7%. Anche gli ordinativi, che complessivamente si contraggono del 5,1%, evidenziano nella componente estera un seppur timido segnale positivo (+0,7%). Sono le piccole realtà produttive (da 10 a 49 addetti) a registrare i risultati peggiori: nella piccola industria la produzione lascia sul terreno il 4,9%. Pur in crescita, gli indicatori di domanda estera delle piccole aziende, fatturato estero (+0,6%) e ordinativi esteri (+0,4%), risultano nettamente meno dinamici rispetto alla media generale. Le unità produttive di maggiori dimensioni (oltre 49 addetti), pur arretrando in termini di produzione (-6,0%), segnalano una maggiore reattività sul fronte estero: fatturato estero (+3,3%) e ordinativi raccolti oltre confine (+1,2%). “La nostra industria – afferma il presidente della Camera di Commercio di Pisa Pierfrancesco Pacini – continua a vivere una fase di forte incertezza. I dati che oggi presentiamo ci confermano che diventa ancor più prioritario agire perché si inneschi finalmente la ripresa. Ciononostante, non possiamo trascurare i buoni risultati ottenuti sui mercati internazionali, anche se dovuti ad una serie estremamente favorevole di eventi, quali le misure espansive della Bce, il deprezzamento del cambio euro/dollaro ed il calo delle materie prime energetiche. Per agevolare lo sviluppo delle nostre piccole e medie imprese oltre confine, la Camera di Commercio, nonostante i tagli di bilancio, ha messo a disposizione 200mila euro per la partecipazione a fiere estere e per progetti di internazionalizzazione. Inoltre, per accrescere la capacità competitiva del sistema, abbiamo allocato risorse per la brevettazione internazionale di prodotti e processi, con un occhio di riguardo a quelli che puntano al risparmio energetico e alle fonti rinnovabili: fattori cruciali per ottenere un rilevante vantaggio competitivo sui mercati internazionali”.

 

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