Popolare di Lajatico, sfuma il valore delle azioni

Una nuova tegola sui risparmiatori del comprensorio e della Valdera, su chi aveva avuto fiducia negli istituti di credito del territorio. Al momento nessuno sa con precisione – se non la banca – di quanti soldi si parli, ma si tratterebbe di qualche milione di euro. Questa volta, anche se il problema riguarda i 6800 soci della Banca Popolare di Lajatico, la criticità non sembrerebbe avere investito l’istituto di credito, ma di sicuro ci sono un po’ di persone che si sono viste sfumare in mano i propri risparmi.

Niente a che vedere quindi, con la dinamica che aveva portato alla crisi di Carismi poi salvata da Credit Agricole, l’altra banca del territorio, dove a determinare il deprezzamento dei titoli emessi era stata una crisi dai connotati più economico finanziari. Nel caso della Lajatico, il meccanismo di svalutazione delle azioni (i titoli di risparmio sociali) è stato innescato da una delle norme, forse scattata a salvaguardia del sistema bancario raccomandata dalla Consob per le Banche Popolari di Credito Cooperativo, che nei fatti si è risolto con il blocco delle negoziazioni dei titoli. In altre parole chi aveva investito i propri risparmi in quote rappresentative della banca comperando le azioni, dopo aprile 2017 non le ha più potute rivendere neppure dalla Banca che le aveva emesse dal momento che sul mercato si sono deprezzate e quindi il risparmiatore non può rientrare in possesso neppure del capitale che aveva investito. Una norma, questa, che ha bloccato un mercato e che ha avuto l’effetto di rendere ‘non liquidabile’ il valore dei titoli. Il problema quindi non sembra riguardare la ‘salubrità’ dell’istituto di credito, per ora, ma un’azione ‘esterna’ sul mercato che ha avuto come effetto un ulteriore deprezzamento, visto che gli investitori hanno cominciato a cercare di alienare le azioni facendo salire l’offerta e diminuire la domanda. Da circa un mese è già nato un comitato di risparmiatori che ha provato a monetizzare il proprio investimento chiedendo alla banca di riprendere i titoli o di negoziarne la vendita ad altri azionisti e si è trovato con un pezzo di carta in mano. Il comitato che è stato chiamato ‘Concordia’, nel senso che vorrebbe lavorare alla soluzione del problema insieme all’istituto di credito e non in contrapposizione: proprio in questi giorni ha anche inviato una lettera ai sindaci della provincia di Pisa, al prefetto, ai consiglieri regionali di ogni partito e all’esecutivo regionale. Nella missiva si spiega la difficile situazione in cui si sono venuti a trovare molti risparmiatori.
“Portiamo all’attenzione delle autorità – scrivono i rappresentati del nutrito comitato di risparmiatori Luisetta Giglioli, Michele Pratelli, Osvaldo Ciaponi -, ciascuno per le proprie competenze, la problematica illustrata in merito alle vicende della Banca Popolare di Lajatico e dei propri soci risparmiatori e facciamo  richiesta affinché siano esaminati e introdotti i necessari correttivi legislativi affinché i risparmiatori possano rientrare nella disponibilità dei propri risparmi e non si trovino quindi di fatto penalizzati per aver effettuato la scelta di credere e investire in una banca del territorio, che per la sua prossimità e vocazione al localismo ha sicuramente condotto e conduce effetti benefici sullo sviluppo economico della zona e ha un ruolo importante nello sviluppo delle imprese locali. I membri del comitato si rendono disponibili a qualsiasi incontro o contatto che le autorità possano ritenere utile”.
Insomma una richiesta di aiuto affinché chi aveva investito possa rientrare in possesso dei propri risparmi come spiegano i coordinatori: “La Banca Popolare di Lajatico, aveva tra i possibili investimenti per un risparmiatore l’acquisto di azioni sociali. Con questo tipo di investimento il cliente diventava socio. Per Statuto, il cda, per ciascun esercizio, tenendo conto dell’interesse sociale, predeterminava il numero delle azioni che potevano essere emesse e sottoscrivibili da un potenziale socio. Le azioni venivano negoziate direttamente dalla Banca in una piattaforma interna alla stessa e senza alcuna problematica. La Banca, per lo scambio delle azioni tra soci, interveniva mettendo in contatto gli investitori che intendevano effettuare azioni di compravendita, prestando servizio di mediazione. Ciò fino ad aprile 2017, quando la Banca Popolare di Lajatico, accogliendo la raccomandazione della Consob 0092492 dell’ottobre 2016, ha fatto ingresso nel sistema di negoziazione multilaterale Hi-Mtf. Purtroppo, dopo le prime transazioni su Hi-Mtf, le vendite si sono fermate: gli acquisti alle aste dell’ultimo anno praticamente sono solo quelle effettuate dai nuovi soci nella misura strettamente necessaria per diventarlo (quota minima 50 azioni). Con conseguente deprezzamento del titolo. L’obiettivo, ci hanno spiegano i vertici della Banca, era quello della trasparenza: l’esito per i soci è invece una  illiquidità di fatto del titolo e una impossibilità di rientro nella disponibilità dei propri risparmi. Un problema di normativa, non della Banca visto che la Popolare di Lajatico risulta essere, nella sua tipologia, tra le più solide d’Italia”. (g.m.)

 

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