Processionarie, nuova invasione nei boschi delle Cerbaie foto

Per gli entomologi sono lepidotteri e si chiamano Thaumetopoea processionea: per le querce delle Cerbaie e per i visitatori dei boschi sono un vero e proprio flagello.

Comunemente si chiamano processionarie della quercia per la loro abitudine di muoversi in fila seguendo i ferormoni del bruco che precede, un comportamento definito dagli entomologi gregario. Già lo scorso anno gli uomini della Forestale – oggi carabinieri forestali – e del consorzio forestale delle Cerbaie dovettero fare i conti con una vera invasione di questi insetti, che come tutte le farfalle, prima di mettere le ali e volare via hanno una vita da bruco, durante la quale vivono in grossi nidi attaccati ai rami delle querce o al cacio della pianta. “Lo scorso anno fu un problema serio – spiega il direttore del Consorzio forestale della Cerbaie Andrea Bernardini e con l’aiuto della Regione e l’importante lavoro fatto agli uomini della forestale e del consorzio riuscimmo in qualche modo ad arginare i danni. Quest’anno la situazione non è migliore. È vero che i nidi sono meno voluminosi, ma le piante infestate sono molte un po’ in tutta l’area della Cerbaie con una diffusione a macchia di leopardo. Nell’estate 2016 dovemmo chiedere aiuto alla Regione per reperire i finanziamenti per l’intervento e quest’anno temiamo di dover ricorrere nuovamente a soluzioni di questo tipo vista la presenza di molti nidi.
Nell’estate 2016 una quercia su cinque mediamente era stata attaccata dai bruchi. Il problema più grosso è rappresentato non tanto dai danni che possono causare alle querce – si nutrono dei germogli e delle foglie più giovani – quanto dal fatto che questi bruchi vivono in grossi nidi sulle piante pressapoco all’altezza degli uomini e sono coperti di peli fortemente urticanti per gli animali e per gli uomini: il rischio più grande è per persone e cani che si imbattono nelle processionarie. Basta arrivare vicino ai nidi o alle file di bruchi per essere colpiti dalla sostanze urticante che si trova sui peli dell’insetto. Il timore è sempre quello di una reazione allergica troppo forte che possa degenerare per alcuni in uno choc anafilattico”.
Lo scorso anno la presenza delle processionarie è stata combattuta attraverso la distruzione dei nidi, con un lavoro complesso. All’interno della zona di Parco delle Cerbaie sono intervenuti gli uomini dei carabinieri forestali, mentre nella parti esterne sopratutto nella zona di sentieristica, frequentata della persone il lavoro di bonifica è stato fatto dagli addetti del consorzio forestale dopo aver informato i comuni di Castelfranco di Sotto e Santa Croce sull’Arno. Un lavoro fondamentale per rendere fruibili i sentieri e le zone verdi che in alcuni casi sono anche state attrezzate dai municipi come parchi. Tra le zone più colpite ci sono Tavolaia, Montefalcone, ma anche molte altre.
“Per distruggere questi nidi – racconta Bernardini – abbiamo operato all’unisono con il distaccamento dei carabinieri forestali di Montefalcone e abbiamo dovuto staccarli dalle piante, bruciarli e poi sotterrarli, anche perché il potere urticante delle processionarie rimane anche dopo che i bruchi sono stati bruciati, anzi basta una folata di vento per alzare la peluggine e innescare reazioni allergiche nelle persone che vengono raggiunge”.
Un’invasione senza precedenti
Se l’estate 2016 è stata segnata dalla proliferazione della processionarie, quella del 2017 non si prospetta meno impegnativa nel contrasto a questi lepidotteri nel loro stadio di bruchi. “Ci siamo rivolti ad esperti della Regione e ci hanno spiegato che la proliferazione delle processionarie della quercia – dice Bernardini – non ha una spiegazione scientifica per il momento, di sicuro ci sono degli anni in cui sono più virulente e degli anni in cui sono meno presenti, mediamente ogni 10 anni c’è una annata più pesante. La presenza di questi animali però non è da considerarsi un’anomalia, una presenza endemica nel parco della Cerbaie è normale e fa parte dell’ecosistema, il problema è la proliferazione incontrollata. Al momento non è noto neppure se esista un antagonista in natura, probabilmente qualche uccello che mangia questi bruchi esiste, almeno allo stadio di farfalla”. Il problema però è rappresentato dal fatto che la processionaria della quercia, così come la cugina del pino, compie il suo ciclo riproduttivo nello stadio di bruco depositando delle uova nelle cortecce più tenere della quercia, uova che si dischiuderanno l’anno successivo. Il fatto che lo scorso anno siano stati fatti degli interventi di disinfestazione sicuramente ha favorito la possibilità di abbattere la popolazione del 2017. Gli esperti tendono a pensare che possa essere una concomitanza di fattori a determinare la proliferazione.
Una vita da ‘bruco’ nelle Cerbaie
La processionaria è un lepidottero, ovvero una farfalla di dimensioni piuttosto grosse. Il ciclo vitale dell’insetto comincia ad aprile quando con il rialzo delle temperature primaverili le uova deposte l’anno precedente nei tronchi della quercia si schiudono e nascono i bruchi. Tra metà e fine luglio poi i bruchi fanno la metamorfosi e diventano farfalle con ali giallastre o grige di abitudini prevalentemente notturne. Quando sfarfallano lasciano la veste pelosa e carica di sostanze urticanti che continua ad essere pericoloso per chi vi si imbatte. Uno dei fattori che può portare alla proliferazione di quesiti insetti sembra essere, ma è un dato che emerge solo dall’osservazione empirica, il parziale disboscamento di alcune aree per cause naturali o di manutenzione dei boschi, visto che questi insetti non amano il bosco profondo, ma le zone areate dove il sole riesce a penetrare.
(per saperene di più apri pdf in allegato qui sotto. Il dossier della Arsia (Regione Toscana) sulla processionaria della quercia)

 

Gabriele Mori

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