Per tumulare Benson serve un messaggio dalla famiglia

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Il comune di Montopoli ribadisce piena disponibilità ad aiutare, qualsiasi sia la decisione. Ma a patto che una decisione ci sia e che venga comunicata direttamente dai genitori. Il corpo di Benson, travolto dal treno a San Romano (qui Travolto dal treno a San Romano, aveva le cuffie – Foto), aspetta ancora di riposare in pace. E’ l’altro lato della vita da “risorsa”, come ormai brutalmente, indistamente e senza interrogarsi sulla storia delle persone la gente ha iniziato a chiamare chi ha un colore diverso. Quel lato, quello umano, che chi usa questo termine ignora e sul quale dovrebbe provare a riflettere. 

Benson era nato in Nigeria, residente in un comune della provincia di Grosseto, domiciliato a San Romano, in una casa che condivideva con altre persone. Nessun familiare vicino, genitori in un altro continente, pochi legami in questa terra che aveva scelto di abitare. Poco più di un’ombra nell’esistenza di tante persone che lo avranno incrociato e un problema da risolvere, ora che il suo corpo, da qualche parte, deve pur andare. Mentre c’è chi rivendica potere decisionale, ma le volontà sono diverse e difficili da far coincidere. In un modo che chi è nato in Occidente e vive con porte blindate e sbarre alle finestre fa fatica a capire. In Africa, quasi dappertutto, famiglia è la comunità che ti cresce, non solo chi ti mette al mondo. Ma questo, in Italia, complica un po’ le cose. Un bandolo va trovato e il comune di Montopoli vuole provarci, nel rispetto delle leggi che governano questo Paese, del quale l’istituzione fa parte. Per questo il sindaco Giovanni Capecchi e la vicesindaco Linda Vanni stanno incontrando i rappresentanti delle comunità nigeriane e chiunque, in qualche modo, si renda portatore di una volontà, per fratellanza, amicizia o lontana conoscenza. Si è reso disponibile ad avviare la pratica per tumulare qui la salma, come a raccogliere fondi per il rimpatrio ed è aperto a qualsiasi altra possibilità. Purché, però, sia in linea con il volere della famiglia, dei genitori e dei fratelli di sangue. Una richiesta che è un modo saggio per provare a chiudere una vicenda complicata e dolorosa per tanti. E anche facile da soddisfare: chiunque dice di essere in contatto con la famiglia, può semplicemente chiedergli di scrivere una mail. (E.ven)

 

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