Caldaie: servizi postcontatore, installatori Cna contro multinazionali

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Le attività post contatore, ovvero i servizi offerti dopo aver portato i gas a casa dell’utente come la gestione e installazione delle caldaie, fanno ancora discutere e infuriare gli artigiani del settore.

E’ una guerra sleale e con ‘colpi bassi’ secondo la Cna Pisa che spiega come alcune multinazionali ex monopoliste del settore dell’energia, contando su una possibilità economica che sicuramente non ha nessun artigiano o piccola e media impresa impiantistica, stanno invadendo i media con invitanti offerte relative alla manutenzione della caldaia e ad altri servizi di assistenza per la casa. Il pagamento dei servizi, naturalmente, sarà rateizzato mensilmente nelle fatture della fornitura di energia elettrica. In tal modo queste grandi imprese, oltre a godere di una situazione di innegabile vantaggio dovuto al fatto di svolgere prioritariamente ed in posizione dominante un’attività indispensabile per il cittadino, sfruttano l’ulteriore vantaggio di poter offrire al cliente un servizio dilazionando il pagamento nel tempo mediante addebito in bolletta, offerta possibile grazie all’attività principale di fornitore di energia, rendendo di fatto impossibile la concorrenza da parte di altre imprese che non possono beneficiare di tale vantaggio competitivo: “Tale possibilità– denuncia Marco Ammannati, presidente di CNA Installazione Impianti PISA – penalizza fortemente le nostre imprese che operano in una condizione di evidente debolezza rispetto a soggetti che operano in regime di sostanziale monopolio”. Ma sono poi così convenienti queste mirabolanti offerte? Su internet si pubblicizza una offerta nella quale si garantisce l’assistenza completa, bollino blu incluso, a 8,99 euro al mese per 24 mesi. Fatti due conti, vengono 215,76 euro per 2 anni . Il bello è che l’assistenza consiste nell’avere, si legge testualmente dal sito, “una volta nell’arco dei 24 mesi, l’intervento di un tecnico specializzato che si occuperà di: controllare i fumi e rilasciare il nuovo libretto unico compreso il pagamento dell’imposta regionale (bollino blu), controllare la tenuta della parte acqua e della parte gas, controllare il tiraggio della canna fumaria o dello scarico a parete, pulire il bruciatore, provare il rendimento della caldaia, controllare i dispositivi di sicurezza, verificare il funzionamento dello scarico condensa, se presente, pulire i filtri e reintegrare gli additivi.
Ovvero, per un intervento che comprende operazioni di controllo sulla sicurezza dell’impianto e sulla sua efficienza energetica si pagano 215 euro. Dove sta il vantaggio se un intervento di questo tipo, abbinando le operazioni di controllo della sicurezza e dell’efficienza energetica della caldaia, fatto da un manutentore costerebbe sicuramente meno? A Pisa circa la metà. Inoltre, sempre sullo stesso sito, così viene pubblicizzato uno sconto del 30% su servizi di assistenza per la casa (idraulico compreso): “Potrai beneficiare, per la durata del contratto e per un numero illimitato di volte, di uno sconto del 30% sul listino prezzi del nostro partner per l’uscita e la 1a ora di manodopera di operai specializzati: per te, a 55 € anziché 79 €”. Ricapitolando: per l’uscita e la 1^ ora di lavoro di non meglio identificati operai specializzati (è bene ricordare che nel contratto nazionale di lavoro meccanica l’operaio specializzato è al IV livello) si pagano 55 euro. Dalla seconda ora in poi 79 all’ora. Con ogni probabilità, se le imprese impiantistiche potessero lavorare a queste cifre nel settore la crisi sarebbe finita da un pezzo anche perché, si legge dallo stesso sito, per questi servizi “il pagamento dovrà essere eseguiti anticipatamente con carta di credito, bonifico o bollettino postale”; quindi prima i soldi, altro che addebito rateale in bolletta.
La questione delle attività post-contatore e il mercato dell’energia
“Se la politica volesse iniziare ad aprire gli occhi di fronte al problema – sottolinea Ammannati – si accorgerebbe che quel che ha sostanzialmente impedito lo sviluppo della concorrenza nei mercati energetici è la mancata attuazione di una effettiva separazione tra i soggetti che svolgono contestualmente più attività della filiera energetica”. Tale situazione ha negli anni fortemente penalizzato la concorrenza anche in un settore strettamente legato al mercato energetico, ovvero quello dei servizi post-contatore. Gli operatori che gestiscono monopoli tecnici, quali la distribuzione e la misura, detengono infatti elementi informativi e conoscitivi derivanti dall’attività svolta in concessione che utilizzano per operare nelle attività a valle della filiera energetica, emarginando dal mercato le imprese concorrenti, in particolar modo quelle artigiane e di piccola dimensione. Quello delle attività post-contatore svolte da ex monopolisti è un problema che purtroppo non ha trovato soluzione a seguito del processo di liberalizzazione dei mercati energetici (decreto legislativo 79/99 – detto decreto Bersani, e decreto legislativo 164/2000 – detto decreto Letta) che ha infatti sostanzialmente delineato nei settori dell’energia elettrica e del gas un contesto di mercato caratterizzato da una liberalizzazione delle fasi e monte (importazione e produzione) e a valle (vendita) della filiera ed un regime di concessione, e dunque di monopolio, nelle attività intermedie (trasporto – gestione delle reti). Tale previsione, appare evidente che non sia per nulla sufficiente a garantire una effettiva indipendenza tra le diverse attività, poiché di fatto le società che operano contestualmente, seppur nel rispetto del vincolo di separazione funzionale, in qualità di distributori e venditori di energia agiscono come una unica società avvalendosi, in taluni casi, di messaggi promozionali che spesso sembrano assumere la caratteristica di vera e propria pubblicità ingannevole. “A nostro avviso i principi della libera concorrenza a cui questi ex monopolisti dicono di ispirarsi – conclude il responsabile degli impiantisti CNA Pisa – sono violati a causa della chiara posizione dominante detenuta dagli operatori energetici che sfruttano tale condizione anche nelle attività che non fanno parte del core business delle aziende, quali quelle post-contatore. E’ a questo punto indifferibile una azione comune da parte di tutte le associazioni della filiera impiantistica per far valere, a Roma come a Bruxelles, le ragioni delle piccole imprese del settore”.

 

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