A Staffoli ma solo a domicilio, medico lascia l’ambulatorio foto

Per tante famiglie di Staffoli è stata una doccia fredda. Quell’avviso, comparso poche settimane fa sulla porta dell’ambulatorio, ha messo in allarme (e non poco) molti abitanti della frazione, a cominciare ovviamente dai pazienti della dottoressa Silvia Ghisu. Dal 1 gennaio, infatti, Ghisu ha deciso di ‘mollare’ l’ambulatorio di via delle Pinete, dove d’ora in poi sarà presente solo il giovedì mattina, per trasferire quasi interamente la propria attività nell’ambulatorio di Santa Croce.

Da qui le preoccupazioni, in una frazione di circa 2mila abitanti che di colpo si ritrova con un solo medico in paese: la dottoressa Maria Cristina Mariotti. “Fino ad oggi ne avevamo due – spiega una donna di Staffoli – che di fatto si dividevano quasi equamente tutti i pazienti del paese. Adesso ce n’è uso solo, mentre i pazienti della dottoressa Ghisu sono costretti ad andare a Santa Croce per farsi visitare o anche solo per farsi fare una ricetta. È vero che a Staffoli abbiamo una farmacia che da questo punto di vista ci viene molto incontro, ma il disagio comunque è inevitabile, soprattutto per le persone più anziane che hanno difficoltà a muoversi”. Da qui l’appello alla Asl affinché intervenga: “perché non è possibile – aggiunge la donna – che la scelta personale di un medico metta in difficoltà mezzo paese”. In realtà, come ci spiegano dagli uffici della Asl Toscana Centro, “la scelta della dottoressa è assolutamente legittima. Ogni medico, nell’ambito del territorio comunale convenzionato, ha la facoltà di organizzarsi come meglio crede, ovviamente nell’interesse dei pazienti”.
Tuttavia, nel caso particolare di Santa Croce, ad aggravare la situazione sarebbe anche la fase di ‘assestamento’ che sta investendo i medici di famiglia presenti sul territorio comunale. Una fase aperta dal pensionamento del dottor Giorgio Bosco, il cui sostituto non arriverà prima di marzo, al quale si aggiungerà nel 2018 un’ulteriore fuoriuscita. Il nuovo medico in arrivo, ovviamente, potrà farsi carico anche dei pazienti di Staffoli, fermo restando la libertà dei cittadini, da un lato, di scegliere autonomamente il proprio medico e la libertà del medico stesso, dall’altro, di decidere dove e in quali ambulatori visitare. Ed è proprio su questo punto che nascono le difficoltà, come ci spiega la stessa dottoressa Ghisu chiarendo i motivi della propria scelta.
“Sembra brutto da dire – afferma – ma la mia scelta nasce da ragioni economiche. I medici di famiglia devono pagare di tasca propria sia l’affitto degli ambulatori sia il personale necessario, ricevendo un rimborso dall’Asl che tuttavia copre solo un terzo delle spese. Di fatto non riuscivo più a sostenere i costi per 2 affitti e 3 dipendenti”. L’ambulatorio di via Pinete, infatti, pur essendo di proprietà del Comune, è concesso in gestione alla Pubblica Assistenza che, a sua volta, ospita al proprio interno i medici di famiglia in cambio di un contributo: “La Pubblica Assistenza ha fatto il possibile per venirmi incontro – dice Ghisu – ma anche loro giustamente hanno le loro spese. Alla fine sono stata costretta a dare priorità all’ambulatorio di Santa Croce, pur essendo innamorata di Staffoli e dei suoi abitanti”.
“Detto questo – prosegue la dottoressa – io resto sempre a disposizione dei pazienti: le visite a domicilio restano ovviamente garantite. Per le persone che hanno difficoltà a muoversi c’è l’assistenza programma a domicilio. Chi non ce l’avesse basta che mi chiami: il mio cellulare è sempre acceso, anche nei giorni festivi. Per il futuro, quando arriverà il nuovo medico, sarò a disposizione per un’eventuale collaborazione, anche se non è prevista la possibilità di ‘travaso’ di pazienti da un medico all’altro: ognuno è libero di scegliere il medico che vuole”.
È evidente, tuttavia, che anche i futuri medici saranno comunque costretti a dividersi fra Santa Croce e Staffoli. E nella scelta, tenderanno giocoforza a privilegiare il capoluogo. “Una soluzione – risponde Ghisu – sarebbe quella di riconoscere Staffoli come zona disagiata. In quel caso è possibile prevedere della convenzioni che obblighino i medici a tenere l’ambulatorio in un determinato posto”.

 

Giacomo Pelfer

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