La filosofia di Sartre e l’Esistenzialismo in 5 incontri al circolo Arci Ortaccio di Vicopisano

“L’uomo è condannato ad essere libero: condannato perché non si è creato da se stesso, e pur tuttavia libero, perché, una volta gettato nel mondo, è responsabile di tutto ciò che fa”. Queste le celeberrime parole con le quali Jean-Paul Sartre descriveva la grande contraddizione insita nell’esistenza umana secondo la sua filosofia, l’esistenzialismo, movimento culturale che pervase l’Europa degli anni ’40 e ’50. Il grande filosofo e della sua opera capitale, L’Essere e il Nulla, saranno al centro di cinque lezioni che fra maggio e giugno intratterranno curiosi e appassionati di storia del pensiero al circolo Arci Ortaccio di Vicopisano.

Appuntamenti organizzati in collaborazione con l’Istituto Italiano di Studi Filosofici che vedranno come “mattatore” il professor Fabio Bentivoglio, reduce da un partecipatissimo esperimento di “philosophical trekking” in tre lezioni su Heidegger sempre al circolo alcuni mesi fa. “Un trekking appunto, un esercizio per il pensiero più che una lezione classica – spiega Bentivoglio – un modo non accademico e non erudito per approcciarsi al mondo della filosofia e al pensiero di questo autore che ha fatto così tanto parlare di sé nel Novecento”. Gli incontri, che verteranno quindi su una lettura “ragionata” del capolavoro sartriano, sono rivolti a tutti e si terranno i prossimi giovedì 12, 19, 26 maggio e 2 e 9 giugno, sempre alle 21,15.

 

Jean-Paul Sartre. Pensatore, romanziere, teorico della letteratura, infaticabile “compagno di strada” del Partito Comunista, strenuo ricercatore del senso dell’Essere e del significato dell’esistenza, Jean-Paul Sartre è il filosofo che forse più di tutti nel ‘900 ha saputo incarnare la figura dell’intellettuale engagée, impegnato. Nato a Parigi nel 1905, ove morì nel 1980, per la sua multiforme attività fu insignito del Premio Nobel nel 1964, che però rifiutò in segno di protesta. La sua compagna di una vita fu la filosofa Simone de Beauvoir. Proprio l’attività di drammaturgno, nella quale riversò i capisaldi della sua filosofia, gli valse la notorietà in tutto il mondo, con alcuni romanzi celebri quali La nausea (1938), Le mani sporche (1948), A porte chiuse (1947), opera scandalosa da cui venne tratto anche un film del 1954. Fu autore, fra gli altri, anche di opere dedicate alla critica, come il famoso Che cos’è la letteratura (1947).

 

L’Essere e il Nulla. Testo filosofico sartriano di più ampio respiro, scritto durante la sua prigionia di guerra (1940-1941) a seguito della lettura di Essere e Tempo di Heidegger. In contrasto con la lunga tradizione speculativa della filosofia occidentale Sartre rifiuta in questo testo ogni conclusione positiva e edificante circa il significato dell’esistenza per l’uomo, per interrogare la frattura dolorosa che separa la coscienza dalla realtà. Ne risulta un conflitto inesausto tra il destino dell’uomo di autotrascendersi e la sua impossibilità di raggiungere una dimensione di pienezza. L’uomo di Sartre, “un Dio mancato”, è sempre tentato dalla prospettiva elusiva della totalità e di una vita in pieno accordo con il mondo che lo circonda, cui è chiamato a dare senso e significato, attraverso l’incessante attività di quel creativo “Nulla”, quell’ente che indaga il senso del mondo attraverso tutto ciò che “non è” e che è protagonista dell’esistere: la coscienza. Comparso per la prima volta nel 1943 e tuttora considerato un caposaldo della filosofia e un’opera imprescindibile per chiunque voglia avvicinarsi al pensiero sartriano, scoprendo la forza e l’angoscia del nostro dono più grande: la libertà.

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