Le Cerbaie tra tutela della biodiversità e promozione foto

di Gabriele Mori
Il Comprensorio delle Cerbaie è un’area ricca di fascino per chi ama la natura, la storia, la biologia. Una lunga striscia di colline verdi che si stende tra due aree umide, il padule di Bientina e quello di Fucecchio. All’intero di questo territorio, il Consorzio Forestale svolge vari ruoli, primo tra tutti quello di tutela, ma anche di valorizzazione del patrimonio naturalistico, paesaggistico e boschivo di quest’area verde. Abbiamo cercato di capire con il presidente Federico Grossi quali sono gli sviluppi futuri, cosa è stato fatto e cosa verrà fatto alla luce degli ultimi successi che questo consiglio di amministrazione ha centrato in tre anni.

Parliamo subito delle cose positive che adesso però andranno gestite. Recentemente il consorzio forestale delle Cerbaie è tornato agli onori della cronaca perché ha vinto il Pit: cosa significa per i soci?
“Il Pit è il piano integrato territoriale, è una misura della programmazione del Piano di sviluppo rurale della regione il Psr, che si basa sull’assunto che i portatori di interessi, quindi pubblico e privato, affrontino un tema comune che li lega tra di loro e che con metodiche innovative ed ecosostenibilità, tenti di risolvere problemi di carattere ambientale. Questo per dirla in modo un po’ scolastico, ma chiaro che tutto ciò si traduce in azioni. Il nostro tema è l’elemento dell’acqua del padule di Fucecchio e delle Cerbaie, nel senso che bisognerà ricreare un equilibrio. Ad esempio se si parla di acqua partendo proprio dai ‘chiari’, allo stesso tempo anche un’economia per le coltivazioni, regimazioni della acque, manutenzione dei terreni, acquisto di motopompe, attrezzature sistemi innovativi di irrigazione. Nelle Cerbaie il tema della acque prende più un aspetto di gestione, inteso come regimazione delle acque del terreno. Ad esempio prevenire erosioni, smottamenti, creare dei piccoli invasi a servizio delle aziende agricole per evitare che facciano ricorso a pozzi artesiani. E’ prevista anche la piantumazioni di alberature, corridoi ecologici. Il Pit prevede anche al gestione delle aree paludose dove crescono aree particolari e qui bisogna coniugare l’aspetto naturalistico con l’aspetto d’impresa. Ovvero creare un equilibrio tra la conservazione e promozione e impresa. Al Pit hanno partecipato 30 soggetti pubblici e privati. Oltre 40 soci. Questo risultato ovviamente non lo hanno colto i singoli ma la squadra grazie al fondamentale impegno dei Comuni e dei sindaci che hanno sempre creduto nel Consorzio e hanno sempre supportato la governance. È un grande risultato soprattutto per il comune di Fucecchio e per tutto il padule, dove è stata fondamentale la collaborazione della vicepresidente del consorzio e assessore all’ambiente del comune di Fucecchio Silvia Tarabugi”.
Tutto questo come si traduce fattivamente in termini di lavoro che dovrà sostenere il Consorzio?
“I prossimi tre anni che è la durata del Pit, al Consorzio spetta un ruolo da protagonista e di crescita e di governance di tutte le Cerbaie, diventando una realtà capace di relazionarsi con la Regione che è l’ente gestore del Sic. Ma anche un ruolo di supporto ai Comuni sugli interventi di carattere boschivo nella promozione nella filiera bosco legno-energia, per la produzione di cippato per le caldaie a biomassa. Il consorzio forestale rifornisce ad esempio il Cippato al Castelfalfi Resort della Tui questa azienda fa un largo uso del cippato perfino per i processi di refrigerazione, utilizzando l’energia che deriva dal legno.
Grossi, lei è arrivato a fine mandato. Adesso cosa accadrà? Pensa di ricandidarsi?
