Barchini alla deriva: posizioni ancora distanti

E’ una specie di “guerra fredda” quella che si consuma attorno al Palio di Castelfranco, dopo la frattura fra il Comitato e le due contrade “dissidenti”. Uno scontro che vive sottotraccia, fra commenti social e chiacchiere da bar, ma che per ora non ha dato spazio a momenti di confronto o chiarimento ufficiale. Unica eccezione, il faccia a faccia che il sindaco Gabriele Toti ha avuto in questi giorni con i presidenti di San Michele e San Bartolomeo, in attesa di incontrare anche i vertici di San Martino e San Pietro.

Per il resto, dall’inizio “dell’Aventino” – cioè da quando San Michele e San Bartolomeo hanno negato al Comitato il tradizionale mandato per l’organizzazione del Palio Leggi qui-, ognuno è rimasto sulle proprie posizioni. Le due contrade hanno fatto sapere che non parteciperanno a un Palio 2018 organizzato dall’attuale Comitato, trasferendo poi ogni discussione all’interno dei rispettivi consigli, mentre il Comitato ha continuato a lavorare per la prossima edizione. “Proprio stasera dovremo vagliare alcune bozze per il nuovo Cencio”, dice il presidente del Comitato Paolo Nuti, che non fa mistero del disappunto per un confronto limitato per ora solo alle posizioni sulla stampa e ai commenti su Facebook. “Ci tengo a precisare – dice Nuti – che la sera in cui le due contrade hanno negato il mandato, si sono presentate entrambe con una lettere di tre righe che non riportava alcuna motivazione, dopodiché non ne abbiamo più parlato. Se queste contrade hanno dei problemi secondo me si risolvono mettendosi ad un tavolo e parlandone, quanto meno per spiegare le motivazioni. Noi lavoriamo per fare il Palio con quattro contrade, perché vogliamo bene a Castelfranco e alla manifestazione, ma non ci stiamo a sentir dire che si è sbagliato tutto. Il nostro obiettivo primario è il Palio, ma vogliamo avere la libertà di organizzare anche iniziative collaterali. Nell’associazione siamo 21 persone e le porte sono sempre state aperte a tutti”.
Il presidente, quindi, sgombra il campo subito da ipotesi fantasiose circolate in questi giorni, per precisare che il Palio di Castelfranco nasce per i quattro quartieri in cui storicamente è diviso il paese. Sarebbe solo una battuta da bar, quindi, l’ipotesi di far correre il prossimo Palio ad improbabili contrade in arrivo dalle frazioni. “Lungi da noi – precisa Nuti –: chi conosce il Palio dei barchini sa che non fa parte della storia della nostra manifestazione e le stesse frazioni non hanno mai avanzato questa richiesta. Noi non andiamo a cercare nessuno per rimpiazzare le due contrade”. Del resto, anche contattando le associazioni di Orentano l’ipotesi strappa ovunque sorrisi, dimostrando ancora una volta la “lontananza”, non solo geografica, tra frazioni e capoluogo. “Partecipare al Palio? Solo una boutade – è la risposta più comune -. Le vicende di Castelfranco raramente toccano Orentano”.
Da parte del sindaco Gabriele Toti, invece, nessun commento per adesso nel merito della disputa, ma solo l’auspicio per un confronto che possa permettere di ricucire lo strappo. “Quanto sta emergendo in questi giorni non lascia il Comune indifferente – dice Toti -. Anche se si tratta di un’attività e una discussione interna tra Palio e contrade, seguiamo la vicenda con attenzione per l’importanza e la ricaduta che ha per Castelfranco. Per questo abbiamo incontrato i presidenti delle due contrade che non hanno dato il mandato per la prossima edizione, ci siamo visti con il comitato e incontreremo le altre contrade. Ascolteremo le ragioni di tutti e confidiamo che questa difficoltà possa essere superata, anche se oggi appare molto complicato se non un vero e proprio stallo”. Una difficoltà evidente, nella quale forse proprio l’amministrazione comunale, alla fine, sarà chiamata ad intervenire, anche se il sindaco Toti sgombra il campo da ogni ipotesi di intromissione nella vicenda. “Il Palio è una manifestazione che appartiene a Castelfranco – dice -. Il comune non organizza e non organizzerà la manifestazione: la sostiene e continuerà a sostenerla per l’importanza che riveste”.
Eppure, più di altre volte, dove le discussioni avvenivano sempre e comunque all’interno del Comitato stesso, la frattura in questo caso sembra decisamente più netta. Se le posizioni resteranno tali si arriverà ad un vero e proprio stallo, a meno che non intervenga qualcuno al di sopra delle parti. Un po’ come avveniva nei Comuni della Toscana basso medievale, quando lo scontro tra fazioni obbligava, per il bene della città, a ricorrere ad un podestà esterno, super partes appunto. A distanza di 700 anni, del resto, la questione in ballo tra le mura di Castelfranco non è troppo diversa dalle dispute sull’assetto istituzionale e sul bilanciamento dei poteri dei vecchi statuti comunali. In ballo c’è il sistema di rapporti tra le quattro contrade e il Comitato.
A differenza di altri palii, infatti, dove il Comitato è emanazione diretta delle contrade (che vi partecipano in qualità di soci, magari insieme all’amministrazione comunale), quello di Castelfranco si è costituito in associazione autonoma ormai dal 2004. Un’associazione terza in pratica, con un proprio consiglio, uno statuto e un bilancio autonomo, chiamato a sovrintendere all’organizzazione di una manifestazione alla quale partecipano quattro contrade (a loro volta altrettante associazioni con un proprio presidente e un proprio consiglio). È questo il meccanismo che San Michele e San Bartolomeo chiedono di superare e di rivedere, convinti che il Palio dei barchini abbia bisogno di cambiare, anche se per adesso non è stata avanzata ufficialmente una proposta alternativa.

Giacomo Pelfer

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