I paesi dei fiumi:storia, devozione, archeologia in Valdarno

di Valerio Vallini

Sotto il titolo I paesi dei fiumi, purtroppo non evidenziato nel frontespizio che presenta però una bella grafica della piana delle “Cinque terre”, l’Arsus (Associazione Ricerche Storiche Valdarno di Sotto), sezione territoriale dell’Istituto Storico Lucchese, quaderno IV del 2016, presenta una serie di saggi, progetti, cronache e recensioni ad opera di cultori e storici delle nostre zone. Sintetizzare è in qualche modo tradire, ma come ridurre per i lettori una mole di 220 pagine di corposi saggi? Di leggende come quella del diavolo che avrebbe aiutato un certo Bonfiglio a costruire il ponte di Fucecchio, riportata nel saggio di A. Malvolti? A noi non resta che stuzzicare la curiosità del lettore.

Apre l’intervento di Paolo Santini Cerreto nell’età moderna e Gavena fra l’Arno ed il Padule. Sull’input della grande inchiesta leopoldina del 1766, Santini affronta la navigazione fluviale, i porti, le idrovie e le ‘navi’. Emergono figure di navicellai, navalestri, dal Settecento a tutto l’Ottocento. Una realtà socio-economica fino al termine della navigazione sull’Arno. Toccherà a chi legge scoprire la peculiarità di Gavena e altri luoghi sulla sponda destra dell’Arno.

Alexander Di Bartolo nel suo La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta e Bassa e le esondazioni dell’Arno nel secolo XIX, fa emergere la realtà della frazione di Bassa e di altri luoghi della riva destra dell’Arno, con un’analisi dettagliata e puntuale, ricca di riferimenti eruditi e statistici, con esplorazioni che vanno dagli studi del Morozzi, alle visite pastorali, il tutto per offrire un’immagine reale e documentata sulla vita quotidiana di questa comunità.

Alberto Malvolti con Un castello e i suoi fiumi. L’Arno e la Gusciana nel governo del comune di Fucecchio (secoli XIII-XIV), dà un contributo originale soprattutto riguardo al controllo della navigazione dell’Arno e nel paragrafo L’Arno dà, l’Arno toglie: paesaggi in movimento lungo i fiumi, evidenzia mutamenti paesaggistici dovuti agli sconvolgimenti più profondi con la tremenda alluvione del 1333 per la quale, citando il Villani “…maggiormente coperse l’Arno e guastò il Valdarno di Sotto, e Pontormo e Empoli e Santa e Castelfranco, e gran parte delle mura di quelle terre rovinarono…”.

Di Castelfranco parla Gabriele Manfredini che titola: Fiumi, canali, dogai, pozzi e fonti: la “gestione delle acque” a Castelfranco Di Sotto nel corso dei secoli. La sua indagine corposa e non riassumibile a costo di farle violenza, è pane per palati raffinati ed attenti alla cronologia del divenire degli eventi. L’appendice, che riporta una cronaca del Franceschini sui lavori alla Gusciana dal Settecento ai primi del Novecento, è una miniera di notizie che permette di assaporare l’atmosfera dei tempi e la concretezza del ‘racconto’.

Il sottoscritto parlando di Ponti e mulini sull’Egola ci porta sulla riva sinistra dell’Arno e si affaccia alla Valdegola citando la curiosità dei molini a mal tempo e dei ponti sull’Egola. Sempre sulla riva sinistra del fiume, Agostino Dani sottolinea con il suo Un’area archeologica romana presso Roffia (San Miniato), l’esistenza, intorno all’anno 30 a.C, di “una fitta rete di ‘ville rustiche’, le cui tracce sono state rilevate a Leporaia, Madonna dei Boschi, Ribaldinga, Bacoli, Poggio a Isola e Stibbio”. 

Intrigante e suggestiva, per gli aspetti e gli enigmi che propone, è lo studio a più mani: Silvia Leporatti, Alberto Malvolti, Silvano Santi, Andrea Vanni Desideri, intitolato L’epigrafe di San Nazario alle Querce. Siamo nel margine nord-orientale delle Cerbaie che degrada verso il padule di Fucecchio. Devozione e storia si intrecciano. La chiesa di San Nazario ci sprofonda nel IX secolo. In questo luogo è avvenuto il ritrovamento di un frammento di marmo bianco con una iscrizione che decifrata recita: Hic sunt Reliquiae duodecim apostolorum. Reliquie di dodici apostoli! C’è di che restare di stucco. Siamo di fronte a un documento che ha suscitato e suscita molti interrogativi. Il lettore si potrà sbizzarrire a piacimento e trarrà le sue conclusioni. Nui chiniam la fronte al massimo fattor.

Affascinante è il viaggio di Giorgio Turi, santacrocese che risiede a Firenze, intorno ai Mestieri a Santa Croce sull’Arno dal 1768 al 1787. E’ un viaggio fatto sulle “Carte Gianni” dell’Archivio di Stato di Firenze, la “Tassa delle macine” del 1770-71 e lo “Stato delle anime” del 1787 (queste ultime due presenti nell’Archivio Storico del Comune di Santa Croce sull’Arno). Emerge un quadro di una Santa Croce operosa nella seconda metà del Settecento (contava 1800 persone nel paese e mille nel contado), che accanto alla tradizionale industria dei navicelli enumera fabbriche di scarpe, di cappelli di feltro, due fornaci di mattoni, fabbriche di barrocci, carri, tele di lino, canapa. Concerie nessuna.

Le cronache ci portano al programma de “Le terre dei vinti”: un convegno e un progetto storico-archeologico di Guido Vannini-Michele Nucciotti- Andrea Vanni Desideri che ha visto il suo esordio il 13 dicembre 2015 a Fucecchio, nella sede della Fondazione Montanelli-Bassi. Una recensione di Roberta Barsanti su Leonardo e l’Arno e Memorie Montanelliane (1862-1892), di Paolo Benvenuto, chiudono la parte puramente storica e documentaristica.
Una nota biografica ed estetica su Arturo Checchi di Pier Giuseppe Leo Arturo Checchi: una Toscana autentica e suggestiva dagli epigoni dei Macchiaioli ai movimenti europei del ‘900, conclude questo quaderno che testimonia la vitalità e la professionalità di un volontariato culturale teso al mantenimento e alla trasmissione delle memorie.

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