Conciario, 600 posti di lavoro persi. L’analisi di Irpet foto

Un distretto a due velocità, che vanta un numero di imprese dinamiche superiore alla media regionale, ma che al tempo stesso registra la perdita di 600 posti di lavoro (nel periodo 2008-2015) nel suo ramo produttivo di riferimento, quello conciario, al quale fa da contraltare un calzaturiero che invece sembrerebbe aver tenuto di più, almeno in termini di occupazione. Una fotografia che non ti aspetti, contenuta nei dati Irpet illustrati ieri pomeriggio (lunedì 15 febbraio) nella saletta Vallini della biblioteca di Santa Croce, nell’ambito dell’incontro sul futuro del distretto organizzato dall’associazione Laboratorio Valdarno.

Una fotografia che certo conferma alcuni aspetti positivi dell’organizzazione distrettuale, ma che al tempo stesso mette in luce alcune criticità, in fatto di occupazione, qualità della vita e benessere, come spiegato nell’esposizione di David Burgalassi dell’Irpet.

Occupazione
A sorpresa, scopriamo che a soffrire di più sono stati alcuni dei lavori più specializzati. “In termini di occupazione, il settore conciario in particolare – ha spiegato Burgalassi – ha registrato con l’inzio della crisi un vistoso calo di occupazione, soprattutto fra 2008 e 2010, seguito negli ultimi anni da un alternarsi di alti e bassi ma comunque con una media in calo, per una perdita complessiva fra 2008 e 2015 di circa 600 posti di lavoro. Seppur marginale per questo territorio, il ramo delle confezioni e dell’abbigliamento si è mantenuto stabile, mentre il calzaturiero, dopo una flessione nei primi anni di crisi adesso sembra essersi stabilizzato”. Una flessione che comunque ha causato 200 posti in meno in 7 anni. Allo stesso tempo, però, pur in una situazione di generale calo di occupazione, il comprensorio vanta un numero di cosiddette “aziende dinamiche” superiore al resto della Toscana: sono le imprese che hanno saputo innovare conquistando fette di mercato all’estero (rappresentano il 13% delle imprese del Cuoio contro una media regione dell’8%).

Qualità della vita
Negli indicatori presi in esame da Irpet, che analizzano diversi aspetti di valenza sociale per il territorio, il Valdarno Inferiore si contraddistingue per alcune specificità rispetto alla medie regionale, come l’alta incidenza di stranieri, al quale è legato probabilmente anche l’altissimo indice di affollamento delle abitazioni, superiore del 40% in più rispetto al resto della Toscana. A scostarsi dalla media regionale, poi, sono anche il tasso di disoccupazione, l’indice di vecchiaia e una consistente percentuale di abbandono scolastico. All’opposto, invece, il Valdarno si posiziona nei primi posti regionali per quanto riguarda la salute.

Un territorio “chiuso”
Interessante è anche l’analisi degli spostamenti, in entrata e in uscita dal comprensorio, che secondo Irpet, a dispetto dalla concentrazione di piccole e medie imprese, descriverebbe un territorio meno produttivo e “sempre più residenziale”. Questa l’analisi di Burgalassi in base ai dati del 2011: in quell’anno, di media, sono stati ogni giorno 54135 i residenti che si sono spostati per studio o per lavoro. Di questi, il 73% si è spostato rimanendo comunque all’interno del comprensorio, mentre solo il 27% sono usciti fuori. All’opposto, tra le persone che ogni giorno entrano nel comprensorio, sono solo il 17% (poco più di 8mila) coloro che provengono da comuni al di fuori del comprensorio stesso. “La fotografia è quella di un territorio ‘chiuso’ in entrata – ha sottolineato Burgalassi – ma ‘aperto’ in uscita”. In partica, la ricerca di lavoro tende a portare fuori dal distretto”.

Puntare ancora sul distretto
Eppure, l’organizzazione distrettuale continua ad essere un elemento importante, anche per il futuro. A sottolinearlo il dirigente regionale allo sviluppo economico Albino Caporale: “Sono pochissimi, ormai, i distretti rimasti in Toscana, e questo rappresenta un’isola felice. Un distretto – ha detto Caporale – che ha saputo innovare creando professionalità che sono andate anche al di là del core business del distretto stesso. Qui c’è stata una tenuta straordinaria. Per questo dobbiamo incrementare ancora di più la capacità e la flessibilità delle imprese nel rispondere alle richieste del mercato, anche per sfruttare a piano le potenzialità di un settore moda che attraversa tutta la valle dell’Arno fino ad arrivare in questo territorio”. (g.p.)

La relazione illustrata da Irpet è consultabile al seguente link: Economia toscana e Comprensorio

 

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