Meno vincoli e più innovazione: lo chiedono gli artigiani

Creare un fondo pubblico-privato per favorire l’innovazione e la “digitalizzazione” dell manifattura toscana. E’ una delle proposte emerse questa mattina durante la presentazione del rapporto Trend, che fotografa l’andamento dell’economia provinciale di Pisa partendo dalle piccole e medie imprese e dall’artigianato. Un rapporto che la generale sfifucia verso il futuro, da parte di un settore comunque deciso a migliorarsi, e che reclama meno vincoli, meno burocrazia e più innovazione.

A presentare i dati del rapporto sono stati il presidente Cna Matteo Giusti e il Direttore Generale CNA Rolando Pampaloni.
“I dati ci dicono che con la crisi ormai perdurante del manifatturiero simbolo solido, come l’arte e il paesaggio, della immagine della Toscana, siamo di fronte ad un bivio – afferma Matteo Giusti innesca il ragionamento svolto in casa CNA -. Come tutte le scelte, quale che sia la direzione futura, sarà comunque dolorosa. Il nostro sistema economico può imboccare la strada delle terziarizzazione spinta in cui risorse come il turismo saranno sempre più rilevanti; oppure continuare a perseguire un modello basato su una molteplicità di fattori produttivi da mettere a frutto come il manifatturiero, dalla metalmeccanica all’arredamento, dall’alimentare alla moda. Noi crediamo che sia questa la strada più proficua e più promettente per la nostra regione che è ricca di tradizione, di esperienza e di voglia di fare. Ma voglia di fare e esperienza non bastano se di fronte ci sono muri troppo alti eretti da una burocrazia sempre più opprimente e sempre più acefala, impossibile da governare che produce problemi e squilibri invece di risolverli”.
“Non ci limitiamo alla critica – incalza Rolando Pampaloni – dal livello locale a quello nazionale avanziamo alcune proposte: stimolare l’innovazione, lottare per la semplificazione”.
“Nell’ordine – spiega Pampaloni – occorre introdurre agevolazioni fiscali sulle spese relative agli investimenti in tecnologie, strumenti per migliorare una o più fasi del processo produttivo, formazione. Costituire un fondo pubblico-privato (che coinvolga anche istituzioni locali, scuole, università, centri di ricerca) per favorire la contaminazione digitale della manifattura e l’innovazione prima di tutto attraverso investimenti in macchinari all’avanguardia. Sono le due proposte operative presentate questa settimana dalla Cna ai componenti della commissione Attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul modello da applicare al tessuto industriale italiano e sugli strumenti per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali nazionale in un’ottica di “Industria 4.0”. L’ iniziativa è finalizzata a facilitare il passaggio della struttura produttiva nazionale verso l’utilizzo delle tecnologie più evolute e tale strategia dev’essere costruita ponendo al centro dell’attenzione e dell’azione le micro e le piccole imprese. Solo attraverso una spinta forte alla valorizzazione del capitale umano e all’accrescimento delle competenze delle micro e piccole imprese sarà, infatti, possibile realizzare una crescita significativa e qualificata del valore aggiunto della produzione italiana.
Contrariamente alla vulgata imperante, peraltro, le micro e le piccole imprese già riconoscono l’importanza della digitalizzazione. Un recente studio della Cna dimostra che il 95 per cento delle piccome e medie imprese utilizza internet come strumento di lavoro. Oltre una micro impresa su quattro (il 26,2 per cento, per la precisione) e più di quattro imprese su dieci sopra i venti addetti (il 44,4 per cento) utilizzano, inoltre, strumenti di fabbricazione digitale.
“Da anni la CNA ha messo in prima fila tra i temi di mobilitazione la denuncia delle debolezze e delle inefficienze della Pubblica Amministrazione e dei pesantissimi danni, in miliardi di Euro, che tutto ciò provoca alle nostre imprese” -Dice ancora Matteo Giusti- “Va sottolineato che un’impresa più è piccola e più viene danneggiata dal malfunzionamento complessivo del sistema Paese. Non ci sorprende nemmeno la poco onorevole posizione in classifica tra i Paesi Europei ma vogliamo considerare tutto questo come un grande stimolo per accelerare l’opera di semplificazione amministrativa, per alleggerirci della burocrazia , cervellotica e ridondante, per accelerare la messa a punto di una legislazione snella ed efficiente sui tempi di pagamento, per ricostruire un sistema creditizio che oggi troppe volte guarda alle imprese, soprattutto quelle piccole, più come a un rischio che come a soggetti con cui fare business”.
“Un esempio di come poter procedere è dato dall’attuale iter di modifica della legge sugli appalti, – continua Matteo Giusti – argomento sul quale noi combattiamo da anni per una maggiore trasparenza ed una maggiore rilevanza per le imprese locali e qualche risultato lo stiamo ottenendo con un’attenzione diversa da parte di molte amministrazioni . La CNA ha valutato in maniera complessivamente positiva la riforma del Codice degli Appalti, così come delineata dalla legge delega approvata a Gennaio. Sembrava, infatti, procedere lungo la strada della semplificazione e favorire la partecipazione delle piccole imprese al grande mercato degli appalti pubblici. Per questo non accetteremo cambiamenti di rotta che farebbero saltare uno dei principali pilastri della riforma, quello della semplificazione, e siamo pronti a contrastarli con ogni mezzo”. “Anticipazioni del decreto legislativo che dovrebbe essere esaminato nel prossimo Consiglio dei ministri – conclude infine Giusti – sostengono che si voglia reintrodurre il cosiddetto indice di congruità della manodopera. Si tratta di un parametro molto oneroso per le piccole imprese perché le obbligherebbe a tenere una contabilità analitica delle ore di lavoro per ogni singolo cantiere. Verrebbe così demolito, dopo appena poco più di un anno, il processo di semplificazione realizzato grazie alla verifica della regolarità contributiva con il Durc on line. Sarebbe più utile, invece, per favorire la regolarità e combattere l’abusivismo – conclude il comunicato della CNA – l’incrocio dei dati già in possesso di Inps, Inail e Casse Edili relativi all’impiego della manodopera delle imprese”.

 

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