Una “Silicon Valley dell’artigianato” nel Comprensorio

A 84 anni non smette di sognare. I sogni dell’imprenditore di Fucecchio Ivo Mancini però sono anche progetti, che porta avanti con tenacia, anche da solo. “Voglio creare nel Comprensorio del Cuoio una Silicon Valley dell’artigianato toscano” è l’ultima idea in ordine di tempo, “che insegni di nuovo a usare le mani. Un’accademia specializzata per non disperdere il sapere. Io ci metto le macchine, l’esperienza, i docenti, i locali, alle istituzioni il compito di metterci il resto”. Un appello che le istituzioni non possono ignorare: mentre lo dice, intervenendo a una manifestazione estiva, con lui c’è l’assessore della Regione Toscana al Lavoro e alla Formazione Cristina Grieco ma tra il pubblico, ad ascoltare, ci sono tra gli altri anche il sindaco di Fucecchio Alessio Spinelli e il consigliere regionale Maurizio Marchetti di Forza Italia.

Mancini è un imprenditore nel settore meccanico con aziende a Santa Croce sull’Arno (“La scuola non forma artigiani”, l’esperienza di Mancini) e si propone come un “Verrocchio 4.0”, un maestro di grande esperienza pronto a formare i lavoratori professionisti del domani, tecnici specializzati in modo tale da dare continuità alle proprie aziende, che si occupano prevalentemente di realizzazione e manutenzione di macchine per il settore conciario (14 milioni di fatturato annuo, 85% di export, quasi 40 addetti). Secondo il suo pensiero, senza una formazione adeguata di nuove leve professionali la sua azienda, in cui lavora anche la seconda generazione della famiglia Mancini, rischia la chiusura nei prossimi dieci anni per assenza di ricambio di dipendenti specializzati. L’imprenditore di Fucecchio ha allestito la sua scuola di meccanica in un capannone di 400 metri quadrati e può ospitare attualmente una decina di apprendisti. Sta comunque eseguendo altri lavori per ampliare gli spazi, sfruttando degli ambienti di nuova realizzazione. Secondo il pensiero di Mancini l’attuale sistema formativo regionale e nazionale (composto da una rete tra istituzioni, scuole, agenzie accreditate, enti e associazioni di categoria) non è abbastanza efficiente affinché chi si avvicina a questo mestiere possa davvero padroneggiarlo. “C’è bisogno di un intervento a livello legislativo affinché le scuole possano portare con maggiore facilità gli studenti nelle aziende – spiega Ivo Mancini – e che gli imprenditori come me possano avere strumenti maggiori, rispetto agli stage attuali, per fare sì che che il giovane in ditta sia messo in condizione di apprendere senza costi eccessivi per l’impresa. Inoltre è necessario che già dalla scuola secondaria di primo livello (le medie per intendersi) gli studenti possano entrare in azienda e iniziare a capire il mestiere in modo da sceglierlo, eventualmente, come proprio. Talvolta meglio apprendere subito una professione invece di andare lontano con gli studi ed essere costretti a emigrare all’estero. Il lavoro in meccanica c’è, invito i giovani a capire che esiste un altro mondo al di fuori dello studio. Abbiamo bisogno di scovare quei super tecnici introvabili che sappiano creare, con la mente e con le mani”.

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