Incendio Monte Serra, volontario inchiodato dalle telecamere

Ci sono elementi significativi che lo inchiodano. Per questo, nella mattina di oggi 21 dicembre, il giudice per le indagini preliminari ha convalidato gli arresti del volontario dell’antincendio boschivo ritenuto responsabile dell’incendio che ha devastato il Monte Serra lo scorso settembre.

L’uomo, in carcere da martedì sera (Il presunto piromane non risponde al giudice), avrebbe appiccato un focolaio, che diventò disastro spinto dal vento. Un quadro indiziario grave quello che pesa attorno al volontario – e non il semplice pericolo di fuga – avrebbe motivato la convalida.
Tutta l’indagine nasce attorno a un ristretto gruppo di persone individuate dai carabinieri forestali insieme ai militari del nucleo investigativo di Pisa. Un incrocio di dati dove le persone attenzionate appartengono a un determinato mondo, quello di chi frequenta il Monte Serra e ha dimestichezza con il fuoco. Poi ci sono le intercettazioni, quelle che posizionano Franceschi nella zona da dove è partito il rogo la sera dell’incendio, le sommarie informazioni acquisite all’interno di quel mondo di volontari e amanti del Monte e, infine, una telecamera che riprende il piromane mentre scende dal Monte dopo aver appiccato il fuoco proprio quella sera. Tutto questo all’interno di un filone di indagini che muove dal rogo del 15 settembre, circa 10 giorni prima. Lo stesso Franceschi, sentito più volte a sommaria informazione, aveva rilasciato dichiarazioni su quella sera. Poi, forse sentitosi con le spalle al muro visto che gli inquirenti non mollavano la presa, nella giornata di martedì ha deciso di rendere un memoriale alla Procura della Repubblica dove in pratica andava a confermare quelli che erano i sospetti degli inquirenti, ovvero essersi recato sul Monte, di avere percorso un sentiero a piedi quella notte per poi discendere di nuovo e, giunto a casa, dare l’allarme. A quel punto la Procura ha fatto scattare un interrogatorio vero e proprio in cui Franceschi ammette di essere salito da un sentiero secondario, poco usato, per raggiungere il luogo da cui poi sono partite le fiamme. Giunto lì, parla di uno stato mentale di confusione, in cui ricorda di aver preso un accendino, aver bruciacchiato alcuni fili della propria tutta e poi aver dato fuoco a un pezzo di carta lasciandolo andare là dove il 15 settembre il fuoco aveva già colpito. Nella condizione di quella notte, con vento forte e un substrato già percorso dal fuoco, questo è bastato a innescare il disastro.
Poi Franceschi, con la propria auto è sceso dalla strada principale, dove, intorno alle 22,05, viene ripreso da una telecamera. Spostamenti, questi, confermati dalle celle telefoniche. Arrivato a casa, assume psicofarmaci per rasserenarsi e solo attorno alle 22,40, quando il fuoco è già partito, dà l’allarme al suo referente dell’associazione antincendio.

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