“Colazione sospesa”, bel gesto al bar della Gabella

Non hanno lasciato il nome, ma una bella cifra, capace di pagare colazione e pranzo a quei vigili del fuoco e ad altri che arriveranno. Hanno passato la notte tra le fiamme, le loro divise lo dicono chiaramente. Quella donna entra, li guarda, si avvicina al titolare e gli lascia i soldi per pagargli la colazione. Non gli lascia il nome, non è questo l’importante. L’importante è che quei 5 vigili del fuoco e tutti gli altri per estensione, si sentano amati. Una sorta di caffé sospeso, ma più grosso. “Mi ha detto che ne avrebbe aggiunti altri se non fossero bastati. Dopo di lei – racconta un concitato e commosso titolare – un’altra signora ha fatto lo stesso. E’ bello sapere di essere in una comunità così, mi hanno lasciato un cifra generosa”. Se proprio bisogna trovare eroi in questa circostanza, allora sono loro, persone comuni con una sensibilità fuori dal comune.

Persone forse fuori casa, che magari qualcosa in quell’incendio lo hanno perso, ma che tra le divise, nascosti sotto maschere e caschi, hanno trovato dei punti fermi. Persone preparate, disponibili e sensibili, che non si fanno selfie mentre lavorano e che si danno il cambio per lottare da ormai due giorni contro il vento e il fuoco, moderni Don Chisciotte in questo caso se vogliamo, che prima o poi, però, quel vento lo fermeranno. Quei vigili del fuoco, quelle donne, forse non le avranno neppure notate. Quelle donne, però, loro li hanno visti bene e nelle loro facce stanche hanno visto quelle di tanti uomini che da mezza Italia sono in quell’angolo della provincia di Pisa, la Valgraziosa, che piange lacrime di fuoco e cenere. Se c’è una mano crudele e barbara che ha causato un disastro, ce ne sono almeno quattro gentili che hanno aperto il portafogli – e prima ancora il cuore – per dire grazie a chi questi giorni lavora senza sosta. Lo hanno fatto, non presentandosi, a nome di una comunità intera, che soffre radunata in una palestra e che respira l’odore acre della natura che muore, ma che forse anche per questo, ha ben presente quali sono le cose importanti. Gesti per niente isolati, che si uniscono alle intenzioni di chi ha offerto la propria casa o un ricovero per animali e alla disponibilità degli albergatori ad accogliere chi ne ha bisogno. Occorre, però, ricordare una cosa: le forze dell’ordine e la protezione civile sono organismi strutturati, che non hanno bisogno di raccolte fondi strutturate. Come ogni volta in caso di emergenza è bene tenere presente che singole iniziative possono essere più dannose che utili: chi vuole dare una mano, quindi, deve necessariamente rivolgersi al centro che coordina l’emergenza tramite enti o associazioni interessati. La cosa più semplice, per esempio, può essere contattare un’associazione – per non intasare i numeri sui quali viaggia l’emergenza e attendere le direttive: in molti lo stanno già facendo, segno che c’è una foresta che continua a crescere, insomma, sotto la cenere di un bosco che cade. 

Elisa Venturi

 

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