Ex Opera Pia, avviso pubblico per raccogliere progetti foto

Le indicazioni di riferimento sono quelle di un progetto di tipo consortile, che punti a recuperare i poderi mantenendo tra loro una sinergia, con un occhio di riguardo non solo al turismo ma anche e soprattutto all’agricoltura sociale. Sono queste le indicazioni uscite dal percorso di partecipazione, organizzato dal comune di Fucecchio, per provare a dare un futuro ai 13 poderi dell’ex Opera Pia ubicati nell’area delle Cerbaie. “Indicazioni che non rappresentano un punto di arrivo ma un nuovo inizio – dice l’assessore allo sviluppo economico Silvia Tarabugi -. Adesso si apre la vera e propria fase operativa”.

Una fase che sarà portata avanti per tappe e che prevede l’apertura, entro dicembre, di un avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni d’interesse, pensato per tastare il terreno e valutare sostenibilità e concretezza dei progetti prospettati. Il tutto con l’obiettivo, poi, di procedere nel 2017 a veri e propri bandi di concessione che prenderanno spunto dalle idee già avanzate.

Il percorso partecipativo
Alla base di tutto, però, ci saranno le indicazioni emerse con il percorso partecipativo che il comune di Fucecchio ha condotto con il supporto della cooperativa Sociolab. “Abbiamo cercato di coinvolgere i portatori di interesse locali – ricorda Lorenza Soldani di Sociolab – attraverso una prima fase di ascolto con professionisti del settore, una camminata a marzo alla scoperta dei poderi e un progetto di coinvolgimento delle scuole, per poi passare ad una seconda fase di ascolto più mirato e di discussione”. Oltre 330 le persone coinvolte, fra interviste, incontri con professionisti e addetti ai lavori, ragazzi delle scuole e partecipanti ai laboratori. “Abbiamo deciso di coinvolgere le scuole anche per arrivare alle famiglie – spiega il vicesindaco Emma Donnini – con l’obiettivo di fare conoscere una realtà come quella dell’Opera che in tanti fino ad ora non conoscevano.

Le indicazioni e i parametri per i bandi
Il percorso ha prodotto alla fine un decalogo di indicazioni che adesso saranno utili all’amministrazione comunale. In primo luogo l’idea è quella di puntare ad un progetto consortile che metta insieme più soggetti, puntando su recuperi integrati e sull’agricoltura sostenibile, favorendo quei progetti legati alle produzioni biologiche e al turismo sostenibile. Nei futuri bandi, quindi, sarà stabilita una premialità per questo tipo di progetti, cercando di semplificare le norme urbanistiche e di commisurare la durata della concessione all’investimento. Durata che comunque, indicativamente, oscillerà fra i 20 e i 50 anni, sempre con la possibilità del rinnovo.

La fase operativa
I progetti, naturalmente, dovranno fare i conti con le criticità del recupero, rispetto ad edifici attualmente vincolati e in gran parte fatiscenti. “Al momento non è possibile demolire e ricostruire – spiega l’assessore Tarabugi – e questo rischia di creare oneri troppo pesanti per un eventuale investitore. Come prima cosa, quindi, approveremo una variante al regolamento urbanistico per la modifica della destinazione d’uso degli immobili, prevedendo una premialità del 15 per “cento della superficie utile lorda, dopodiché avvieremo un iter con la Soprintendenza di Firenze per un possibile declassamento degli immobili, in modo da consentire in alcuni casi di poter anche demolire e ricostruire”. Nel frattempo, sarà aperto in autunno un bando pubblico per la
raccolta di manifestazione di interesse, non vincolanti, che saranno poi valutate da una conferenza dei servizi interna al comune. “L’obiettivo – dice Tarabugi – è quello di tastare subito il terreno per verificare la risposta e la sostenibilità dei progetti, per poi passare ai veri e propri bandi di concessione nel 2017”.

Il realismo del sindaco
“È chiaro che questi immobili, per la maggior parte, richiedono lavori importanti – ammette il sindaco Alessio Spinelli – però per cominciare ci piacerebbe quanto meno riuscire a far tornare produttivi quei terreni. Se qualcuno fosse interessati noi siamo orientati a concedere i terreni e poi valutare il recupero dell’immobile in un secondo momento: in ogni caso avremmo comunque creato un posto di lavoro. Dobbiamo essere realisti perché i tempi in cui viviamo sono quello che sono. Parlando con i cittadini, comunque, ci siamo resi conto che questo tentativo doveva essere fatto molto prima”.
“La terra può tornare davvero ad essere una risorsa”, affermano gli agronomi Filippo Petrucci e Alessia Giuntini che hanno preso parte al percorso partecipativo. “Le Cerbaie in particolare si configurano come una zona periurbana – sostiene Giuntini – che dà respiro alle zone urbane e industrializzate che la circondano a sud e a nord. Esiste già, quindi, una filiera locale nella quale collocare le produzioni.

Giacomo Pelfer

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