Profughi, respinte 15 richieste di asilo dal ministero

Sono 121 i profughi ospitati ad oggi nel Valdarno inferiore arrivati fino al 2015. Di questi per circa 15 il ministero dell’intero ha respinto la richiesta di asilo e adesso sono in corso le pratiche per il ricorso, che però potrebbe anche essere respinto.

Una questione spinosa che è stata dibattuta durante la serata organizzata venerdì sera, 19 gennaio, dal Pd di San Miniato alla sala del Bastione, coordinata dall’assessore alle politiche sociali David Spalletti alla presenza dell’assessore regionale all’immigrazione Vittorio Bugli, dei rappresentanti delle associazioni coinvolte nell’accoglienza e degli esponenti del Pd locale. Sempre dai dati forniti nel corso della serata, in parte scritti, in parte detti in modo orale dai relatori – c’è da precisare che questi dati sono soggetti a variazione perché nel frattempo gli iter burocratici vanno avanti, rendendo difficile avere un’immagine istantanea precisa – è emerso che 40 profughi sono in attesa di una risposta dal ministero dopo aver avviato la pratiche per la richiesta di asilo, 20 di loro sono già stati chiamati dal ministero per esaminare le richieste, mentre ad 8 sono state accordate le misure di protezione sussidiaria a vario titolo. Una situazione complessa per queste persone che si trovano spesso in un ‘limbo’ in attesa di sapere cosa ne sarà della propria esistenza. Vengono principalmente dalle aree di crisi internazionale dell’Africa, portando con sé un bagaglio di speranza per guardare ad un futuro migliore. Quali sono le motivazioni che li spingono a fuggire, cosa fanno una volta arrivati nel nostro territorio e quale sarà il loro futuro sono solo alcuni dei temi affrontati durante l’incontro.
Il punto più intricato è rappresentato proprio da quelle circa 15 domande di asilo che sono state respinte in prima istanza e che potrebbero far precipitare da un momento all’altro la condizione di queste persone, dalla dimensione di profugo che ha espletato le pratiche per la richiesta di asilo a quella di irregolare sul suolo nazionale da cui potrebbe poi seguire come iter ordinario il rimpatrio. In merito alla condizione di queste circa 15 persone è stata dedicata nel corso della riunione una riflessione da parte dei relatori e degli esponenti del Pd presenti, evidenziando come i tempi della burocrazia rappresentino un ulteriore ostacolo in quanto nel frattempo, per la legge, non possono fare molto e quindi il processo di integrazione che passa dal collocamento lavorativo a tutti gli altri aspetti rimane sospeso.

I numeri degli stranieri dichiarati profughi, le associazioni coinvolte e la loro dislocazione sul territorio
I 121 migranti accolti nel Valdarno inferiore si collocano nel comprensorio del Cuoio tra i comuni di Santa Croce sull’Arno, che ne ha 37, Castelfranco di Sotto, 26 persone, Montopoli in Valdarno, 36, e San Miniato, 22. Ad occuparsi di loro e del percorso di integrazione che dovranno seguire vi sono quattro soggetti: la società della salute si occupa di 7 migranti a Castelfranco, 8 a Montopoli, 24 a Santa Croce e 6 a San Miniato. Poi c’è la Misericordia di Empoli per 16 migranti nel comune di San Miniato, la cooperativa sociale La Pietra d’Angolo che cura 14 migranti a Castelfranco e 26 a Montopoli e il centro Sprar per 5 migranti alloggiati a Castelfranco, 2 a Montopoli e 13 a Santa Croce. 

Assistenza e attività
“Il modello seguito è quello dell’accoglienza diffusa, ospitando i migranti in diversi appartamenti sparsi nei vari comuni – afferma Michela De Vita, in rappresentanza de La Pietra d’Angolo -. L’obiettivo è quello di accoglierli nella maniera più serena possibile, per incentivare anche la loro integrazione nella società ospitante. Abbiamo ragazzi provenienti soprattutto da Nigeria, Mali e Costa d’Avorio, ma ultimamente non sono mancati, seppure in percentuale minore, anche quelli di altri paesi quali Pakistan ed Eritrea. Abbiamo assistito pure famiglie del Ghana con due donne in gravidanza, i cui piccoli vedono la nascita nel nostro paese”. A loro disposizione vi è l’assistenza di uno psicologo, oltre che di operatori volontari che gli danno consulenza legale e li orientano nel mondo del lavoro. In più, le associazioni di volontariato nell’arco della settimana svolgono corsi di italiano e li occupano in attività socialmente utili. “Non è facile inizialmente approcciarsi a loro e farsi raccontare la storia che hanno alle spalle, a mischiarsi poi ci sono culture profondamente diverse – prosegue De Vita –. Stiamo portando avanti un grande lavoro sul territorio. Rimangono però dei punti critici, primo fra tutti il tempo di attesa delle commissioni”. Si tratta di coloro che tramite la prefettura si rivolgono alla commissione nazionale per il diritto di asilo del Ministero dell’Interno.

Le testimonianze dei migranti
All’incontro hanno partecipato anche alcuni migranti che hanno voluto dire la loro sulla situazione che stanno vivendo. Un ragazzo, ghanese ospitato a San Miniato, ha ribadito come sia importante lavorare sul concetto di integrazione, seppure si senta tranquillamente incluso nella vita cittadina, non trovandovi forme di disprezzo né di razzismo. Un altro giovane pakistano, invece, ha lasciato un toccante messaggio: “Ho 24 anni e nel mio paese studiavo per diventare infermiere – ha detto –. Un giorno i talebani mi hanno detto che dovevo combattere con loro. Io gli ho risposto che non avrei mai ucciso altre persone e, per questo, prima che uccidessero anche me, sono fuggito. Qui in Italia voglio continuare a studiare per diventare infermiere”.

La situazione in Toscana
L’assessore Bugli ha evidenziato quanto molto sia stato fatto a livello regionale, partendo da un progetto che prevede l’assegnazione diffusa dei migranti sul territorio evitando le grandi concentrazioni, per coinvolgerli poi nelle attività proposte dalle associazioni di volontariato locali. “Sono circa 6700 le persone arrivate in Toscana, ospitate in 495 strutture messe a disposizione prevalentemente da amministrazioni comunali, aziende sanitarie e privati. Le ondate migratorie andranno probabilmente ad incrementarsi, ma la nostra regione vede come punti di forza la presenza di tanti volontari e di cooperative serie”. In Toscana sono diversi i comuni che, per motivi logistici o politici o quant’altro, si rifiutano di aprire le porte ai migranti. Al contrario, i comuni totali coinvolti nell’accoglienza sono 192, la maggior parte dei quali fa parte, in ordine di rilevanza, delle province di Firenze, Pisa, Arezzo, Siena e Lucca.

Serena Di Paola

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