Mire francesi su Lineapelle, appello ai toscani: ‘Salvatela’

“Sarebbe l’occasione per le decine e decine di conciatori toscani e le migliaia di lavoratori di riprendersi la manifestazione, a prescindere dalla locazione milanese o fiorentina. Le attenzioni istituzionali diverrebbero allora garantite e permanenti. Con un ente come Pitti o la stessa Regione con il governatore Rossi a fare da capofila”. Una Lineapelle che odori di Toscana quella che propone Salvatore Mercogliano, ex amministratore delegato di Lineapelle ed ex direttore Unic.

Un suggerimento e uno stimolo che parte da due presupposti: la profonda stima per la creatività toscana nel campo di cuoio e pelli e il fatto che “i francesi del lusso hanno negli italiani i migliori fornitori, i loro connazionali della parigina Premiere Vision rastrellano qui gli espositori più attraenti. Il rischio è che in modo sinuoso, qualcuno tra noi complice, si impossessino a breve dell’evento. Magari anche lasciandolo a Milano, ma avendone il controllo”. La riflessione arriva leggendo l’intervista de IlCuoioindiretta.it al presidente del Consorzio Conciatori di Ponte a Egola Michele Matteoli (qui Intervista a Matteoli, il distretto vuol contare di più) che chiede un ruolo più adeguato al Distretto. “In una fase di stanca come quella attuale di Lineapelle – spiega Mercogliano – i francesi avrebbero gioco facile. E sarebbe un gran peccato perché molte maison di moda hanno già creatività e capacità italiane a disposizione”. Essere italiano, invece, dovrebbe essere un valore aggiunto per il made in Italy. Creatività e competenze che, secondo Mercogliano, in Toscana vengono alimentate anche dalla concorrenza.
“Sono tutti imprenditori e se hanno sviluppato una tipologia di prodotto, è chiaro che tengono di più a quel genere o settore e tendono a tutelare, anche in buona fede, le aziende di famiglia. Io sono un manager, per questo ho voluto che Lineapelle fosse internazionale: ho chiamato persino i cinesi, certo a fare prodotti differenti dai nostri, ma con l’idea di fare veramente una cosa grandiosa. Per questo penso a un ente coordinatore, perché possa prevalere l’interesse collettivo, che poi coincide quasi sempre con l’interesse dei singoli. Lineapelle è la fiera internazionale più importante del settore e ha come proprio peso specifico le concerie toscane. Il governatore Rossi ne ipotizzò, anche con me, un ritorno o comunque una presenza a Firenze, che oggi pare meno impossibile”. In una sorta di ritorno alle origini, almeno dal punto di vista creativo. “Il primo nucleo fieristico è nato a Firenze, con una manciata di stilisti. Prima ancora c’era stato Montecatini. Le concerie toscane sono il fulcro di Linaepelle e hanno rivendicato la loro posizione di forza in varie occasioni. Io non mi sono opposto, tanto che appoggiai Anteprima, un modo per sottrarre spazio a chi faceva concorrenza da fuori italia, francesi in testa. Loro sono una nazione compatta e questo è un punto di forza che gli italiani hanno poco tra loro. Noi a volte tendiamo alla sopraffazione, fino anche alle scorrettezze e preferiamo perdere piuttosto che far vincere un concorrente”. Il Distretto di Santa Croce ha dimostrato a volte di saper lavorare insieme e lo scopo, in questo caso, sarebbe davvero nobile.
“Nella mia esperienza di oltre 40 anni, ho capito che nelle mostre collegate alla moda conta più la qualità che la dimensione, per questo Firenze potrebbe anche andare bene: Pitti ne è un esempio. Ma anche Milano va bene: non credo importi tanto il sito quanto il ruolo. Ogni sede ha i suoi aspetti specifici e le sue particolarità, anche se lo so che i toscani hanno sempre avuto voglia di esporre a Firenze. Piuttosto che una Lineapelle ceduta ai francesi, suggerisco una lineapelle fiorentina”. O a guida toscana comunque, con gli imprenditori del settore che lavorano insieme e con un coordinamento super partes. 

Elisa Venturi

 

(qui La passione di fare insieme, i 50 anni del Consorzio)

 

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