Valdegola allagata, i cacciatori chiedono una commissione

Parlano di “disastro annunciato” i cacciatori diSan Miniato. Al centro della questione ci sono gli allagamenti che hanno interessato la Valdegola dopo l’acquazzione del 24 aprile scorso. Una situazione aggravata, secondo Fdercaccia e Arcicaccia dalla mancuta manutenzione dei corsi d’acqua da parte del Concorzio di bonifica e alla sottovalutazioni degli allarmi lanciati dagli stessi cacciatori, con riferimento in particolare al problema delle nutrie che potrebbe essere la cuasa dei cedimenti che hanno interessato gli argini di due casse d’espansione. Di seguito, in corsivo, la lettera che Federcaccia e Arcicaccia hanno inviato oggi al sindaco di San Miniato e al Consorzio di bonifica Basso Valdarno.

Abbiamo sempre sostenuto che la gestione del territorio e della sua difesa, sia una prerogativa indispensabile che non riguarda solo il mondo venatorio. Le Associazioni Venatorie si sono sempre distinte nella salvaguardia del territorio condividendo con le associazioni degli agricoltori soprattutto l’aspetto della gestione, anche nell’interesse collettivo, come di recente concordato con la Coldiretti ed il suo Presidente Fabrizio Filippi. È impensabile e tanto meno accettabile, cercare di minimizzare gli eventi accaduti sul territorio del comune di San Miniato, nel fine settimana del 25 aprile, e ci stringiamo in solidarietà agli agricoltori, che hanno subito danni irreversibili per i raccolti primaverili-estivi, e di cui non avranno – purtroppo – giustizia e tanto meno rimborsi.
Palesi lacune sono emerse nella gestione organizzativa, che non ha saputo “regimare eventi” oggetto di numerosi anni di studi, sopralluoghi e progetti, con risultati scadenti, non proporzionali ai costi sostenuti. Eventi che in fondo di straordinario hanno ben poco, ma rispecchiano la stagionalità di un clima disomogeneo, con concentrazioni di pioggia in brevi periodi a differenza del passato, ma con quantità di pioggia, statistiche alla mano, in linea con gli anni passati.
Inizierà, ora, il cosiddetto scarica barile, imputando colpe a destra e a manca. Passata l’ondata, tutto tornerà come prima, ma chi paga per questi errori strategici e di programmazione. Il territorio, il cittadino, gli agricoltori e noi cacciatori, vogliamo sapere. Gravi colpe ricadono sulle spalle del Consorzio Bonifica, che “assorbe” centinaia di migliaia di euro sbandierando interventi risolutivi per la “sicurezza”. Di risolutivo, invece c’è soltanto lo scempio ambientale che il Consorzio sta perpetrando da tempo sui torrenti ed i fossi del nostro territorio. Le Associazioni Venatorie di San Miniato, in più occasioni, hanno rimarcato l’inefficacia degli interventi e gli elevati costi della gestione, criticando la distruzione di ambienti umidi e con essi la definitiva scomparsa della biodiversità. Con la eradicazione incontrollata di tutta la vegetazione ed in particolare di quella arbustiva di grossa taglia, considerata – a loro modo di vedere – ostativa allo scorrere fluido delle acque, si è da un lato indebolito le sponde e dall’altro si è aumentato la velocità del corso d’acqua. Le conseguenze sono davanti agli occhi di tutti: erosioni, frane, allagamenti e rotture degli argini sono il contrappasso di cui vive il Consorzio, che trova alimento nei continui gettiti tributari a carico del cittadino e destinati poi alle continue manutenzioni.
Ci chiediamo e vi chiediamo, perché non ritornare ai saggi modi di operare del “passato”. La manutenzione delle sponde, deve avvenire eliminando i traumatici interventi meccanici, ed il loro consolidamento, attraverso la piantumazione di arbusti a “retta delle scarpate” congiuntamente alla realizzazione di pescaie, tanto utili per la causa, per essere rallentatori naturali della velocità delle acque, oltre che utili quali zone di abbeveraggio per la selvaggina, tutta. La nostra considerazione potrebbe essere di parte per interessi venatori se non fosse confermata dalle “violenze” perpetrate anche sul corso d’acqua all’interno della zona di ripopolamento e cattura, area sottratta all’attività venatoria.
Ribadiamo che queste argomentazioni sono state fatte presenti al Presidente del Consorzio, in occasione dell’adesione delle Associazioni Venatorie, al cosiddetto “Contratto di Fiume Egola” a tutela del torrente Egola, ma ora da rivedere. Ma forse lo “staff” dirigenziale aveva pianificato un percorso per avere visibilità. Con arte ha costruito una “vetrina” per ottenere il riconoscimento “Virtuale” in occasione di Expo Milano, tralasciando gli “allert” lanciati dalle Associazioni Venatorie a monito di questo ennesimo disastro.
Cedimenti, che come al solito le Associazioni Venatorie avevano predetto e di cui ne è complice una specie Aliena, presente lungo i corsi d’acqua: la nutria. Soggetto ben noto al Presidente ed inserito nel primo numero della rivista on line sul sito del consorzio ad opera della Federcaccia di San Miniato. Su questa specie Aliena, era stato allertato anche l’assessore alle politiche venatorie Giacomo Gozzini del comune di San Miniato, affinché si facesse carico di un problema, che nel breve periodo avrebbe causato grossi problemi.
Le associazioni venatorie, membri del “Tavolo rurale” creato per la gestione del territorio del comune di San Miniato, avevano già sollevato il problema. Forse considerato non strategico. Superficialità o negligenza? Lo chiediamo al sindaco, al presidente del Consorzio e soprattutto all’assessore alle politiche venatorie Gozzini, ammonito in varie occasioni sui problemi oggettivi creati dalla nutria e per i quali abbiamo speso molto tempo nel cercare di spiegargli che tipo di animale fosse e le sue peculiarità, ma forse non siamo stati in grado di assolvere al compito di “insegnanti”, visti i risultati. Chiediamo ora di allestire con urgenza “una commissione” congiuntamente agli agricoltori, per capire le cause ed individuare i responsabili. Questo nel rispetto di coloro che traggono reddito e nel rispetto di coloro che trovano giovamento nella fruizione del territorio. Chiediamo conto delle nefaste strategie, a nome anche dell’ambiente e della fauna selvatica che trova ingiusta e atroce morte nel momento della nidificazione, affogando nelle putride acque esondate a causa di una gestione “superficiale” per la quale ribadiamo “giustizia”. Dobbiamo smettere di considerare “peccati veniali” catastrofi del genere, generati con la consapevolezza che tanto nessuno paga. Chi occupa determinati ruoli deve assumersi le sue responsabilità, avere la professionalità per ottenerla e con umiltà mantenerla. Restiamo in attesa.

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