Storie di donne e voto, quando il seggio era una festa

“Mi ricordo che per l’occasione ero vestita a festa, indossavo un vestito nuovo, ma non avevo messo il rossetto rosso per paura di macchiare la scheda elettorale e quindi di far annullare il voto”. Pierina Mandorlini ha 95 anni e 70 anni fa fu tra le prime donne italiane a votare. Era il 2 giugno 1946, quando l’Italia, questa volta tutta insieme, scelse la Repubblica e si affidò alla Costituzione per ricominciare daccapo.

Per ricordare quel primo voto, la consulta Pari Opportunità e l’assessorato alle Pari Opportunità del comune di Santa Croce sull’Arno hanno voluto raccogliere la testimonianza di donne ormai molto anziane, ma ancora molto lucide e presenti, che quel giorno lontano lo hanno vissuto e che ne conservano un ricordo indelebile. “Non si tratta di vere e proprie interviste – sottolinea la presidente della consulta Federica Fiori – quanto piuttosto di racconti in libertà sulle emozioni, gli stati d’animo che accompagnarono quel momento e che stiamo raccogliendo con grande rispetto e partecipazione”.
“E’ un progetto a cui teniamo molto – aggiunge l’assessore alle Pari Opportunità Carla Zucchi – non solo perché ci riporta alla memoria il nostro recente passato, ma perché ci fa rivivere nel racconto di un ‘semplice’ quotidiano, tutta la straordinarietà del momento. Nelle parole delle ragazze di allora si sentono con la stessa forza le emozioni di quel giorno: il senso di libertà, la gioia di una conquista e la speranza di futuro nuovo per tutte le donne”.

Le testimonianze

“La prima volta che ho votato – racconta Iva Bracci, 103 anni – sono stata contenta perché non era mai successo prima e soprattutto perché sapevo a chi darlo. Sono sempre andata a votare, ora, a causa dei dolori, non posso più andare. Mi ricordo che prima di andare mi vestivo a festa con un vestito di pura seta colorato, no bianco e nero, perché era da vecchia. Quando entrai per la prima volta nella cabina fui molto contenta di esprimere il mio voto. Anzi, quando uscii fuori dissi: ‘Il mio è buono, quello degli altri non lo so’. Mi ricordo che la sera prima fissai con la mia cugina per andare a votare il giorno dopo. Quando mi sposai, mio marito era uno di quelli che faceva parte del seggio, mi ricordo che all’ora di pranzo tornava sempre a mangiare a casa. Il pranzo il giorno delle votazioni consisteva in un piatto di crostini e un piatto di minestra”.
“Nel 1946 – racconta Pierina Mandorlini, 95 anni – ho votato per la prima volta. Quel giorno fu un giorno di festa per tutti, soprattutto per le donne. Con me avevo mio figlio di tre anni, anche lui indossava un vestito nuovo che mi avevano regalato persone di Empoli che avevano una confezione ed erano state sfollate da noi. Ricordo la lunga fila per andare a votare e mio marito che andava a prendere con il suo motore le donne che abitavano più lontano. Era proprio un giorno di festa per tutti, ricordo che, abitando vicino alla scuola, facemmo un pranzo per tutti coloro che stavano prestando servizio al seggio. Andando a votare per la prima volta pensavo di avere un futuro migliore, visto che ho sempre vissuto senza debiti ma nella miseria”.

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