Pietro Igneo, incontro a Fucecchio tra religione e storia

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L’Igneo abate a Fucecchio e sui suoi rapporti con i conti Cadolingi. Nell’occasione, inoltre, sarà presentata la mostra degli acquerelli sui monasteri vallombrosani in Toscana realizzati dall’architetto Massimo Tosi. Sabato 6 ottobre alle 9,30, nel refettorio del monastero di San Salvatore a Fucecchio, ci sarà un incontro legato all’episodio che valse all’abate l’appellativo di igneo e tutto il contesto religioso e politico entro il quale quell’evento si svolse. Con le conslusioni affidate a padre Giuseppe Casetta, abate generale dei Vallombrosani.

 

Era il 13 febbraio 1068. Davanti all’abbazia di Settimo (oggi comune di Scandicci), il monaco vallombrosano Pietro superò la prova del fuoco passando attraverso le fiamme e i carboni ardenti. Con questo gesto i Vallombrosani intendevano dimostrare la colpevolezza del vescovo di Firenze Pietro Mezzabarba, accusato di simonia, ossia di aver comprato la carica vescovile pagando una cospicua somma di denaro. Poco dopo il monaco Pietro divenne abate del monastero di San Salvatore di Fucecchio e fu da allora noto con il soprannome di Igneo per essere passato indenne attraverso le fiamme.
Dopo i saluti del sindaco Alessio Spinelli, del presidente del consiglio regionale della Toscana Eugenio Giani e dell’arciprete della Collegiata di Fucecchio Andrea Pio Cristiani, il vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca introdurrà i temi in discussione. Interverranno, poi, Francesco Salvestrini dell’Università di Firenze che parlerà della prova sostenuta da Pietro Igneo e del movimento per la riforma della Chiesa e Alberto Malvolti per la Fondazione Montanelli Bassi.

 

 

 

 

Un’occasione unica per comprendere un periodo complesso ma di grande interesse come l’undicesimo secolo, che vide la nascita di molti centri della nostra zona, e un’occasione rara per visitare alcuni ambienti dell’abbazia di San Salvatore, di solito inaccessibili perché riservati alla clausura.

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