Icla, dopo 8 anni la delocalizzazione non c’è

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La delocalizzazione dell’ICLA, in quanto area a rischio incidente rilevante, era tra gli obiettivi di sicurezza ambientale nel Piano Strutturale del 2006 che indicava il Comune come soggetto promotore dell’iniziativa. A distanza di otto anni non solo non si è provveduto a delocalizzare lo stabilimento produttore di poliuretani espansi, ma dopo la chiusura nel 2012, è stata confermata la riapertura con nuovo gestore nel maggio 2013. Al netto delle rassicurazioni arrivate a più rirprese dall’Amministrazione, però, è bene che tutti i cittadini sappiano che, secondo i criteri stabiliti nella Legge Seveso, lo stabilimento ha mantenuto in tutto e per tutto le pericolosità della precedente gestione, pericolosità derivanti dalla detenzione di 92 tonnellate di toluene diisocianato, sostanza classificata molto tossica e il cui quantitativo minimo di stoccaggio idoneo a far classificare l’azienda a “rischio incidente rilevante” è di appena 10 tonnellate. Com’è possibile che una amministrazione comunale, ben consapevole dei rischi inerenti la salute e la sicurezza dei cittadini a causa della presenza di uno stabilimento a “rischio incidente rilevante” vicino alle loro abitazioni, non solo non si sia adoperata per contrastarne la riapertura, ma, addirittura, abbia omesso d’informare tempestivamente la popolazione del rischio incombente?

Infatti, secondo il Piano di Emergenza Esterno approvato dal Prefetto Tagliente il 4 febbraio 2014, alla cui stesura (paradossalmente) ha collaborato proprio il Comune di San Miniato, in caso di emergenza si distinguono due diverse fasce di pericolo in relazione alla distanza dallo stabilimento. Per la prima fascia, definita “di sicuro impatto” e individuata entro i 75 metri di distanza, dove vivono 53 famiglie per un totale di 187 pontaegolesi, viene imposto l’immediato allontanamento, mentre, per la seconda fascia definita “di danno”, fissata fino alla distanza di 325 metri, dove vivono 553 pontaegolesi, si prevede che i cittadini non lascino le abitazioni o gli ambienti chiusi per non essere investiti da concentrazioni significative di sostanze dannose. Visto che sia nel Piano d’Emergenza che nella stessa Legge Seveso viene imposto l’obbligo, all’Amministrazione Comunale, d’informare la popolazione riguardo tutte le misure di cui sopra, abbiamo presentato una mozione che impegna Sindaco e Giunta, oltre che – naturalmente – a delocalizzare quanto prima lo stabilimento in area non urbanizzata e, comunque, in zona di provata compatibilità territoriale oltre che ambientale; ad effettuare urgentemente una corretta campagna informativa finalizzata a far conoscere ai cittadini il rischio cui sono esposti (è loro sacrosanto diritto); a far riconoscere loro i diversi segnali d’allarme in modo da saper attivare i comportamenti necessari durante l’emergenza. Sempre con la stessa mozione impegniamo l’Amministrazione a pianificare simulazioni d’allarme ed esercitazioni al fine di facilitare la memorizzazione delle misure d’emergenza.

Considerato che sarebbe stato competenza del Comune informare la popolazione sulle misure di sicurezza e sul comportamento da seguire di cui sopra, ravvediamo nella condotta dell’Amministrazione una possibile violazione delle regole cautelari ben definite dalle vigenti disposizione di legge.

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