Un recupero importante

di Riccardo Cardellicchio

 

Realizzato nel 1954 da Valentino Orsini, Paolo e Vittorio Taviani, con sceneggiatura scritta anche da Cesare Zavattini, San Miniato, luglio ’44 rievoca l’eccidio, avvenuto il 22 luglio 1944 nel duomo di San Miniato. Paolo ha 23 anni, Vittorio 25, Orsini 27. E’ il loro primo lavoro e possono vantare una collaborazione importantissima. Zavattini è già una celebrità. Nel 1949 ha ottenuto l’Oscar, come sceneggiatore di Ladri di biciclette“. Che di più non si può.
Una curiosità. Orsini e i fratelli Taviani erano allievi, allora, a Pisa, di Mario Benvenuti, documentarista, padre del regista Paolo Benvenuti, originario di Ponte a Cappiano (Fucecchio).
Presentato al festival del documentario di Pisa, ottiene il secondo premio. Ostacolato dalla questura, durante le riprese, viene bocciato dalla censura per motivi d’ordine pubblico. Ora di questa pellicola rimangono pochi fotogrammi e il canovaccio della sceneggiatura, che comprende anche la parte riguardante don Giancarlo Ruggini, nel film tagliata per intervento della Curia samminiatese. Don Ruggini, poi, sarà conosciuto come sacerdote scomodo e come direttore dell’Istituto del Dramma Popolare.
Il corto era finanziato dalla Provincia di Pisa e dal Comune di San Miniato. La delibera della giunta samminiatese è del 20 aprile 1954. Presiede il sindaco. La decisione è di corrispondere, a titolo d’anticipazione, al comitato per la celebrazione del decimo anniversario della liberazione e dei caduti dell’eccidio del duomo, la somma di quattrocentomila lire, per la realizzazione appunto di un documentario. Si è arrivati a questo dopo alcune considerazioni.
La prima: che per la realizzazione del documentario è prevista una spesa di un milione e duecentomila lire. Somma – si sottolinea – che si ritiene venga interamente recuperata dallo sfruttamento della pellicola, che – si precisa – programmata nei cinematografi, abbinata come usava a quel tempo, a un film, assicurerà un utile percentuale per tre anni in ragione degli incassi registrati. Proventi destinati per intero al comitato.
Terza: che la Provincia di Pisa garantisce un contributo, a fondo perduto, di ottocentomila lire.
Ma i conti non tornano. Intanto, le spese sostenute salgono a un milione e 496.996 lire. Poi, quel che è più importante, l’organo di controllo – allora la Prefettura – respinge la delibera, il 5 maggio 1954.
Immaginabili le difficoltà in cui vengono a trovarsi i fratelli Taviani e le due amministrazioni locali. Tanto più – come ho detto – che il film finisce in un cantone. Esordio tutt’altro che piacevole, per i Taviani e per Orsini. Di quest’ultimo, la gente sa poco. Invece merita attenzione, perché è giudicato tra gli innovatori del cinema italiano. Luogo di nascita Pisa. Dopo i suoi primi interessi per l’arte (scultore, scenografo teatrale, critico cinematografico, animatore di cineclub) si dedica a quella che è la sua vera passione: il cinema.
Il sodalizio con i fratelli Taviani dura fino al 1967, con la realizzazione di Sovversivi. Poi va per conto suo. Ricordo le pellicole più importanti: “Corbari”, L’amante dell’Orsa Maggiore, Uomini e no, Figlio mio, infinitamente caro, che è l’ultimo.
Poi si ritira. Muore, improvvisamente, a Cerveteri, nel gennaio 2001.
I tre, comunque, non si demoralizzano e, lo stesso anno, realizzano un altro corto, questa volta su Curtatone e Montanara, e pochi mesi dopo, nel 1955, su Carlo Pisacane, figura importante del Risorgimento italiano, che riprenderanno vent’anni dopo in Allonsafan. In pratica, succederà come con l’eccidio di San Miniato, che ritroviamo in La notte di San Lorenzo
Consentitemi, a questo punto, un paio di annotazioni: non sarebbe male poter far conoscere le pellicole dei Taviani con tema risorgimentale. Se sono recuperabili, ovviamente. Come non sarebbe male far conoscere tutti i corti – sono almeno dieci – realizzati dal trio prima d’arrivare, nel 1963, all’esordio nel lungometraggio con Un uomo da bruciare. Interprete principale Gian Maria Volonté e con Didi Perego e Lidia Alfonsi.

San Miniato, luglio ’44
Ho adattato il canovaccio per una lettura teatrale breve (che il lettore trova in allegato sotto il testo ndr), affidata alla regia di Andrea Giuntini, con l’inserimento di alcuni versi del poeta Enzo Fabiani, all’inizio e alla fine. Fabiani, fucecchiese di nascita, e milanese d’adozione, è considerato il rappresentante più importante della poesia religiosa in Italia.
Così si toglie dall’oblio il primo passo dei fratelli Taviani fatto nel cinema. Inoltre, restituisce al pubblico, anche se in forma diversa da quella concepita all’origine, un lavoro ingiustamente censurato.
Il periodo era particolare. Era di grandi contrapposizioni politiche, a livello nazionale e mondiale, acuite – localmente – dal giudizio diverso espresso sull’evento dalle forze in campo. Il recupero è importante, infine, perché ci permette di conoscere quello che può essere considerato – come ho accennato – il padre del lungometraggio La notte di San Lorenzo, realizzato dai Taviani molti anni dopo (1982), con successo. Film che – merita aggiungere – ha Andrea Giuntini tra gli interpreti, nella parte di Gufo, un renitente alla leva. E va considerato al di là della contrapposizione, sempre in essere, sulla paternità dell’eccidio: bomba americana o mina tedesca.
La rappresentazione avvenne in San Martino, a San Miniato, per la regia di Andrea Giuntini. Attore e pedagogo, formato alle Scuole teatrali di Vittorio Gassman, Orazio Costa, Eduardo De Filippo. Come attore lavora dagli anni ’80 in compagnie empolesi e fiorentine, mettendo in scena testi classici e contemporanei. Approfondisce l’aspetto della dizione poetica realizzando spettacoli/concerto sulle opere di Majakovsij, Lorca, Esenin e altri autori. Come lettore prende parte al progetto regionale Crescere con i libri. Come attore ai programmi radiofonici del 3° canale della Rai, Il Decamerone e Maledetti toscani.
Nel cinema, partecipa a numerosi cortometraggi e, nei lungometraggi, oltre al film.La notte di San Lorenzo dei Fratelli Taviani, anche a Empoli 1921 di Ennio Marzocchini. Gli spettacoli teatrali, cui ha preso parte, sono numerosi. Io gli sono grato perché, spesso, si è fatto carico – con successo – di testi miei. Infine, Andrea Bocelli l’ha chiamato, il 23 luglio 2010, a recitare nel suo Il teatro del silenzio, a Lajatico.
Con lui, Angela e Benedetta Giuntini, Gloria Grazzini, e Katia Frese per i movimenti scenici. Mario Rossi per l’allestimento.
L’adattamento teatrale di San Miniato, luglio ’44, ha visto accomunati l’assessorato alla cultura, il Centro cinema Paolo e Vittorio Taviani, la Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato (il cui contributo economico è stato fondamentale per la realizzazione) e l’associazione Fiera del Libro Toscano.

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