Freddato sul divano con 6 colpi, manca l’arma foto

di Gabriele Mori, Nilo Di Modica, Elisa Venturi

E’ stato freddato da un assassino che gli ha sparato alla testa uccidendolo. Non ci sono più dubbi ormai per gli inquirenti: Giuseppe Marchesano, 27 anni, originario di San Miniato Basso e da circa due anni residente nella piccola via di Dietro a Casteldelbosco, nel comune di Montopoli in Val d’Arno, è stato ucciso e non si è suicidato.

I carabinieri stanno lavorando non senza difficoltà per cercare di capire chi volesse la morte di Marchesano e se sia la stessa persona che ha premuto il grilletto, quasi sicuramente di una pistola. Quando i carabinieri, nella serata di sabato intorno alle 19, sono entrati nell’abitazione, si sono trovati davanti il corpo del 27enne ormai cadavere da molte ore, forse da più di 24, ucciso con 6 colpi di pistola – forse l’intero caricatore -, tutti lo hanno raggiunto: 3 alla testa, uno tra collo e viso e gli altri più in basso. Questa mattina, (11 novembre) gli inquirenti sono tornati sul luogo del delitto per fare nuovi rilievi, dopo aver lavorato fino alle quattro del mattino all’interno della casa che si trova al primo piano, alla fine del vicolo di via di Dietro.
Escluso il suicidio in modo schiacciante per gli indizi trovati, l’assenza dell’arma e per il numero di proiettili esplosi, tutte le piste investigative al momento rimangono aperte. Anche l’ora della morte è difficile da stabilire senza un riscontro autoptico. I vicini hanno riferito agli inquirenti di avere sentito delle esplosioni – che sul momento non hanno ricondotto però a colpi di arma da fuoco – nella serata di venerdì (9 novembre) tra le 18,30 e le 20. Questo elemento porterebbe le lancette dell’orologio della morte a 24 ore prima dell’avvio della indagini, rendendo le cose particolarmente difficili per gli investigatori dell’arma dei carabinieri. Comunque, per il momento, si può affermare con certezza che chi è arrivato all’interno della casa di Marchesano era già armato. Nelle vicinanze, nonostante i carabinieri abbiano setacciate palmo palmo con le torce tutti gli anfratti, non avrebbero trovato armi o altri elementi utili.
Pochi infatti gli indizi raccolti nell’appartamento: i carabinieri a notte fonda sono andati via con poco più di due sacchetti di materiale e poi hanno posto sotto sequestro l’automobile, una Ford nera satinata che il 27enne prima di morire aveva parcheggiato davanti alla propria abitazione. Per sicurezza hanno fatto portare via dal carrattrezzi anche il furgone dell’azienda per cui lavorava che aveva in uso. Sia l’auto che il furgone ovviamente saranno passati al setaccio in cerca di tracce o impronte. Essendo, questo, un mezzo aziendale però e quindi potenzialmente in uso anche ad altri, gli investigatori potrebbero aver bisogno di ulteriori riscontri.
Marchesano sarebbe stato attinto dai proiettili mentre era sul divano, forse proprio da una posizione vicina alla porta dell’appartamento al primo piano. Questo almeno è quanto è emerso apparentemente in attesa di approfondimenti tecnici agli inquirenti quando sono arrivati nella piccola casa di Casteldelbosco. Anche la traiettoria dei colpi esplosi, quindi, sarà utile a capire se la vittima stava chiacchierando con il suo carnefice o se è stato colto di sorpresa o se, ancora, era in piedi ed è finito sul divano in seguito alla scarica.

Il corpo di Marchesano sarebbe stato rinvenuto nella tardo pomeriggio di sabato da un amico che vive nella zona. Il giovane cercava il 27enne al cellulare da almeno 24 ore senza avere risposta, allora nella serata di sabato si sarebbe recato a casa dell’amico trovandolo privo di vita. Il giovane avrebbe visto la porta chiusa ma non bloccata e sarebbe entrato scoprendo il cadavere, quindi chi ha ucciso dopo aver sparato si sarebbe rapidamente dileguato senza dare nell’occhio tanto che tra i vicini nessuno avrebbe visto niente: l’unico elemento riferito infatti sono le esplosioni dei proiettili avvertite la sera prima, ma a cui nessuno ha dato peso pensando che si trattasse di petardi o comunque rumori non preoccupanti.
Nella nottata i carabinieri hanno già ascoltato gli amici a cominciare dal giovane che ha rinvenuto il cadavere. Dalle varie testimonianze sarebbe emerso che Marchesano era un tipo riservato e che forse aveva avuto qualche screzio per questioni di soldi con una persona, ma non tali da giustificare un omicidio. Gli investigatori poi hanno ascoltato anche i parenti del giovane, che verso le 2 del mattino sono arrivati sul luogo del delitto.
Un delitto quindi che se da un lato non sembra avere il colore e la dinamica tipici di un omicidio passionale, dall’altro lascia aperte tutte le strade: dall’esecuzione premeditata (improbabile per dinamca) all’omicidio causato da uno scatto di rabbia anche se tutti quei colpi esplosi dalla pistola farebbero propendere proprio per quest’ultima ipotesi, mentre se dovesse risultare vero che l’assassino si è portato la pistola dietro si rafforzerebbe l’ipotesi della premeditazione.
Gli inquirenti comunque mantengono il più stretto silenzio, cercando di venire a capo di questa vicenda che al momento si prospetta come un’indagine difficile.
Giuseppe Marchesano nella vita lavorava come meccanico di muletti in un’azienda della zona. I vicini, a cominciare dal dirimpettaio, lo descrivono come un ragazzo riservato con la passione per le moto e la play station, che lavorava dalla mattina alla sera anche per pagare la piccola casa, silenzioso, che non aveva mai creato problemi con nessuno nei due anni che ha trascorso in via di Dietro.

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