Al via il XVIII Collinarea Festival, fra gli ospiti Barone, Romondia e Sergio Staino

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Il Collinarea Festival compie diciotto anni. Avrebbe potuto festeggiarli nel peggiore dei modi, ovvero smettendo di esistere. E invece lo farà nel migliore possibile, con un’edizione che nasce dall’adesione gratuita di artisti che hanno fatto diventare grande Collinarea, quelli che talvolta sono diventati grandi anche grazie al festival. Per questo il Collinarea Festival 2016 è un’edizione realizzata “con” tutte le compagnie e gli artisti che partecipano perché, questa volta più che mai, è “con” loro che il festival si fa.

Si comincia sabato alle 18,30 con l’apertura dell’installazione Artistica Container ideata da Cesare Inzerillo. Per tutta la durata del festival due container, appositamente allestiti, sono posizionati nel centro del borgo di Lari. Al loro interno, oltre all’opera di Inzerillo Il padrino parte in quarta che rappresenta l’immagine del festival attraverso il tema dell’urgenza, otto monitor rimandano a ciclo continuo le risposte a cinque sollecitazioni rivolte ad artisti di cinema, teatro e musica, volti noti e meno noti, spesso passati dal Collinarea Festival nei diciotto anni della sua esistenza. Con la sua concreta presenza a Lari, il container diventa un tentativo di risposta alla necessità di un luogo metaforico-fisico, di un porto franco dove l’arte possa esprimersi senza le costrizioni di una società che la imprigiona. Quasi al pari di un migrante, di un profugo dell’anima, l’artista è obbligato a ricrearsi un contenitore mobile della propria espressività. Container è un progetto di Cesare Inzerillo, Scenica Frammenti, Comune di Casciana Terme Lari.

Alle 19,45 Vincenza Barone, straordinaria attrice ottantaquattrenne, una vita intera passata sul palco, darà l’avvio al festival con ‘A livella, splendida poesia firmata da Totò. “Abbiamo fatto questa scelta”, racconta Loris Seghizzi, direttore artistico del Collinarea e figlio di Vincenza Barone, “perché la troviamo adatta a questo festival, al pensiero devoto ad un immaginario di vita (e di morte) che mette tutti sullo stesso piano. Ma prima ancora di questo, scegliamo di iniziare così questa particolare edizione del Collinarea per omaggiare il teatro. Il paragone non è affatto assurdo e mi ha sempre fatto riflettere sull’andamento di questo paese, sull’importanza del merito e sullo splendore sconosciuto (o quasi) del sommerso teatrale”.

Alle 20, la Fondazione Sipario Toscana Onlus – La Città del Teatro presenta Rien ne va plus, di e con Marina Romndia, regia di Nicoletta Robello Braccaforti. Che cos’è il gioco, o meglio l’azzardo che del gioco è la febbre essenziale, se è vero che sembra far parte della natura umana tanto da far apocrifa comparsa anche nella storia di Cristo con le sue vesti di condannato a morte contese a dadi dalle guardie ai piedi del Golgota? Martina, la protagonista, sembra non aver dubbi; è il brivido. La straziante tensione verso il piacere, il momento di sospensione che precede l’appagamento del desiderio. Questo è ciò che lei ricerca su tutto e al quale tutto è pronta a sacrificare. Il bel testo che Marina Romondia scrive a partire dalla sua personale esperienza di moderatore di siti dedicati al gioco d’azzardo, frequentati da centinaia di persone dominate da quella tensione solitaria, va a fondo.

Alle 21 Sergio Staino presenta Io sono Bobo, un incontro con l’autore, un’intervista autobiografica a Sergio Staino realizzata da Laura Montanari e Fabio Galati e già pubblicata da Della Porta Editori di Pisa. In questa intervista Staino ripercorre la storia della sua vita, zeppa di episodi drammatici e divertenti che alla fine sono serviti quale substrato delle avventure del suo personaggio e alter ego Bobo. Una parte di questa biografia viene raccontata dallo stesso Staino, a braccio, sul palcoscenico, alternato da una serie di vignette e strisce particolarmente significative per comprendere gli orientamenti politici, culturali, sociali e, perché no, anche erotici dei due protagonisti: Sergio e Bobo. “Quanto dell’uno”, ci dice Staino, “esiste all’interno dell’altro lo potranno indovinare, in modo spero molto allegro, gli spettatori”. Le musiche che accompagnano le proiezioni sono eseguite dal pianista Leonardo Brizzi.

Chiude la prima serata, alle 23,00, lo spettacolo della Compagnia Laboratorio SF con Otleto, progetto formativo realizzato da Scenica Frammenti sul territorio di Lari. Il fatto è che due compagnie shakespeariane si trovano, loro malgrado, a lavorare nello stesso luogo. Nel teatro come in tutti i mestieri, si sa, ci sono professionisti e presunti tali. Nel teatro, più che in molti altri mestieri, l’ego offusca le menti delle persone facendo sì che anche il più scarso attore si senta bravo e quello bravo si senta superiore ad ogni altro. Le compagnie protagoniste di questa storia rappresentano, come ignari equilibristi, le due tipologie di teatranti. Messe insieme si annullano e si esaltano a vicenda ma soprattutto, in modo assolutamente involontario, danno vita ad un atto magico: come tanti specchi dove sono costretti a guardarsi, vedono e riconoscono i propri limiti, si spogliano del proprio costume e tornano all’abito di tutti i giorni, quello della persona normale.

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