In questi anni il consiglio di amministrazione mi ha sempre supportato e abbiamo lavorato in una condivisione di intenti. Ora spetta ai sindaci dei comuni soci, fare le opportune valutazioni. Lascio un consorzio in attivo, in crescita e dalle enormi potenzialità che ha fatto parlare di sé e che lo sarà sempre di più in futuro come impresa a servizio del territorio. Adesso i sindaci e i soci privati all’intero dell’assemblea che verrà convocata a gennaio e avrà all’ordine del giorno il rinnovo della cda, faranno le opportune valutazione”.
Il bilancio che lascia: come è e che situazione economica e finanziaria avete?
“I Comuni soci pagano solo una quota di adesione di 2500 euro, i privati pagano un’adesione forfettaria tra 50 e 100 euro annui minima e va in base alla grandezza della propria particella boschiva, per ogni singola misura di Psr ci sono le spese tecniche che spesso sono finanziate dallo stesso Psr che quindi sono costo zero. Le spese tecniche dei Psr vinti vengono incamerate dal Consorzio: per il solo Pit saranno più di 100mila euro che andranno al Consorzio Forestale”.
Ma il consorzio come è organizzato al suo interno?
“E’ un ente di diritto privato che riunisce i soci pubblici e i soci privati con lo scopo di sostenere indotto ricettivo, aziende agricole, proprietari di particelle di bosco. Tra gli stake holder delle Cerbaie, ci sono i comuni di Castelfranco, Santa Croce e Fucecchio. In questi anni il consorzio che rappresento come presidente del cda dal 2014, è cambiato molto (era nato nel 2010) si è fatto conoscere molto. La sua immagine all’esterno è cambiata molto, grazie a escursioni, soggetti con le scuole e che richiamano molte persone siamo arrivati ad avere anche 300 partecipanti ad uscita. Dimostrazione di un grande interesse, soprattutto quando vedi partecipare persone da Pisa o Firenze. Le uscite di punta sono quelle notturne di maggio e la notte di san Lorenzo sulla via Francigena. Sono gli eventi di punta di inizio estate e fine estate. In più ci sono tutti quelli aspetti prettamente naturalistici che hanno di media dai 60 agli 80 partecipanti”.
Dal punto di vita turistico, il Consorzio che è un’area di pregio con tutto il suo comprensorio, ha una potenzialità?
“Nell’ultimo anno abbiamo avuto più di mille visitatori, con le uscite naturalistiche a prezzo politico, ogni visitatore ha pagato mediamente 10 euro. Quindi questa è la dimostrazione che ci può essere anche un piccolo indotto turistico di nicchia fuori dalle mete principali, come i grandi parchi regionali, un turismo che sempre più spesso vuole conoscere aree naturalistiche di pregio cosiddette minori vicino casa, che molto spesso in passato venivano bistrattate. Inoltre al tema del turismo si può legare un indotto economico di filiera corta, che il Consorzio sta promuovendo: alle visite cerchiamo di abbinare pranzi o prodotti come le marmellate di corbezzola raccolte a mano. Un obiettivo infatti è sviluppare la filiera corta dei prodotti di sottobosco, come il corbezzolo o il sorbo, una piccola filiera da sviluppare, un prodotto di nicchia, in grado però di attrarre l’interesse di varie fasce di persone”.
Il consorzio forestale è stato anche soggetto di consulenza per i privati e ha partecipato a vari bandi oltre a quello recentemente vinto rendendo un servizio ai soci.
“Molti cittadini si rivolgono al consorzio per capire come beneficiare dei suoi servizi. Il consorzio nasce come esigenza di gestione unanime di un patrimonio frazionato tra tanti comuni. Come ente di consulenza, promozione, non ha proprietà boschive proprie, ma gestisce le proprietà boschive dei soci consorziati, solo il comune di Fucecchio ha proprietà boschive pubbliche, quelli dell’ex Opera Pia. Tutte le altre particelle sono di soci privati e che hanno ceduto al consorzio la gestione.
E’ cresciuto: sta concludendo importanti lavori per circa 20mila euro al comune di Calcinaia che recentemente è rientrato e anche il comune di Altopascio sta manifestando un forte interesse in virtù del lago di Sibolla. Le Cerbaie e il Sibolla sono aeree Sic Reti Natura 2000, una classificazione europa di aree protette la cui competenza prima spettava alla Provincia e ora alla Regione”.
