Cortometraggi “ri-musicati” al Botteghino di La Rotta, con CortoMangiando foto

Spazio al  “altro” cinema al circolo Arci il Botteghino di La Rotta, a Pontedera, dove giovedì prossimo, 21 luglio, si terrà un insolita retrospettiva sotto le stelle di alcuni cortometraggi di Raoul Servais, maestro del cinema surrealista degli anni ’60, nell’ambito della manifestazione “CortoMangiando”

Una serata diversa che vedrà immagini e musica incontrarsi davanti agli occhi del pubblico, giacché i cortometraggi, d’animazione e non, saranno accompagnati e “musicati” dal vivo durante la proiezione, che si terrà nel cortile retrostante il circolo. Un’opera di restituzione di note alle immagini che vedranno impegnato i musicisti Mario Marino al flauto e alle percussioni ed Daniele Morelli alla chitarra. Il tutto anticipato, alle 20,30, da una cena fredda dai sapori estivi a cura del circolo (prenotazioni al numero 3485432609).

 

Chi è Raoul Servais? Una leggenda dell’animazione e non solo, molto amato ed elogiato dalla critica negli anni ’60 e ’70, quando divenne celebre per le sue animazioni surreali, che lo hanno portato anche a partecipare ai grandi festival di Cannes e Venezia. Nato a Ostenda, in Belgio, il 1° maggio 1928, Servais si appassiona al cinema fin da giovanissimo. Dopo l’esperienza devastante della Seconda Guerra Mondiale in cui perde la casa natale, si iscrive all’Accademia Reale di Belle Arti di Ghent, dove nel 1963 fonda il primo dipartimento di animazione in Europa, modello per tutte le scuole di animazione che si costituiranno successivamente nel vecchio continente. Uomo di pittura, su cavalletto e murale, è nel 1952 assistente di René Magritte per l’affresco panoramico “Le Domaine Enchanté” (sottotitolo “Panorama Surréaliste), nella “Sala del Lampadario” del Casino di Knokke. Magritte, il surrealismo belga e più in generale l’arte contemporanea saranno per tutta la sua opera un costante punto di riferimento. Lo stile grafico dei suoi film cambia di volta in volta in base al messaggio che a Servais interessa esprimere al pubblico. Una platea, quella che cerca, rigorosamente non passiva: il suo spettatore viene infatti solleticato e provocato, gli si chiede una riflessione su tematiche difficili quanto basilari. A tal fine l’autore utilizza come strumento principe del suo linguaggio la dualità, in modo da offrire sempre almeno due possibilità interpretative e diversi spunti di riflessione, mai dogmi o verità rivelate. Il corpus dei suoi film di animazione, espressione più alta della sua arte, è composto da poco più di una decina di cortometraggi. I primi vedono la luce negli Anni Sessanta: “De valse noot” (1963), “Chromophobia” (1965), “Sirene” (1968) e “Goldframe” (1969). Gli Anni Settanta proseguono con “To Speak or Not to Speak” (1970), “Operation X-70” (1971), “Pegasus” (1973) e soprattutto “Harpya” (1979) che gli valse la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Più tardi il cineasta tenta l’avventura del lungometraggio con “Taxandria” (1994), il cui esito finale è però falsato dalle difficoltà produttive; ma gli anni Novanta sono anche quelli dell’omaggio a Paul Delvaux con “Nachtvlinders” (1998).

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