Ecomafie e reati ambientali, Toscana a scuola

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La Toscana è sesta in Italia per numero di ecoreati, subito dopo le 4 storiche regioni ‘a stabile insediamento mafioso’ e dietro il Lazio. Con 21 casi registrati nel 2017, la Toscana mantiene una posizione alta anche riguardo ai delitti verso l’ambiente introdotti nel codice penale tre anni fa, ovvero inquinamento ambientale, impedimento di controllo, omessa bonifica e, pur mai verificatisi finora, disastro ambientale e traffico e abbandono di materiale radioattivo. Di ecoreati e contrasto, grazie anche al deterrente offerto da una legge, la 68 del 2015, che ha previsto per alcune fattispecie sanzioni pesanti e perfino il carcere si è parlato oggi 5 novembre nel corso di un seminario a Firenze. Il seminario ha concluso un percorso di formazione, promosso da Legambiente assieme alla Regione e ad Anci Toscana, a cui hanno partecipato, nelle varie tappe, in più di 200 tra dirigenti e funzionari pubblici per lo più, ma anche vigili urbani, dipendenti di agenzie come l’Arpat e forze dell’ordine.

Il numero dei reati è magari figlio, sottolinea l’assessore alla presidenza Vittorio Bugli, di una “maggiore propensione alla denuncia da parte dei toscani, che è un fatto positivo. Ma non può diventare una giustificazione”. E occorre dunque lavorare su più fronti. “Sulla formazione anzitutto – spiega – ma anche sulla tecnologia”. Come? Raccogliendo, ad esempio, in un database unico tutte le richieste e il rilascio delle autorizzazioni ambientali sulla scorta della procedura che la Regione già ha messo in piedi per gli appalti pubblici e che si è rilevata uno strumento utilissimo agli inquirenti ma anche per la prevenzione. “Due anni fa – ricorda Bugli – abbiamo ripreso la competenza della gestione delle autorizzazioni ambientali che era stata affidata alle province. Ciò ci ha consentito di dare uniformità di criteri e procedure a tutto il territorio regionale e utilizzando uno stesso software di avere la possibilità di raccogliere i dati all’interno di un unico archivio telematico”. La criminalità, quella abile nell’insinuarsi nei sistemi economici locali, si combatte anche così. “I grandi problemi si aggrediscono partendo dalle piccole cose – ricorda Bugli, intervenendo al seminario -. C’è la necessità anzitutto di una professionalità diffusa, che si costruisce con iniziative di formazione come questa. C’è bisogno di strumenti, che sono le leggi ma anche la tecnologia. C’è bisogno di analisi: noi lo stiamo facendo da da due anni con la scuola Normale di Pisa, a cui abbiamo affidato la stesura di una rapporto sulla criminalità organizzata che avrà, nel 2019, un focus specifico sugli ecoreati. Occorre condividere quei dati, che faremo conoscere attraverso un tour nelle dieci province”. “Occorre inoltre – conclude – tenere alta la cultura della legalità. E lo facciamo, ad esempio, attraverso la collaborazione con le associazioni”. “Non tutti gli ecoreati sono commessi dalle mafie – riflette Fausto Ferruzza, presidenza regionale di Legambiente -. Quello che li accomuna è il disprezzo del bene comune. La legge 68 ci offre uno strumento di controffesiva”. “Una legge perfettibile – gli fa eco Massimo Giuliani, sindaco di Piombino e responsabile Anci Toscana per l’ambiente – ma già molto potente”. Per poi aggiungere: “Contro gli ecoreati, oltre a metodi di contrasto efficaci, servono anche discariche controllate e impianti di smaltimento sufficienti”.

 

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