Perché in un tempo di sfiducia verso il mondo istituzionale, il Consorzio è in grado di attrarre adesioni e interesse da parte di cittadini e privati?
“Molto probabilmente se ci sono comuni come Calcinaia (per quanto riguarda il bosco di Montecchio) e Altopascio che manifestano questo interesse a consorziarsi c’è un giudizio positivo sul nostro operato, sulle sua professionalità e soprattutto sulla preparazione di chi ci lavora. E una capacità di fornire consulenza e risposte ai diversi bandi del Psr, adesso infatti il Consorzio diventa un portatore di interessi in grado di dialogare con la Regione nell’interesse di tutti soci.
L’uscita di Santa Maria a Monte dal consorzio forestale delle Cerbaie è più per motivi ideologici che altro. Non è un caso che ci siano dei privati di quel comune, come i proprietari della Pianore, che entreranno nel consorzio forestale della Cerbaie, hanno partecipato al Pit e ricevereanno dei finanziamenti. Quindi ci sono privati prima ancora del comune che riconoscendo il valore del consorzio avranno un ritorno economico”.
Chi sono gli operatori e quindi i lavoratori del Consorzio forestale?
“Nel tempo ci siamo strutturati: il direttore è Andrea Bernardini, ci sono dei liberi professionisti agronomi forestali e alcuni operai e un cartografo. Gli operai lavorano per conto del Consorzio con i nostri mezzi per i lavori che vengono affidati, come il taglio di legna nei boschi dei soci consorziati, legna da ardere con tagli autorizzati dagli enti competenti, che sono la città metropolitana o l’unione dei comuni della val di Cecina. Tagli sostenibili per tutelare il patrimonio boschivo e ottenere un guadagno e sostituirsi alle tante imprese boschive come ad esempio gli operatori dell’est Europa.
I dipendenti seguono gli iter, compresi quelli burocratici dei Psr per tutti i soci che hanno partecipato in modo singolo o associato. Tutte operazioni che ogni singolo socio non potrebbe sostenere per la mole di documenti richiesti. Poi c’è la verifica sul campo, capire le esigenze dei soci o comunque di chi manifesta interesse.
Collaboriamo anche con i carabinieri forestali che gestiscono la riserva naturale dello stato a Montefalcone e la collaborazione è proficua nel contrasto alle fitopatologie e che ci hanno visto agire uniti e compatti nella gestione del mazzococcus e della processionaria della quercia. Molto più pericolosa di quella del pino, presto uscirà una misura del Psr dedicata alle fitopatologie ovvero le malattie della piante”.
Quali sono le peculiarità naturalistiche delle Cerbaie?
“Intanto sono il polmone verde che compensa il grande impatto che l’industria ha sul Comprensorio. Avere un polmone verde, essere una cassa di decompressione e depurazione per l’ambiente è una grande cosa. Poi la biodiversità: le Cerbaie raccolgono specie vegetali definite piante relitte perché hanno trovato nei vallini della Cerbaie delle condizioni microclimatiche tali che nelle ere geologiche hanno potuto continuare a svilupparsi e a crescere e che nel resto d’Europa si trovano o nel nord Europa o sulle cime delle Alpi o sugli appennini. La pianta più rappresentativa della Cerbaie è la Drosera Rotundifolia, varietà di pianta carnivora che cresce sulla sfagneta di Santa Maria a Monte e Fucecchio. Altra risorsa sono i grandi boschi di alto fusto di querce che si trovano nella riserva naturale di Montefalcone. C’è una biodiversità elevata anche di insetti, rane, anfibi, rettili, volpi, tassi, istrici, caprioli, anche se non ci sono più i cervi. Da aggiungere inoltre che ultimamente nelle Cerbaie c’è un problema pressante che è quello di gestire i cinghiali, specie su Castelfranco, Orentano e Santa Maria a Monte. Abbiamo più volte sollecitato l’intervento dei cacciatori, anche grazie alla legge regionale”.

 

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