Tori, la stalla chiude. Ipotesi buona uscita ai lavoratori

Il consorzio ha ribadito la linea, confermando ancora una volta che il centro tori a La Serra è destinato a chiudere. La partita, quindi, si gioca tutta sul futuro dei sei dipendenti rimasti nella sede di San Miniato, per i quali l’azienda sembra aver lasciato poche possibilità di ricollocamento nelle sedi del nord, limitandosi ad avanzare alcune proposte economiche per garantire quanto meno una sorta di “buona uscita”.

È questo l’esito dell’incontro che si è svolto stamattina, a La Serra, con i rappresentanti del consorzio Inseme, in base alla linea dettata dal Consiglio di amministrazione riunito nella mattinata di lunedì. “Ci hanno avanzato delle proposte che dobbiamo valutare – spiega Federico Mambrini della Uila-Uil -. È stato fissato un nuovo incontro per il prossimo martedì: in quell’occasione dovremo comunicare cosa abbiamo deciso”.
I margini di manovra, insomma, sembrano essersi chiusi completamente, senza alcuna possibilità di apertura da parte del consorzio, deciso a fare a meno della struttura di San Miniato alla luce di una riorganizzazione nazionale del gruppo, dettata soprattutto dalla crisi del settore (in particolare quello del latte) che punta a concentrare nelle regioni del nord le principali sedi produttive. Solo pochi anni fa, del resto, il Consorzio incremento tori (Ciz) de La Serra contava oltre 30 dipendenti; oggi ne restano soltanto 6.
La preoccupazione è legata in primo luogo ai 4 operai agricoli, che in questi anni hanno sempre vissuto nelle abitazioni messe a disposizione del consorzio e che adesso, di colpo, rischiano di ritrovarsi probabilmente senza stipendio, senza ammortizzatori sociali (non previsti dai contratti del settore agricolo) e addirittura senza casa. Insieme a loro, poi, ci sono 2 dipendenti amministrativi. Per tutti quanti, la richiesta avanzata all’azienda da parte del sindacato era stata quella di ricollocarli nelle stalle operanti nelle altre regioni, ma la Inseme sembra non volerne sapere. “Ci hanno fatto solo delle proposte economiche – riprende Mambrini -. Valuteremo ogni singola situazione con i lavoratori per decidere cosa fare. Nel frattempo l’azienda non farà forzature: per adesso i tori resteranno al loro posto”.

 

Giacomo Pelfer

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