“Servire i poveri per toccare Gesù”, Federico è diacono foto

“Il diacono deve servire tutti e, in particolare i poveri, quasi che loro ti possano prendere la mano e portarla a toccare Gesù piagato, Gesù l’amante”. Lo ha ricordato ieri 28 aprile il vescovo della diocesi di San Miniato Andrea Migliavacca nell’omelia della santa messa nella quale è stato ordinato diacono Federico Cifelli.

L’aiuto, soprattutto ai poveri, come via per raggiungere la santità. In un percorso, quello di Federico, iniziato ben prima del suo viaggio verso l’ordinazione sacerdotale. Lui, cresciuto tra la parrocchia e la Croce Bianca, è arrivato fino agli ultimi del quartiere Sanità a Napoli per seguire la strada diventata immagine con la lavanda dei piedi: farsi ultimi per essere primi. Mettersi al servizio non è quasi mai facile e in una società che ti invita a sgomitare per essere primo sembra anche fuori luogo. Per questo il diaconato permanente appare ancora di più un dono, capace di brillare più delle vesti dorate indossate nella celebrazione. Una missione da compiere nell’ombra, ma solo per essere luce della comunità e della Chiesa. Ieri, nella Orentano che lo ha visto crescere, con le sue gioie e i suoi dolori, Federico ha ricevuto l’abbraccio di tutta la comunità, che come famiglia si è riunita per festeggiare questo figlio. Un abbraccio per il quale Federico ha ringraziato tutti, che lo ha riempito di gioia e anche di responsabilità, per quel ruolo un po’ speciale che lo “costringe” anche a farsi esempio. Il primo abbraccio ha voluto darglielo proprio il vescovo. Pur nel rispetto delle forme, questa nuova generazione di Chiesa riduce le distanze, anche fisiche e invita le persone ad avvicinarsi. Anche questo lo insegnano i poveri: per scaldare il cuore basta una carezza.
“Segni e prodigi – ha detto il vescovo – devi compiere, caro Federico, nel servizio umile della carità, del dono della vita, del toccare i piagati della storia di oggi e della nostra società e potrai scoprire che i segni che compirai sono i segni di Gesù”. Un compito difficile davvero, specie perché oggi le piaghe più profonde sono quelle che non si vedono. 

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