L’economia raccontata dai prestiti bancari

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La fotografia dell’andamento delle attività bancarie in provincia di Pisa racconta una situazione a macchia di leopardo, se da un lato c’è una flessione del credito concesso alle imprese, dall’altra nel 2017 è tornato a cresce il denaro prestato alle famiglie. Una situazione complessa da analizzare nella quale la provincia di Pisa si colloca al primo posto in Toscana per crediti deteriorati delle imprese dove questi ultimi sul totale provinciale delle sofferenze, rappresentano il 34,7 per cento mentre in Toscana mediamente i crediti deteriorati provenienti da attività imprenditoriali si attestano intorno a 30,8%.

Il pacchetto di crediti deteriorati ereditati dalle banche dal 2016 nel corso del 2017 si è comunque ridotto, ma complessivamente questo pesa molto sui tassi di interesse con cui il credito viene concesso e su una contrazione del settore bancario in provincia che nel corso del 2016 ha visto assottigliarsi il numero degli sportelli aperti sul territorio che passano da 270 a 264, quando il comparto bancario in Toscana ha perso 92 sportelli nello stesso anno. In provincia di Pisa inoltre si è assottigliato anche il numero degli occupati dalle banche con la perdita di 84 posti di lavoro che passano da 2299 del 2016 ai 2215 di fine 2017.
Lo scenario del credito cambia in base al cliente con il credito alle famiglie che in provincia di Pisa continua a crescere nel corso del 2017, il credito alle imprese manifatturiere che tiene e i invece il denaro concesso in affidamento alle imprese che si contrae. Alla fine del 2017, i prestiti alla clientela residente in provincia di Pisa sono leggermente cresciuti rispetto alla fine del 2016 con un +1,4%. Un valore che risulta non solo in linea rispetto a quanto registrato nello stesso periodo del 2016 (+1,5%), ma anche superiore rispetto alla media toscana che si ferma al +0,8%. Indice questo di una ripresa dei consumi in genere e di un’economia che forse torna a muovere i qualche passo dopo gli anni più bui della crisi. Infatti in questo dato va inserito anche il denaro concesso per l’acquisto della casa: in questo caso i mutui sono cresciuti del 3,5% nel corso del 2017, numeri che pongono Pisa al di sopra del trend, per quanto riguarda i prestiti ai privati. Mentre i prestiti alle imprese hanno perso quasi un punto percentuale nel corso del 2017 facendo segnare un -0,9%, anche se il credito erogato alle imprese risulta di migliore qualità ovvero con maggiori garanzie di rientro da parte dell’imprenditore. Nel complesso, la domanda di denaro è stata indirizzata al sostegno del capitale circolante e, in parte, al finanziamento degli investimenti mentre le richieste per la ristrutturazione dei debiti pregressi si sono sostanzialmente esaurite.
Un andamento, quello dell’accesso al credito, che è divergente tra impresa e manifattura. In quest’ultima tipologia di investimento imprenditoriale infatti l’accesso al prestito bancario anche in provincia di Pisa continua a crescere e nel corso del 2017 complessivamente è stato concesso il 2,9% in più del denaro rispetto al 2016 anche se la media è comunque sempre sotto il periodo pre crisi.
“Il miglioramento della congiuntura economica – spiega il presidente della Camera di Commercio Valter Tamburini – non è riuscito a ribaltare il clima di incertezza che attraversa il nostro sistema economico. Una situazione che sta frenando le politiche di investimento delle nostre imprese determinando, a cascata, una crescita molto stentata del credito erogato dal sistema bancario. Se a questo fenomeno aggiungiamo un elevato stock di crediti deteriorati ed un più elevato livello dei tassi di interesse applicati, è del tutto evidente come la provincia di Pisa stia vivendo una situazione difficile che solo una ripresa economica più forte potrà ribaltare”.
Se da un lato le banche hanno concesso più prestiti per l’acquisto della casa, a questo numero non corrisponde ancora una ripresa dell’attività dell’edilizia, probabilmente perché sul mercato ci sono ancora molti immobili invenduti o addirittura in mano alle banche in pratica non c’è richiesta di nuove edificazioni fino a quando non verranno smaltite le case rimasti disponibili dopo la bolla immobiliare degli anni antecedenti alla crisi. Un dato questo, che quindi delinea un’idea di una ripresa dei consumi, ma non della produttività. Un passaggio abbastanza canonico nel processo post crisi di un sistema economico, ma che è anche una fase delicata in cui non è infrequente vedere emergere nuove bolle speculative.

 

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