Centri antiviolenza riuniti a S.Miniato: 13mila casi foto

“Dati non confortanti, e che quindi ci spingono a lavorare ancora più intensamente”. Questa la considerazione dell’assessore con delega alle pari opportunità Manola Guazzini circa la situazione sul fronte della violenza di genere, al centro di un convegno tenutosi questa mattina, 31 dicembre, presso la Sala del Bastione. Un incontro dal titolo “L’integrazione dei centri e degli sportelli antiviolenza con i servizi pubblici e il territorio” organizzato dalla commissione pari opportunità insieme all’amministrazione comunale, con l’obiettivo di promuovere la rete tra i servizi che si occupano direttamente o indirettamente delle vittime di violenza, al quale hanno partecipato numerose delegazioni dei centri anti-violenza della Regione Toscana, istituzione presente anche nella persona di Rosanna Pugnalini, presidentessa commissione regionale Pari Opportunità.

Una buona occasione per riflettere sul ruolo dei centri e sulle strategie per migliorare il servizio sempre più capillare che offrono alle tante donne in cerca di aiuto, a cominciare dall’esperienza proprio di San Miniato, che dal 2008 ospita l’Associazione Frida, rappresentata al convegno dalla sua presidentessa Elisa Forfori. “Un servizio importantissimo che in questi anni ha dato i suoi frutti, confermando come San Miniato sia luogo di accoglienza e attenzione ad un ruolo, quello della donna, da mettere sempre più al centro” ha dichiarato il sindaco Gabbanini. Ma sono stati inevitabilmente i numeri e le possibili strategie da adottare i veri protagonisti del convegno. “Dati ai quali dobbiamo prestare la massima attenzione – ha dichiarato Manola Guazzini – perché da qualche tempo media e mezzi d’informazione hanno troppo spesso calato il livello d’attenzione su questi  temi, malgrado invece tutto faccia pensare ad una richiesta crescente di servizi di ascolto, aiuto e consulenza per un fenomeno che assume sempre nuove forme. Tutto questo mentre il mutare degli assetti istituzionali ci impone di ripensare ad un modo di fare sistema, costruire una rete. Di qui l’importanza di questi appuntamenti che appunto possono servire a mettere insieme le idee di coloro che tutti i giorni praticamente affrontano questo problema. Un fenomeno sociale complesso, molto più di quanto spesso si tenda a tratteggiare”.

Dati. Ed i numeri, in effetti, ancora delineano una situazione non rosea, fatta eccezione per il fatto che sono in aumento le donne disposte a rivolgersi ai centri, anche nella popolazione straniera. Secondo il Settimo Rapporto sulla Violenza di Genere in Toscana, tra 2006 ed il 2014 il numero di donne vittime di femminicidio sono state 77; morti che hanno avuto come risultato 26 orfani di madre. Di queste le italiane sono la maggioranza (58) rispetto alle straniere (18). Una violenza che quasi sempre avviene per mano di qualcuno che la vittima già conosceva. In tutto questo contesto l’accesso al servizio di aiuto, come dicevamo, aumenta: dal luglio 2009 al giungo 2015 le vittime di violenza che si sono rivolte ai centri sono state 13461, di cui 1581 nella sola provincia di Pisa. Pià giovani in genere le straniere, sempre più alto il livello d’istruzione: le donne straniere vittime di violenza sono per il 28% al di sotto dei 29 anni e al 31% sopra quell’età. Fra le italiane, invece, la fa da padrona la fascia fra i 30 ed i 50 anni (67%). Sul dato complessivo delle vittime sono in aumento donne e ragazze diplomate e laureate, a fronte di un calo dei livelli d’istruzione inferiori. Italiane e straniere si differenziano leggermente anche a fronte della situazione familiare: le sposate che cadono vittima di violenza sono al 41% fra le italiane, al 55% fra le straniere. Differenze che spesso s’incontrano anche nell’analisi delle tipologie di reato: mentre le donne straniere sono spesso vittime di violenza fisica ed economica, la dimesione psicologica, in primis con lo stalking, sono più diffuse fra le italiane. In due terzi dei casi censiti dai centri le donne denunciano più tipologie di violenza. (ndm)

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