Piazza don Andrea Gallo, don Ciotti ricorda il prete partigiano foto

“Abbiamo voluto dare nomi davvero significativi alle nuove strade in questi anni: Montessori, Hack e adesso Don Andrea. Chi ha conosciuto Don Andrea Gallo sa quali erano i valori che portava avanti. Volevamo che chi passasse da quell’area pensasse un po’ a quei valori. Aiutare i più deboli e sensibilizzare a questo è ciò che volevamo ricordare”. Così la sindaco di Capannoli Arianna Cecchini spiega la scelta di intitolare a don Gallo un largo, proprio di fronte alle scuole primarie del comune. All’iniziativa al teatro comunale hanno partecipato don Luigi Ciotti, i ragazzi delle terze medie di Capannoli, la consigliera regionale Alessandra Nardini, don Armando Zappolini ed esponenti della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova.

“Ricordare don Gallo è sempre un’emozione – ha detto don Ciotti, impegnato nella giornata di oggi in altri due appuntamenti su suolo pisano, nel pomeriggio a Perignano in occasione della presentazione dell’ultimo libro di Don Zappolini e la sera a San Romano di Montopoli, al convento, per un convegno organizzato dalla Diocesi di San Miniato – ma credo che l’immagine che racchiude la sua vita sia quella della sua bara in cui lasciarono dei segni: i sigari, il cappello, la sciarpa rossa, quella che avete visto tante volte sventolare, la bandiera dell’Anpi e della pace. Quella del Genoa di cui era grande tifoso, ma anche la croce di ferro donatagli dalla nave scuola Garaventa. Quando l’ho conosciuto non esistevano le comunità, c’era solo una nave militare al porto e basta. Era lì che portavano i ragazzi che avevano qualche problema con la giustizia. La nave scuola Garaventa era stata la prima  comunità, prima che esistessero le comunità. Se c’è una malattia di oggi, nel nostro asse, è la delega, la rassegnazione per la quale le cose non cambieranno mai. Il cambiamento che sogniamo ha bisogno di ciascuno di noi. Pochi giorni prima di morire, esplose dentro di lui la felicità: dopo una vita di giudizi e semplificazioni, tutti gli tributavano un saluto, come anche il suo vescovo. Tre parole hanno contraddistinto la sua vita: l’amore, la passione che ci metteva, fede. Accogliere si, ma anche riconoscere gli altri era il suo stile, farli veramente nostri”. “Ho avito la fortuna di conoscerlo – ha detto Alessandra Nardini – e lo seguivo spesso quando era in Toscana. Credo che questa scelta sia importante ancora più oggi in cui ci sono rigurgiti antifascisti. Accogliere vuol dire non giudicare e farlo verso tutti, anche verso chi ha una fede differente. Un pensiero e un patrimonio da proteggere e bene ha fatto l’amministrazione a mettere un nome del genere nella piazza frequentata dai giovani, di fronte alla scuola”. L’incontro è stato preceduto dalla proiezione di vari frammenti di vita e dell’attività portata avanti dal celebre “prete di strada”, come don Andrea Gallo amava definirsi. “Definire in poche parole don Gallo, anzi, “il Gallo” è impossibile – ha dichiarato don Zappolini, che oltre ad essere parroco a Perignano è anche presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) – compito di tutti noi è ricordare e portare avanti il suo messaggio, che vive attraverso quelle comunità che esso stesso ha contribuito a fondare”. 

 

Nilo Di Modica

 

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