Stop alle sponsorizzazioni, comincia il ban pubblicitario per il gioco d’azzardo

Con il nuovo anno si avvieranno anche i primi effetti concreti del decreto dignità, soprattutto la parte di provvedimento espressamente dedicata all’azione di contrasto al gioco d’azzardo. Dal 1° gennaio 2019, infatti, cesseranno la loro validità tutti i contratti di sponsorizzazione stipulati con società che operano nel settore del gioco. Saranno interessate soprattutto le società sportive che in massa avevano stretto rapporti commerciali con suddette realtà, basti considerare che nella sola serie A di calcio vi sono ben 11 club su 20 che possono vantare un betting partner dal quale, a meno di incorrere in contravvenzione, dovranno divorziare.

DL Dignità, la sintesi dell’articolo contro il gioco d’azzardo
Andiamo per ordine, innanzitutto cosa ha stabilito il DL dignità? Questa legge è stata fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle e soprattutto dal vicepremier Luigi Di Maio, è entrata in vigore il 14 luglio 2018 e convertita in legge il 7 agosto dopo l’approvazione del Senato. Agisce su diversi ambiti, in particolar modo sulla revisione dei contratti a tempo determinato, la lotta alle delocalizzazioni e altre misure in materia di fisco. All’articolo 9 descrive i provvedimenti in merito al gioco d’azzardo, questi sono stati compendiati dalla legge di conversione 96/18, in generale si è stabilito che:

– Dovrà cessare ogni attività di pubblicità e sponsorizzazione nei confronti delle società di gioco d’azzardo. Riguardo alla pubblicità si potrà tenere fede ai contratti firmati prima dell’entrata in vigore della legge, ma non oltre un anno da questa data. Per le sponsorizzazioni, invece, restano validi sempre tutti i contratti firmati prima dell’entrata in vigore del DL, ma tutti cesseranno il 1°gennaio 2019. In entrambi i casi chi trasgredirà il provvedimento incorrerà in una multa pari al 20% del valore dell’accordo, comunque non inferiore a 50 mila euro.

– Il PREU, prelievo erariale unico, sulle apparecchiature di gioco (slot e videolottery) aumenterà sensibilmente nell’arco di un lustro nel quale non si prevedono diminuzioni dei volumi di gioco, con conseguente aumento della raccolta da parte dello Stato.

– Dal 1° gennaio 2020 ogni slot dovrà recare un lettore per le tessere sanitarie per impedire il gioco ai minori. Inoltre sugli apparecchi e i gratta e vinci sarà apposta una dicitura sui rischi negativi del gioco. Quegli esercenti che non dotano i loro locali di apparecchiature di gioco potranno scegliere di apporre il logo “no slot” (prodotto dal governo) nelle rispettive strutture.

Le proteste degli addetti ai lavori
Il governo vuol quindi promuovere un’azione di contrasto al gioco d’azzardo che cominci dal non foraggiare la possibile nascita di nuovi giocatori magari attratti dalla pubblicità. Questo è il proponimento, senza andare ad intaccare il gettito fiscale che il settore assicura alle casse statali, almeno non per i prossimi 5 anni. Gli addetti ai lavori si sono ovviamente ribellati, dicono che il governo li ha ignorati in questo passaggio e ora un settore che era già in crisi non si risolleverà più. Ma l’industria del gioco può dirsi in crisi? Diciamo che esistono degli ambiti del settore che sono ai minimi storici come l’ippica e il bingo, c’è poi il problema degli esercenti “vessati” da leggi comunali e regionali che tendono a regolamentare distanze e orari di apertura da rispettare per chi ha apparecchiature di gioco nel proprio esercizio commerciale.

Su questi temi c’è spazio per discutere e riformare, c’è necessità di maggior apertura da parte del governo ma anche di un forte sforzo da parte del settore stesso, è comunque naturale che nell’evoluzione dell’offerta alcuni giochi sostituiscano in popolarità altri. L’altra istanza ripetuta all’indirizzo dell’esecutivo è che la pubblicità sia un fondamentale strumento per discernere gioco legale da illecito, ergo bannando la reclame tornerà l’azzardo illegale in stile proibizionismo. A questo il capo del Mise Di Maio ha più volte risposto affermando che egli punta all’abbassamento dei volumi di gioco in generale, quindi secondo le loro stime ad una diminuzione del gioco lecito corrisponderà anche un calo di quello illecito. Chi abbia ragione è quesito cui risponderanno le statistiche future.

I numeri del gioco, focus Toscana
La pubblicità sarà anche un ottimo distinguo per gioco consentito e non, ma di certo è stata un grande attrattore di nuovi giocatori, e stavolta i numeri per verificare quest’affermazione ci sono già. Nel 2017 il gioco italiano ha superato i 100 miliardi che si sono tradotti in ben 10,3 miliardi per lo Stato. Più di tutto a crescere è il gioco online, ormai dal proprio smartphone si può accedere ai contenuti di un intero casinò, si vedano le sezioni dedicate alle slot cibernetiche dei principali operatori del settore, e l’online cresce senza soluzione di continuità.

Ma il vero motore di questa economia è ancora il gioco analogico, soprattutto quello di slot e VLT (videolottery) che tocca il 50% di tutto il fatturato. Qui i volumi di gioco sono estremamente elevati, possiamo prendere ad esempio proprio la nostra regione: la Toscana è la quarta regione italiana per rapporto tra i residenti e il numero degli esercizi che offrono la possibilità di giocare d’azzardo. Qui riscontriamo dei piccoli record: Prato è la seconda provincia, su scala nazionale per superficie dedicata al gioco d’azzardo; Massa Carrara è la capitale dei mini-casinò, nella provincia ve ne sono 30, ovvero 1 ogni 10 mila abitanti; Firenze risulta tra le prime 20 città italiane (tra quelle che superano i 200 mila abitanti) per volume di gioco.

I numeri dell’azzardo, comunque la si veda, raccontano una realtà precisa, quella di un paese che investe 3 finanziare all’anno in gioco e sviluppando di conseguenza anche forme di dipendenza (secondo il CNR sono 400 mila i giocatori che hanno già sviluppato un disturbo in tal senso). Non è difficile capire perché questo provvedimento sia stato accolto trionfalmente e perché, nonostante le proteste degli interessati, si andrà avanti così. Quindi, a cominciare proprio dalle sponsorizzazioni, inizia lo stop alla pubblicità per il gioco d’azzardo.

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