Retedem Pisa: “Per i rom seguire le direttive europee”

Riceviamo e pubblichiamo in forma integrale il seguente intervento della Retedem Pisa sulla questione dell’integrazione dei Rom e della gestione dei campi con particolare riferimento al campo Rom della Bigattiera, consci che nonè un problema solo di Pisa ma di tutto il terriotrio provinciale. Un intervento in cui i Dem pisani sottolineano come in realtà la comunità europea si sia espressa su questa materia e abbia già dato anche indicazioni si come operare.
“Uno dei principali obiettivi della strategia nazionale dell’Italia per i rom è garantire l’istruzione a tutti i bambini rom, promuovere un accesso non discriminatorio all’istruzione e combattere l’abbandono scolastico precoce. La strategia si propone inoltre di mettere fine all’alloggio dei rom nei cosiddetti campi”. Queste parole sono tratte da un documento della commissione europea sulla Strategia Nazionale per l’integrazione dei Rom. In queste ore, in cui sembra prossimo lo sgombero forzato del campo Rom della Bigattiera richiamiamo questo documento per invitare tutti i soggetti coinvolti – istituzionali e non – ad una profonda riflessione sul senso stretto di queste parole.
Sappiamo bene di vivere in una fase di straordinaria complessità, agitata da conflitti sociali enormi e profondi in cui vengono richiamate paure ancestrali mai come oggi obsolete e sbagliate. Ci chiediamo però – come uomini e donne di sinistra – perché dare risposte che rischiano di risultare funzionali soltanto ad agitare lo spettro dello scontro con la diversità: il “noi e loro” traccia una linea che non tiene conto delle sfumature opportune come non mai in questo momento. Per capire ed agire, politicamente e culturalmente. L’integrazione formale senza inclusione sociale non produce coesione. E le risposte in termini di mero ordine pubblico, in un quadro legislativo carente, producono soltanto emarginazione e esclusione sociale e non sanno (o non vogliono) risolvere le contraddizioni sociali, economiche, culturali e identitarie.
Sotto la cenere delle nostre città che cambiano, nelle tante aree marginali, cova una rabbia sociale, territoriale: la risposta giusta – quella che ci potrebbe evitare di essere un futuro luogo di conflitto – è maggiore inclusione, maggiore democrazia, maggiore estensione dei diritti. È lavorare a tutti i livelli per non costruire separazione, isolamento, aggregazioni rabbiose di esclusi. È il rispetto della diversità nel perimetro dei principi costituzionali: libertà, uguaglianza, pari opportunità.
Questo avverrà costruendo quotidianamente, nelle scuole, nelle strade, sui marciapiedi delle nostre comunità locali i motivi per stare insieme e riconoscersi come appartenenti allo stesso destino. La risposta giusta e lungimirante è investire nell’uguaglianza e nel rispetto della diversità. Non abbiamo infatti scelta: il contrario della parola integrazione è la parola disintegrazione.
Questa, oggi, è la nostra responsabilità. Costruire società. Non costruire muri ed esclusione. Rispondere “con più democrazia e più umanità” proprio nei confronti degli “ultimissimi”, i rom, coloro per cui la ricerca di soluzioni socialmente sostenibili si scontra con la fatica che sappiamo fanno le istituzioni locali e la società civile a trovare delle vie contando quasi esclusivamente sulle proprie forze. Crediamo però che gli sgomberi muscolari non risolvano alcun problema. Sicuramente non quello dei bambini che vanno a scuola, per poi tornare nelle loro baracche dove il loro orizzonte si perde nel nulla del degrado.
Crediamo quindi che l’unica soluzione al problema risieda, come afferma ancora il già citato documento della Commissione Europea, nell’eliminare i campi rom fornendo alloggi sicuri, promuovendo il microcredito e la realizzazione di una campagna di vaccinazione per le famiglie rom, nel definire politiche incentrate sulla progressiva eliminazione della povertà e dell’esclusione sociale tra le comunità rom emarginate, nell’elaborare dei piani d’azione locali che rispecchino le necessità delle singole comunità”.

 

ReteDem Pisa

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