Dramma Popolare, per i 70 anni diventa itinerante

Non è più solo luglio, anche se a luglio c’è il cuore dell’attività di tutto l’anno. Il Dramma Popolare di San Miniato sta preparando il 70esimo manifesto dello spettacolo clou, ma il programma, nell’anno dell’importante ricorrenza, è già iniziato e si fa sempre più fitto. Per creare l’attesa sulle rappresentazioni estive, ma anche per indurre quell’abitudine alla cultura, al pensiero e alla coscienza critica che è il vero senso del Teatro dello Spirito. Una cultura Popolare, nel doppio senso di accessibile a tutti ma anche di fatta da tutti. Tanto che “Quest’anno faremo uno spettacolo anche a Cigoli e alla Misericordia di San Miniato Basso”, anticipa il presidente Marzio Gabbanini, lasciando intendere che potrebbero esserci altre mete, magari fuori dal territorio comunale. “Il Dramma popolare sarà sempre di San Miniato – spiega – così come lo spettacolo di luglio resterà a San Miniato. Ma questo non esclude la possibilità di portare spettacoli o appuntamenti anche oltre, per raggiungere tutti e per far sentire tutti parte integrante del Dramma”. E con questo passo in qualche modo prende ulteriormente forma l’idea che proprio il presidente Marzio Gabbanini ha del Dramma Popolare, un’idea rinnovata e originale, dove l’identità culturale di sinistra si confronta con la sua cultura professionale, che dalla scienza prende il razionalismo e il coraggio di non tacere le tematiche più impegnative e affrontarle con spirito critico, pur rimanendo nel solco di una coscienza critica cristiana, non necessariamente cattolica.

La storia della città e quella del Teatro sono legate: San Miniato e Dramma stanno crescendo insieme.
“Quando questa meravigliosa esperienza è nata, lo ha fatto sulle macerie della Guerra. Dopo tanto brutto, c’era bisogno di bello. Il teatro veniva fatto nelle piazze, nelle fabbriche, dove la gente stava: il teatro veniva portato là dove era la gente. Ecco, con la mia presidenza (recentemente rinnovata, ndr), stiamo cercando di tornare a questo, alle radici, a un teatro davvero popolare, capace di raggiungere tutti. Non che non lo sia, ma potrebbe esserlo ancora di più”.
Che sia anche di qualità, però.
“Popolare per noi significa accessibile a tutti e anche possibile grazie all’aiuto di tutti. Ma non significa di bassa qualità. Significa offrire qualità a tutti e il più spesso possibile. Anche per questo abbiamo inventato I Venerdì del Dramma, incontri con personaggi importanti del mondo dello spettacolo e della cultura, alle volte persone che sono passate da San Miniato incrociando l’esperienza del Dramma. Mi preme sottolinearlo: tutto questo lavoro è possibile grazie all’impegno del consiglio di amministrazione, del corpo sociale e di un gruppo di persone che fanno di tutto, in modo disinteressato, perché tengono al Dramma e a San Miniato. Oltre, ovviamente, all’appoggio del Comune, della Diocesi (il nuovo vescovo si è da subito dimostrato molto disponibile e curioso) e della Fondazione Carismi, oltre a tutti gli altri sponsor, TecnoAmbiente in testa. Di recente, sono orgoglioso di ricordarlo, il Dramma ha ricevuto il Gonfalone d’Argento della Regione: un riconoscimento importante, che è una delle attestazioni di stima che riceviamo da oltre San Miniato. A San Miniato, la gratificazione più grande è vedere tanta gente che esce di casa per venire agli incontri che organizziamo invece di guardare la televisione: questo ci spinge ad andare avanti, ci rassicura, ci dà speranza”.
A giorni sarà svelato lo spettacolo numero 70. Cosa ci anticipa?
“Poco, perché mi piace mantenere il clima d’attesa che questo evento crea. Quello che posso dire, è che il tema è molto attuale. Anticipo una parola: coinvolgimento. E che, oltre allo spettacolo centrale, ci saranno altre sei rappresentazioni”.
Come si sceglie uno spettacolo? Uno che sia di ispirazione cristiana ma che inviti a riflettere, a un atteggiamento critico, senza sfociare nel nichilismo esistenzialista?
“Il problema più grosso è sempre stare in equilibrio. Tra Spirito e Fede. Sempre con testi inediti. E’ sempre più difficile trovarne di rispondenti al messaggio che vogliamo dare. In effetti, quello che va in scena è uno spettacolo, ma per tutto l’anno, io, il direttore artistico, il consulente culturale e la commissione artistica ne leggiamo diversi. Finis Terrae, per esempio, due anni fa, lo abbiamo commissionato. Ma anche questa soluzione è un’impresa e ha un costo elevato. L’obiettivo è invitare a riflettere in un’ottica cristiana e non per questo bigotta, è giusto affrontare temi importanti e diffcili, che toccano l’uomo nella sua interiorità e nella sua quotidianità: è un lavoro impegnativo ma credo possibile”.
Il sogno nel cassetto?
“Far circolare lo spettacolo. Speriamo di riuscirci già da quest’anno: il tema è adatto. Non siamo teatro di rappresentazione, ma di produzione. E se questo ci rende un unicum nel panorama teatrale di oggi, tutto ciò comporta un impegno di spesa notevole. Certo, per mettere in scena qualcosa che è nostro, ma che ci piacerebbe anche vedere e far vedere in giro”.
Arte nell’arte: i manifesti del Dramma sono 69 incisioni, dei capolavori, pezzi di storia con una linea grafica costante e uno stile unico ai quali sta per aggiungersi il 70esimo.
“Con un impegno importante, abbiamo restaurato i manifesti di tutti gli spettacoli. Una collezione unica di opere d’arte, che sono sintesi in bianco e nero, (alle volte rosso) degli spettacoli. E che sono diventati una mostra, memoria di questa lunga e bella storia”.
Qual è il primo ricordo che ha del Dramma?
“Non riuscivo mai a venire alla Prima. Lo avrei voluto, venivo a vedere lo spettacolo poi, ma mai alla Prima perché la mia famiglia non era tra gli invitati. Ecco, a me dispiaceva molto e pensavo che fosse un’opportunità da dare a chiunque fosse interessato. Ma non è un ricordo negativo, ora, perché mi è servito ad accogliere con più grande gioia la nomina a presidente. Quando la Fondazione me lo ha comunicato, non ci potevo credere. E avevo ben chiara la strada da percorrere: un Dramma che fosse davvero Popolare nel senso di accessibile a tutti coloro che sono interessati. Sono convinto che quando si fa una cosa, davanti bisogna avere ben chiaro dove si vuole arrivare. Devi tracciare la strada, ma devi anche sapere con chi percorrerla, perché da soli non si va lontano. Il Dramma è una grande squadra, che vuole andare verso la gente, portando sempre qualità e una cultura pensata senza snaturarsi”.
Quanto c’è, almeno nello spirito del teatro della origini del teatro italiano, della sacra rappresentazione di Francesco di Assisi e Iacopone da Todi, in tutto questo lavoro estremamente impegnativo, ma anche di grande significato e pensiero?
“C’è molto di San Francesco e dello spirito del teatro della origini, ma credo che ci sia ancora di più del messaggio evangelico di papa Francesco. Andare verso tutti, verso le periferie, sia in senso figurato e spirituale affrontando temi alle volte anche scomodi e impegnativi, ma che riguardano tutti, senza il timore di confrontarsi. Ma credo che sia molto in linea con lo spirito di papa Francesco anche questa idea di provare a portare il teatro in nuove location, verso le persone”. 

 

Elisa Venturi e Gabriele Mori

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