Aggressione con letame a S.Miniato, Rossi:’Penso di denunciare’

“Ieri pensavo di non denunciare questo signore, perché sono una persona che non porta rancore, ma oggi credo che invece lo farò perché episodi del genere non si ripetano.

La posizione di Rossi
Mi consulterò ancora, ma credo che, per rispetto delle istituzioni e della giustizia è bene che quando siamo di fronte a un reato ci sia una reazione da parte di chi ha subito” queste la parole del presidente Enrico Rossi nella prima conferenza stampa ufficiale convocata a palazzo paciatichi a Firenze dopo i fatti di San Miniato dove è stato aggerdito e raggiunto da un secchio pieno di letame alla festa dell’Unità dove si trovava per presentare il suo libro.
Il presidente inotlre non si è fatto mancare un battuta di spirito: “Notoriamente il letame porta fortuna: sarà un anno molto fortunato per me e il mio libro Rivoluzione Socialista”.
Poi aggiunge parlando di Cialdini: “Il signore in questione è stato ricevuto più volte. Le istituzioni toscane non sono certo refrattarie all’incontrare i cittadini. Non è possibile – ha continuato Rossi che un signore che chiede una cosa che non possiamo dargli, pensi di esprimere così la sua protesta. E’ un comportamento esecrabile e condannabile. E’ bene reagire, ieri ho provato a farlo, e andare avanti con il dibattito”. A San Miniato ritornerò a settembre perché questo
episodio non ferma la mia azione”.
Inoltre il presidente ha aggiunto: “Bisogna fare tutti uno sforzo per riportare comportamenti e linguaggi della in un alveo che non sia quello della violenza”.

Le indagini tardive dei carabinieri dopo l’aggressione
Un gesto incredibile che ha colto tutti di sorpresa. Nessuno si sarebbe aspettato un gesto simile ma soprattutto che in quel termos vi fossero litri di liquami. Ora a mente fredda gli interrogativi sono tanti, a questi in parte dovrà rispondere la politica in parte la giustizia, visto che il presidente Rossi sembra intenzionato ad andare avanti nella su azione giudiziaria. Al momento dei fatti, nonostante la presenza di un’autorità non c’era neppure un carabiniere, tutti i militari sono arrivati ad aggressione consumata. Un aspetto su cui lo stesso Rossi proprio mentre lasciava San Miniato ha sottolineato ad un appuntato che era stato messo a scortarlo all’intero della Festa dell’Unità dal capitano della compagnia, arrivato anche ad evento concluso. “E’ inutile che mi stiate dietro adesso – ha detto Rossi rivolgendosi al graduato che lo seguiva da vicini – sarebbe stato meglio che ci foste stati prima, ormai non credo che accada più niente”. Una reazione forsse dettata anche dallo spavento che ha contagiato anche la signora Rossi lei stessa prima aveva esortatao i carabinieri a stare più attenti dicendo agli ufficiali presenti “Ma se quest’uomo invece di un secchio di letame avesse avuto una bomba allora che succedeva?”
Molti infatti gli interrogativi che rimangono aperti, perché non c’era nessuno delle forze dell’ordine nonostante la presenza del presidente della regione? E ancora come ha fatto Cialdini ad introdurre il contenitore pieno di liquami? Forse all’occhio più esperto di un carabinieri la cosa non sarebbe potuto evitare l’aggressione al presidente della regione.
I carabinieri comunque dopo essere arrivati hanno avviato le indagini, nonostante l’intervento forse non sia stato tempestivo, visto che Caldini ha avuto il tempo di scatenare un colluttazione se pur breve con il presidente Rossi gettandolo anche a terra e di rimanere per qualche minuto alla festa dell’Unità dopo i fatti, lo hanno rintracciato nella sua abitazione a notte fonda. I carabinieri hanno perquisito la casa dell’allevatore e lo hanno accompagnato in caserma per interrogarlo e verbalizzare l’accaduto. Ora Rossi ha annunciato la sua volontà di procedere con una querela di parte probabilmente per lesioni e altri reati minori contro la persona, e questo per Cialdini potrebbe significare dover sostenere un processo.

Da dove nasce l’aggressione
Al centro di tutto sembra esserci la storia di un’avventura imprenditoriale che non va come sperato. Una sorta di scommessa, quella della macellazione islamica, che si sarebbe scontrata con i permessi e con le normative in materia, scatenando la rabbia di chi, evidentemente, si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso da parte delle istituzioni e del partito. Lo stesso partito, il Pd, al quale Giovanni Cialdini, iscritto fino a pochi anni fa, aveva ripetutamente aperto le porte della propria azienda agricola, ospitando al suo interno pranzi ed iniziative elettorali, anche con la partecipazione più volte di numerosi “big” della politica nazionale, immortalati nelle immagini che Cialdini conserva con orgoglio all’interno dell’azienda Romilda fra La Serra e Corazzano. Nel 2014, per il secondo mandato del sindaco Gabbanini, Cialdini aveva ospitato un’iniziativa con tutti i candidati, così come avvenuto anche per la prima campagna elettorale del 2009, quando alla Romilda arrivò anche Piero Fassino. 
Un uomo da sempre convintamente vicino alla sinistra, quindi, alle prese negli ultimi anni con le tante difficoltà economiche che accomunano agricoltori e allevatori della zona dopo che magari hanno investito una vita di duro lavoro e fatica e soldi nella propria struttura, proprio come nel caso del Cialdini. Tanti problemi irrisolti per i quali gli imprenditori della terra lamentano da sempre scarsa considerazione da parte della politica. Recentemente, Cialdini aveva anche subito l’attacco al proprio gregge da parte di un branco di lupi: dieci pecore sbranate lo scorso aprile, a seguito però di una serie di altri episodi che negli ultimi anni sarebbero divenuti sempre più frequenti.
Alla fine, però, è stata soprattutto la questione della macellazione islamica a scatenare il gesto nei confronti del governatore Enrico Rossi. Sotto accusa, in particolare, il limite massimo di capi che possono essere macellati nel corso dell’anno, ben al di sotto delle potenzialità e delle necessità della sua azienda. Negli ultimi anni, infatti, l’azienda agricola Romilda si era dotata (prima ed unica in Toscana) di un proprio mattatoio per la cosiddetta macellazione con rito halal, nella quale l’animale viene ucciso per dissanguamento dopo essere stato sgozzato. Il tutto con l’obiettivo di offrire un servizio pensato per la numerosa comunità di religione islamica presente nel comprensorio del Cuoio e nelle zone limitrofe. In base alla normativa, però, l’azienda agricola Romilda, come qualsiasi altro privato, è autorizzata ad effettuare la macellazione di non più di 40 capi nel cas odi macellazione rituale.
Una limitazione che non va giù a Cialdini, che più volte avrebbe sollevato il problema con il sindaco Vittorio Gabbanini e con lo stesso governatore Rossi, lamentando di non essere mai stato ricevuto da quest’ultimo. Il quadro che ne esce, alla fine, è quello di una persona certamente esasperata, anche se niente del genere giustifica un’aggressione come quella avvenuta alla Festa dell’Unità. Un’aggressione che Cialdini ha potuto preparare in tutta tranquillità grazie proprio alla sua familiarità con gli ambienti di partito, senza che nessuno facesse caso al contenitore (apparentemente innocuo) con il quale si è presentato fra le sedie dello spazio dibattiti.

 

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